Dipinti poco noti, disiecta membra di personalità, storie dell’arte, uomini e idee.
Tra le pieghe di alcune collezioni storiche, emergono di tanto in tanto taluni dipinti poco conosciuti, di maestri altrettanto poco noti, spesso fiamminghi o nordici. Non è possibile accertare se il dipinto rappresentante un Ritratto in veste di Maria Maddalena, attribuito al Maestro della Maddalena Mansi, venne commissionato da un personaggio italiano oppure giunse nel nostro paese attraverso i consueti canali commerciali particolarmente attivi nel Cinquecento tra le Fiandre e Parma, Venezia, Genova e Firenze. Potrebbe forse apparire in un inventario dei quadri appartenuti a Olimpia Aldobrandini, redatto nel 1626 [Un quadro in tavola con S.ta Maria
Il Maestro della Maddalena Mansi veniva individuato in via propositiva da Max Friedlander con Willem Muelenbroec, documentato nel 1501 come garzone presso la bottega di Quentin Metsys. Effettivamente lo stile della tavola Torelli, unitamente alle altre opere riunite dalla critica nel catalogo del pittore, esibisce dei marcati connotati accostabili alla produzione artistica del Metsys che la disattenzione dei radi studi successivi hanno trascurato, non rilevando adeguatamente in tal modo la stretta collaborazione e frequentazione della sua bottega ben al di là del 1505, data fissata dalla critica. Filtrano, dall’impianto compositivo dell’opera, le coeve ricerche e sperimentazioni attuate da Quentin pertinenti il recupero delle fonti originarie della pittura fiamminga combinato con l’assimilazione di alcune soluzioni figurative italianizzanti, come si coglie nella tavoletta: una pronunciata tendenza all’ammorbidimento e alla regolarizzazione dei volumi plastici, una modulazione chiaroscurale impostata sulla resa di “lumi” serici e tendenti allo sfumato piuttosto che per gli squillanti “lustri” fiamminghi. Gli influssi del Rinascimento italiano vanno ricercati nella circolazione delle incisioni peninsulari nonché dalla prolungata presenza e mobilità tra i due paesi di artisti quali Juan de Borgona, Juan de Flandes, Josse Liefenixe, Jan Gossaert, Andrea Solario e Ambrosius Benson, i quali veicolano nelle Fiandre le sensazioni ricevute dalle architetture bramantesche e il gusto della penombra e dello sfumato leonardesco. L’impatto si riflette in maggior misura nella ritrattistica del Metsys e della sua bottega: le forme si ampliano, i colori si ammorbidiscono, il senso di realismo si fa più urgente e si accompagna a una particolare attenzione dedicata alla dimensione fisica e spirituale degli effigiati, incarnando gli ideali di una rinnovata società borghese mercantile in ascesa.
D’altronde il complesso sistema di rapporti e contatti tra Willem Muelenbroec e il Metsys non si esaurisce in uno scambio concettuale, ma in reali prestiti stilistici e iconografici. Molteplici componenti della tavoletta rinviano alla Maddalena con il vaso di Anversa, quali il taglio dei piccoli occhi a mandorla affioranti, la tornitura del viso dall’espressione greve e meditata, il medesimo impianto compositivo con la figura che si impone in primo piano su uno sfondo aperto sul cielo e inquadrato da un arco centinato, il disporsi stereometrico e metallico della massa delle pieghe, infine l’atmosfera di intellettuale pacatezza che pervade la scena. Tali elementi inducono a proporre una datazione del dipinto tra il 1512 e il 1515; difatti sono evidenti i caratteri formali tipici del Muelenbroec in questi anni, quali l’aspetto frontale e rigido delle figure, il colorito povero di cromìa e tendente a sfumature tenebrose, la posizione legnosa delle mani, che impugnano il vaso, dalle lunghe dita e dall’accurata forma delle unghia, l’incerta prospettiva del coperchio, le pieghe metalliche e generose dei panneggi. Ancora più probante è il ricorso, nella resa anatomica della figura, alle incisioni di Albrecht Dürer, precisamente i rami circolanti dopo il 1511 raffiguranti la Piccola Passione e l’Adamo ed Eva, del quale riprende l’impercettibile movimento dei fianchi.
Dal punto di vista iconografico il soggetto della Maddalena appartiene al repertorio della ritrattistica anversese al sorgere del XVI secolo. Identificare il gran numero di dipinti di questo soggetto usciti dalle botteghe di Anversa, nella prima metà del ‘500, con specifici ritratti non risulta difficoltoso e basterebbe, a fugare ogni dubbio, lo studio della tipologia dei volti di ogni singola opera, riconducibili a fisionomie individuali. La diffusione nei paesi nordici di questa serie di immagini era favorita dal culto di Maria Maddalena, intesa come sintesi delle tre Marie, e affondava le sue radici