La minaccia del terrorismo bianco

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Gli estremisti di destra negli Stati Uniti riescono sempre a cogliere di sorpresa le agenzie antiterrorismo, anche quando ad agire sono personaggi già chiaramente identificati come pericolosi

Frazier Glenn Miller o Frazier Glenn Cross com’era conosciuto in alternativa, corrisponde perfettamente a un identikit di persona pericolosa perfettamente conosciuto, catalogato e in teoria controllato da sempre, il suprematista bianco che ha dichiarato guerra a tutti i diversamente colorati. Un genere al quale negli Stati Uniti è permesso di girare armato fino ai denti in attesa che concretizzi le sue minacce.



UNA MINACCIA NOTA – Nel 2009 un rapporto di nove pagine del Department of Homeland Security indicava l’esistenza di una minaccia terroristica interna, sottolineando come l’attuale coincidenza di fatti che hanno storicamente alimentato il fenomeno, tra i quali la crisi economica, la resistenza all’immigrazione e alle leggi sul controllo delle armi, ma soprattutto un robusto flusso di reduci, si sarebbe sommata all’elezione del primo presidente nero aumentando di molto la possibilità di episodi di sangue provocati da patrioti bianchi, come amano definirsi. L’agenzia si diceva «preoccupata che gli estremisti di destra tentino di reclutare e radicalizzare i veterani al fine di aumentare le loro capacità di manifestare violenze.» Il rapporto fu duramente attaccato dalla destra conservatrice al Congresso, dall’American Legion e da Fox News, che chiesero le scuse dell’agenzia sostenendo che nessun veterano potrebbe mai trasformarsi in terrorista. L’agenzia ritirò il rapporto dal suo sito, ma il tempo ha dimostrato la sostanziale correttezza dell’analisi e la concretezza della minaccia.



UN GUERRIERO BIANCO – Glenn Cross/Miller è un veterano ultrasettantenne che ha seguito questo percorso molto tempo fa e lo ha concluso solo nei giorni scorsi, quando ha ucciso tre persone nei pressi del Jewish Community Center di Kansas City e presso un altro centro d’aggregazione ebraico poco lontano. Un veterano del Vietnam, cacciato dall’esercito dopo 20 anni di servizio per aver diffuso materiale razzista ai commilitoni e un seguito fondatore di un gruppo del Ku Klux Klan in North Carolina e per anni vocalissimo razzista con la fissa degli ebrei. Uno che alla lunga finì malvisto anche dai suoi, perché alcolista e imprevedibile, perché aveva un matrimonio alle spalle con una polinesiana, completo di figli di «razza» mista, ma soprattutto perché alcolizzato e perché quando il Federal Bureau of Investigations mise le mani sul suo gruppo e sul loro arsenale, lui se la cavò con poco denunciando tutti gli altri. Un uomo che girava con la divisa razzista e la pistola alla cintola, lasciando il figlio a dormire in macchina quando andava ai raduni dei camerati, racconta chi l’ha conosciuto.



L’OSSESSIONE PER GLI EBREI – Il tempo è trascorso, il KKK è l’ombra di quel che era e dalla fine degli anni ’80 in poi Glenn Miller/Cross è rimasto sempre più isolato, anche se non ha smesso di far parlare di sé e di attirare l’attenzione. Il Southern Poverty Law Centre, che lo denunciò insieme al suo gruppo facendolo finire in galera ha un nutrito dossier sull’uomo. L’ex berretto verde ha trascorso gli ultimi 25 anni cercando un seguito che non è mai più stato in grado di recuperare. Non gli è servita a molto nemmeno l’auto-pubblicazione di A White Man Speaks Out, libro che si conclude con una «dichiarazione di guerra» e che all’interno conserva perle come:

«Le nostre donne sono diventate le puttane del mondo, grazie agli ebrei che hanno creato la “cultura popolare” e agli ebrei che hanno corrotto i giudici e i politici, che attraverso i decenni hanno gettato tutte le leggi stabilite dai nostri antenati per minare la sopravvivenza razziale dell’uomo bianco e la sua autorità sulle sue donne, i suoi bambini, il suo paese e sul suo destino..»

GUERRA AGLI EBREI – Nella sua dichiarazione di guerra conclusiva, ormai vecchia di 15 anni Miller scriveva: «Lasciamo che il sangue dei nostri nemici inondi le strade, i fiumi e i campi della nazione secondo sacra vendetta e giustizia». Concetti ribaditi nel suo sito molto 1.0, nel quale sfoggia sezioni come «il miglior video sugli ebrei»(rimosso da YouTube), «il più grande uomo bianco» (Hitler) e una dedicata ai video, datati, di «patrioti bianchi». In una trasmissione radio del 2010, nella quale intervenne in qualità di candidato al Senato (prese poi 7 voti) ebbe a dire che che «Hitler avrebbe creato il paradiso in terra, in particolare per i bianchi.» Hitler gli piace proprio, tanto che pare aver gridato – heil Hitler – al momento del suo arresto dopo il suo raid assassino, ma probabilmente nel suo caso qualche influsso lo deve aver avuto anche una condizione psicofisica molto degradata, che ha sicuramente contribuito ad innescare decenni d’esplosivo razzismo coltivato con cura.

NON HA UCCISO EBREI – Lo dimostra la scarsa preparazione e la pessima esecuzione di quello che in fondo sapeva essere il suo canto del cigno, forse un’azione più improvvisata che meditata. Un attacco agli ebrei tanto brutale e scombinato che alla fine questo anziano fanatico non ha ucciso un solo ebreo. Non erano ebrei il nonno e il nipotino di 14 anni uccisi insieme al Jewish Community Center e non era ebrea la donna uccisa poco più in là, erano anzi cristiani bianchi come lui, colpiti perché si trovavano nei pressi di strutture gestite da associazioni ebraiche e perché probabilmente nella sua follia lui li ha identificati comunque come ebrei.

SE FOSSE STATO MUSULMANO – Dopo il suo arresto sono scoppiate le polemiche, ma il caso rischia di passare quasi inosservato in un paese nel quale le armi da fuoco uccidono decine di migliaia di persone all’anno e nel quale si sono visti anche folli armati fare strage all’interno di una scuola dell’infanzia o uccidere decine di persone prima di essere presi o uccisi dalla polizia. La questione infatti non è tanto se quelli del FBI abbiano sottovalutato la minaccia rappresentata dal terrorismo interno, ma come l’uomo possa essere passato quasi indenne da un percorso che lo ha visto compiere egregi crimini e farsi scoprire, rimanendo tuttavia a piede libero, armato per niente sorvegliato nonostante il suo profilo ne facesse uno dei candidati più credibili al ruolo di minaccia. Più d’uno ha sostenuto che se Mller/Cross fosse stato un musulmano le cose sarebbero andate molto diversamente e nessuno ha osato contrastare questa conclusione, forse le agenzie che si occupano della sicurezza nazionale hanno speso troppo tempo a cercare terroristi musulmani dove non ce n’erano e hanno lasciato la catena troppo lunga a questo genere d’estremisti, che nel momento giusto ci mettono molto poco a trasformare le loro mascherate da buffonate in tragedie.