La mappa mondiale della pace

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Global Peace Index: i conflitti sul Pianeta sarebbero in diminuzione, ma i numeri a volte non dicono tutto

Il mondo sembrerebbe un posto più pacifico. Negli ultimi anni si è ridotto il numero dei conflitti nel pianeta, il quale appare un posto un po’ piu felice rispetto a qualche decennio fa. Per dirla meglio, la violenza nel mondo si concentrerebbe in meno aree negli ultimi anni, anche se la sua intensità in queste non pare affatto diminuita.



LA CLASSIFICA – Ad ogni modo l’Economist dà spazio “all’odore di felicità nell’aria”, riconosciuto dalle persone quando è presente. L’Istituto per l’economia e la pace, l’organizzazione che ha sviluppato il Global Peace Index, un tentativo di classificare le nazioni e le regioni in base a fattori che ne determinino lo stato di pacificità, o meglio l’attitudine di un determinato paese ad essere considerato pacifico, ha diffuso nella giornata odierna l’ultimo grafico il quale elenca i Paesi in temini di omicidi, guerre, importazioni d’armi.

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Ecco la Mappa del Global Peace Index




ITALIA 39ESIMA –
Il Guardian sottolinea a sua volta come il mondo sia diventato più “pacifico”. L’Islanda si è confermato il Paese più pacifico del mondo tra i 158 analizzati secondo 23 diversi parametri, seguito da Danimarca e Nuova Zelanda. La Siria si trova al 147esimo posto, era 117esima lo scoso anno, mentre il Regno Unito oggi è al 29esimo posto. L’Italia? Al 39esimo posto. Dietro al Laos, ma davanti a Bulgaria e Francia. Il Medio Oriente è oggi tra le zone peggiori del mondo, mentre vanno segnalate le cadute di Egitto, Tunisia, Oman e Malawi. Di contro sono cresciuti Sri Lanka, Zimbabwe Bhutan, Guyana e Filippine.

ALL’ULTIMO POSTO LA SOMALIA – Il mondo è tornato a livelli di pace avuti solo nel 2007, ma a cinque anni di distanza il mondo ha assistito a un aumento dei conflitti interni a differenza di una riduzione di guerre tra “vicini”. Tra i dati presi in considerazione anche la spesa militare, i rapporti con i Paesi confinanti e il rispetto dei diritti umani. Il peggiore Paese al mondo è la Somalia, mentre la “worst five”, ovvero la classifica dei cinque paesi peggiori comprende anche Afghanistan, Sudan, Iraq e Congo.


LA PACE VALE TANTO – L’Islanda ha riguadagnato la vetta dopo averla persa nel 2009 e nel 2010 a causa delle proteste interne dovute alla crisi economica. Il Medio Oriente ha poi preso il posto dell’Africa Sub Sahariana come regione più pericolosa della Terra. Lo studio si occupa anche di studiare quali sarebbero le implicazioni economiche della pace. Secondo l’organizzazione se il mondo fosse stato completamente pacifico l’impatto economico conseguente sarebbe stato quello di una crescita economica pari a 9.000.000.000.000.000.000 miliardi di dollari, ovvero una cifra che si ottiene solo con l’unione del Pil di Germania e Giappone.

MENO GUERRE – L’Msnbc analizza a sua volta questi dati puntando sui risultati positivi mostrati dalle regioni africane . Il fondatore dell’organizzazione, Steve Killelea, australiano, ha spiegato che la spesa militare complessiva è ormai diminuita in tutto il mondo soprattutto a causa della crisi economica che ha spinto i vari leader mondiali a cercare la via della diplomazia rafforzando i legami tra i vari stati, con un miglioramento significativo in Africa. “Quando quindici anni fa andai in Uganda stavano combattendo quattro guerre diverse, oggi sono in pace”, ha spiegato Killelea.

LA PACE IN SUDAMERICA – La Siria è precipitata a causa delle violenze interne mentre nel 2011 la “primavera araba” ha reso il mondo meno sicuro a causa della violenza imperante in quegli stati. Zimbabwe e Madagascar stanno lentamente risalendo la china mentre la Somalia resta ancorata in fondo alla classifica. In sudamerica si è assistito ad un avvicinamento tra Venezuela e Colombia mentre in Asia si è assistito a una diminuzione delle spese militari.

IL REBUS EUROPA – In Europa la situazione semba confusa. La Grecia ha perso in un anno quaranta posizioni a causa dei problemi legati al programma di austerità ma i progressi dell’Islanda dopo la crisi del 2008 dimostrano che è possibile ripartire, anche se certamente le due economie non sono paragonabili. Secondo Killelea i pericoli per la sicurezza mondiale vengono dalle crisi interne, economiche e sociali. La diminuzione nell’uso delle armi però dovrebbe consentire al mondo di restare un posto più sicuro.