La marijuana è una pianta dalla molteplici qualità, ora i ricercatori della Tel Aviv University e della Hebrew University of Jerusalem sono giunti alla conclusione che il cannabidiolo, una sostanza ricavata dalla cannabis, abbia la proprietà di velocizzare la guarigione delle ossa rotte, almeno nelle cavie da laboratorio.
Il cannabidiolo (CBD) è un metabolita della Cannabis sativa. Ha effetti sedativi, ipnotici, antiepilettici, antidistonici, antiossidanti e antinfiammatori. Si è rivelato inoltre in grado di ridurre la pressione endooculare ed è un promettente antipsicotico atipico. Inoltre, secondo una ricerca di laboratorio effettuata nel 2007 da un’équipe del California Pacific Medical Center Research Institute, il cannabidiolo potrebbe essere in grado di bloccare il gene Id-1 che provoca la diffusione delle metastasi del cancro al seno, ma anche di altre forme tumorali, conclusione confermata da uno studio successivo dell’Università di Rostock. La ricerca degli scienziati israeliani, pubblicata sul Journal of Bone and Mineral Research, spiega che le ossa si aggiustano più in fretta e anche meglio, perché il CBD aiuta l’osso a mineralizzare. Il CBD potrebbe quindi essere impiegato anche per combattere l’osteoporosi negli anziani.
Secondo quanto riferisce il dottor Yankel Gabet: «Abbiamo scoperto che il solo CBD rende più forti le ossa durante la guarigione, migliorando la maturazione della matrice collagenica, che fornisce la base per la mineralizzazione del tessuto osseo. Dopo il trattamento con il CBD l’osso diventa più duro da rompere in futuro».
La ricerca ha previsto l’iniezione di CBD in un gruppo di topi e di CBD e tetraidrocannabinolo, un esperimento che ha dimostrato come invece questa sostanza non abbia alcun effetto sulla guarigione delle fratture. In uno studio precedente lo stesso team ha scoperto che i ricettori dei cannabinoidi all’interno del corpo umano, stimolavano la formazione delle ossa e rallentavano la loro perdita di massa. L’uso del CBD è risultato inoltre sicuro e tollerato senza problemi dall’organismo, inoltre non implica l’uso delle sostanze psicoattive prodotte dalla cannabis e quindi non inferisce sulla psiche dei pazienti.