La prostituzione “alla svedese” diventa legale a Parigi

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Il parlamento francese vota controvoglia una legge moraleggiante, che ha già mostrato i suoi limiti e la sua scarsa efficacia

Una legge moralista sta passando al parlamento francese, criminalizza i clienti, ma lascia tutto com’è.



CHE FANNO I FRANCESI? – L’Assemblea Nazionale francese ha già approvato una parte la discussa proposta di legge sulla prostituzione, che ora è attesa . La proposta prevede una multa fino a 1500 euro per i clienti delle prostitute, che salgono a 3.750 in caso di recidiva, sanzione che potrà essere accompagnata da uno «stage di sensibilizzazione alla lotta contro l’acquisto d’atti sessuali». C’è inoltre l’abolizione del delitto d’adescamento, che elimina un reato a carico delle prostitute  e sono previste misure d’accompagnamento sociale per le donne che vogliono lasciare la prostituzione, compreso un permesso di soggiorno rinnovabile per le straniere. La riforma parte dall’identificazione della prostituta come vittima di un abuso o una violenza di genere e parallelamente con quella del cliente con chi alimenta e partecipa questo genere d’abusi, tanto che le prostitute saranno incluse tra le «persone vulnerabili» che il codice penale francese identifica come quelle che hanno bisogno di una protezione rinforzata (oggi ad esempio disabili, donne incinta etc.), che si traduce in un’aggravante specifica.



TUTTI D’ACCORDO, QUASI – L’idea piace a destra come a sinistra e in parlamento ha all’apparenza una discreta maggioranza, anche se a votarla si sono affacciati appena una trentina di deputati e l’entusiasmo che l’ha spinta fino al voto appare decisamente appannato rispetto alla spinta iniziale. Due francesi su tre sono contrari, ma i politici guardano con grande interesse all’esperienza svedese, dove una legge simile è stata introdotta nel 1999 e oggi gode di grande consenso. Per i fautori le donne giungono alla prostituzione attraverso percorsi di disperazione, i corsi somministrati ai poliziotti svedesi parlano di «donne trascurate e rifiutate che cercano l’attenzione» e altre amenità dalla fondatezza più che dubbia, come quella che il mercimonio del sesso integri una violenza sessuale e in particolare una violenza di genere.

I RISULTATI DEGLI SVEDESI – Ci sono però parecchi conti che non tornano, anche nel successo svedese, che a ben vedere si è risolto solo nel diminuire la prostituzione sulle strade, neppure a rimuoverla. Dal 1999 a oggi a Stoccolma sono state multate appena meno di 700 persone e le prostitute si sono semplicemente spostate al chiuso. Nel frattempo è cambiata anche la demografia delle professioniste in strada, che ora arrivano per la maggior parte dai paesi baltici o dall’Africa. Anche in Svezia la prostituzione ha subito un’evoluzione tecnologica e ora le prostitute si offrono su internet e vanno a domicilio o ricevono, ed evidentemente non è una priorità della polizia svedese quella d’andare a bussare alle porte e istruire processi ai clienti. Anche nel resto dei paesi europei si è assistito a un’evoluzione del genere, a prescindere dalle innovazioni legislative. In compenso quelle poche centinaia di clienti se la sono passata malissimo, trattati quasi da stupratori.



NON FA DIFFERENZA – La legge si è risolta così nel favorire le prostitute più organizzate, ma poco ha fatto contro la tratta o il racket, che in certi paesi europei coprono una buona parte dell’offerta e che dallo spingere in clandestinità le prostitute più vulnerabili non soffrono certo un danno. In più, secondo gli addetti al servizio che si occupa del supporto alla prostituzione, la legge non ha avuto alcun impatto sui problemi di dipendenza, violenza e sfruttamento che lo staff deve affrontare, «la legge per noi non fa differenza» dicono.

A COSA SERVE DAVVERO – L’impianto della legge è chiaramente moralista e la sua apparente illogicità, che legittima e legalizza l’offerta di una prestazione, ma poi punisce il contraente che ne paga il prezzo è frutto della trasposizione in norma di un atteggiamento moraleggiante che manca completamente l’analisi del fenomeno e cerca di piegare la realtà al preconcetto per il quale la prostituta è sempre e comunque una vittima. Non che il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione non sia impotente, ma è chiaro che una legge del genere non fa nulla per contrastarlo, e non lo dicono solo i risultati registrati dagli svedesi. In compenso ha un altissimo valore elettorale per i politici, nella parte nella quale si è dimostrata capace di togliere una buona parte della prostituzione dalla strada, almeno all’apparenza. Non si può dire, ma questo è probabilmente il vero motivo che ha spinto i partiti francesi ad abbracciarla con slancio, salvo poi rimanere perplessi una volta approfondito il tema. Anche all’interno della robusta maggioranza al parlamento francese si sono registrate infatti notevoli prese di distanza, anche se per ora non sembrano tali da sovvertire il corso del provvedimento.

MORALISMO INUTILE – L’approccio svedese alla prostituzione, intimamente proibizionista e moralista, non sembra per nulla adatto a cogliere la complessità della questione e fornire risposte utili, lontanissima poi appare possibilità che una legge del genere possa offrire dignità alle prostitute o alle donne in generale, visto che ne propone l’immagine di vittime e per il resto le emargina socialmente privandola di qualsiasi riconoscimento. Il problema è che se questa visione si allargherà in Europa aumenteranno i problemi per i paesi che hanno scelto il percorso opposto, legalizzando la prostituzione e riconoscendone la funzione sociale. L’emersione alla legalità della prostituzione in paesi come la Svizzera, l’Austria o la Germania ne ha fatto polo d’attrazione sia per le prostitute che per i clienti dei paesi vicini. Le prostitute italiane in Svizzera però non arrivano portate dal racket, ma attratte da un ambiente nel quale la loro attività è pienamente legale, pagano le tasse e non sono considerate altro che lavoratrici. E così accade a molte altre che scelgono di lavorare nei paesi nei quali sono tutelate piuttosto che nei loro paesi d’origine, dove e esercitare la prostituzione espone alla contiguità con gli ambienti criminali o alle molestie dei tutori dell’ordine.

E I PROSTITUTI? – C’è poi un aspetto completamente sorvolato dai firmatari di queste leggi che si propongono di salvare le donne vittime della violenza di genere, che è quello dell’esistenza di un vastissimo mercato della prostituzione maschile, in espansione da anni, per il quale il proposito appare decisamente centrato male e non solo perché in questo caso la violenza sarebbe intra-genere. Nel dibattito sono volate frasi alte, quali «Come trovare piacevoli le 10/15 penetrazioni al giorno subite dalle prostitute costrette da ragioni evidentemente economiche con conseguenze drammatiche per la loro salute?» che la dicono lunga sul tipo d’approccio emozionale dei proponenti.

LA PROSTITUZIONE MODERNA – Il difetto principale di una legge del genere è che esclude l’esistenza della prostituzione libera e praticata volontariamente, che però nessuno può negare e che è rilevante in ogni paese. Se i promotori fossero veramente interessati a combattere la tratta e il racket probabilmente proporrebbero più risorse alla polizia e la formazione di un servizio specifico, il senso di criminalizzare i clienti di sfruttate e no, non assolve il compito e non ha alcun effetto, perché non cambia i termini del fenomeno, introduce soltanto una sanzione episodica che spinge alla sommersione il fenomeno. L’idea di vestire una legge sulla prostituzione ritagliandola sulla misura della nigeriana schiavizzata e importata dal racket o di una donna sottomessa da un maschio è evidentemente fuori dalla logica e dalla realtà. Una realtà che prevede anche la povera nigeriana e tante altre vittime dello sfruttamento, ma anche una profonda trasformazione del mercato dei servizi sessuali e della morale corrente, che come testimoniano decine di episodi di cronaca offre innumerevoli esempi di offerte di prostituzione che ben poco hanno a che fare con lo sfruttamento o la riduzione in schiavitù, al punto che la prostituzione è considerata un’attività praticabile, e praticata, anche tra i giovanissimi ed è opinione espressa pubblicamente da una deputata in televisione che la maggior parte delle italiane si venderebbe, per un giusto prezzo. Anche in Svezia, dove si stanno interrogando dopo aver scoperto che tra i giovani svedesi, i maschi che si sono prostituiti sono più delle femmine. Un sondaggio dell’ente governativo per gli affari giovanili ha rilevato infatti una percentuale del 2,1% dei giovani tra i 16 e i 25 anni che hanno dichiarato di essersi prostituiti almeno una volta, contro appena lo 0,8% delle femmine della stessa età.

LEGALIZZARE LA PROSTITUZIONE – Se veramente si vuole incidere sui fenomeni di sfruttamento, la legalizzazione è sicuramente la strada maestra e non solo perché permette di concentrare l’attività repressiva su quello che resta al di fuori del perimetro legalizzato. La legalizzazione offre inoltre molta più dignità ai lavoratori del sesso di qualsiasi petizione di principio moraleggiante o di uno sguardo pietoso anche verso chi non ne avrebbe bisogno e lo vive come un’ulteriore offesa alla propria dignità. Non a caso sia le prostitute svedesi che quelle di altri paesi sono contrarie a leggi del genere e affermano di sentirsene danneggiate e offese. Qualsiasi approccio a un tema come quello della prostituzione che sia fondato sull’ipocrisia è destinato a risultati del genere.

DANNI SENZA CONFINI – Non è certo gettando lo stigma alternativamente sui clienti o le prostitute che si possono affrontare i problemi posti dalla prostituzione con qualche speranza di arrivare a conclusioni positive, per questo il dibattito francese appare sconcertante e allo stesso tempo preoccupante oltre la dimensione nazionale. La decisione francese rischia d’aggiungere altri pesi non richiesti sui cittadini dei paesi che invece hanno scelto la strada della legalizzazione, mettendo pressione soprattutto sulle zone transfrontaliere, dov’è già accaduto che in cittadine di modeste dimensione il mercato sia esploso anche a beneficio dei vicini, portando robuste entrate, ma anche problemi politici e sociali di una certa consistenza.