La ragazza che si impicca perché condannata a “risarcire” il suo abusatore

Ha deciso di farla finita così, impiccandosi a soli 23 anni, nella sua cameretta a Faenza. Otto anni di aule di tribunali passate a denunciare un prof che l’avrebbe molestata per un anno nel suo liceo. Nessuno ha creduto ad Angela (nome di fantasia ndr), solo i suoi genitori. Il docente è stato condannato in primo grado. Ma nonostante un primo step il calvario della ragazza non è finito. I genitori della giovane dovranno pagare 40mila euro al presunto molestatore per risarcimento in causa civile.

 

molestie alunne professore maestro 1

 

L’INFERNO DI ANGELA – La storia la racconta oggi Libero, in un pezzo a firma di FIlippo Manvuller, mantenendo lo stretto riserbo sull’identità della ragazza e delle persone coinvolte:

Tra le mura della scuola inizia il calvario di Angela, finito domenica,nella sua abitazione, nel peggiore dei modi, con un biglietto abbandonato sul letto: «Voi siete genitori meravigliosi, il problema sono io, la vita è difficile e io non ho più la forza».
Amante dell’arte, «aveva tutti nove in pagella», dicono i conoscenti, la ragazza scopre suo malgrado le attenzioni morbose e imbarazzanti di un prof.
È il 7 febbraio del 2007 quando la giovane viene vista piangente in un angolo del cortile della scuola. Due insegnantile si avvicinano. Lei si sfoga. Alla polizia racconterà di essere stata bloccata contro la parete di un ascensore, baciata e palpeggiata dal suo insegnante: l’episodio culmine di anni di avances e attenzioni ripugnanti. Il prof è un artista con esperienze all’estero, carattere affabile, di quelli che stanno in cattedra come stessero tra i banchi.

Per un prof “popolare” partono lettere-appello, stima e solidarietà da parte di qualche collega. In pochi credono ad Angela. La ragazza si sente sola, messa in un angolo, isolata. Sempre il quotidiano spiega:

Di mese in mese quel brutto colpo ha riflessi sulla sua pagella e sul suo stile di vita. Angela arriva a un passo dalla depressione, sirivolge a un centro di salute mentale e conosce il tunnel delle dipendenze. La scuola quasi si divide. C’è chi assiste non impassibile al declino della ragazza e chi invece conserva granitica fedeltà al professore. «L’obiettivo del docente era dimostrare che ci sarebbe stata malizia anche da parte della giovane, tutta la sua difesa è stata di fatto delegata ad altri», dice oggi l’avvocato della famiglia. Quella strategia costerà 6 mesi di carcere al docente, con tanto di blitz a scuola della squadra mobile.

PROFESSORE NULLATENENTE – Per il docente arriva la condanna in primo grado: quattro anni, ridotti a tre in appello. Il prof dovrà pagare 60 mila euro ai genitori della ragazza (operaio lui, casalinga lei), ma qui arriva il paradosso della vicenda. Prima della sentenza l’uomo si “spoglia” di tutti i suoi averi. Come riporta il quotidiano azzerando i conti, cambiando la residenza, cedendo auto e proprietà:

La famiglia, per ottenere quei 60mila euro, a parziale risarcimento del calvario della figlia, reagisce con una nuova denuncia, per «frode ai creditori con manovre elusive» e chiede il sequestro dei beni dell’imputato. Indaga anche la Finanza e a carico dell’insegnante arriva una nuova condanna, in sede penale, a due anni.

e ancora…

È il 3 febbraio 2011 e il docente si affretta ad annunciare il ricorso in appello, ma la sentenza ha ancora da venire. In parallelo – e qui arriva il colpo discena – procede la causa civile. Mamma e papà di Angela si rivolgono a un avvocato, che tra le altre cose chiede che sia sentita anche la guardia di finanza, che aveva già ricostruito le repentine transazioni del prof. La richiesta viene negata. Il giudice fa a meno delle risultanze delle Fiamme gialle e si rivolge a un perito, un commercialista, incaricato di verificare i movimenti di denaro e quelle transazioni sospette che spogliarono l’insegnante dei suoi beni, pochi istanti prima della sentenza per le molestie. Il perito se la cava con qualche scontrino e un po’ di carte, ma il lavoro dei finanzieri –che aveva portato alla condanna penale – sembra non volerlo tenere in alcuna considerazione.

40 MILA EURO DI DANNI ALL’IMPUTATO – Cosa succede? Mentre va avanti la causa penale prosegue anche la civile. E arriva la sentenza: paradossale. Viene revocato il sequestro dei beni e i genitori di Angela sono costretti a pagare 40 mila euro. Perché? Perché mentre il per il prof «mancano i presupposti del sequestro» occorre rimborsare anche di circa 5mila euro il «danno biologico» che avrebbe patito il padre dell’imputato. Alla notizia della vicenda giudiziaria ha subito un malore. E ora? E ora i genitori di Angela devono andare avanti senza la loro bambina. Sulla bacheca Facebook della giovane – racconta il sito web locale Faenza web tv – piovono messaggi di addii saluti e amarezza.

 

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