La storia del Titanic che non conoscevi

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Le testimonianze per non dimenticare quella che fu una delle prime tragedie del novecento

Il 10 aprile di cento anni fa partiva da Southampton il Titanic, la nave passeggeri più bella dell’epoca.



IL MITO – Opulenza britannica. Lusso. Bellezza. Questa era la nave che nelle intenzioni dei suoi progettisti avrebbe collegato in una sola settimana di navigazione Europa e Stati Uniti. Il 14 aprile, dopo quattro giorni di navigazione, alle 23.35, la nave impattò un iceberg. La collisione non fu avvertita in maniera significativa dai passeggeri e solo chi si trovava sul ponte si accorse della presenza dell’iceberg, pur senza rendersi conto della gravità dell’evento. I passeggeri di prima e seconda classe ebbero facile accesso al ponte lance tramite le scale che conducevano al ponte, mentre i passeggeri di terza ebbero notevoli difficoltà a trovare il percorso. Per ricordare quello che è stato, abbiamo raccolto tre testimonianze che ci aiutano a capire cosa sono state quelle ore passate nel buio dell’Oceano Atlantico.

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L’ESPERIENZA AIUTA – Il marinaio norvegese Albert Moss sopravvisse sia alla tragedia del Titanic sia ad altri incidenti pericolosi. All’epoca era primo ufficiale sulle navi cargo, ma fu costretto ad imbarcarsi sul Titanic per raggiungere Philadelphia. Moss viaggiò con due colleghi in terza classe. Al momento dell’impatto con l’iceberg la compagnia era in cabina. L’esperienza dei “lupi di mare” fu molto utile, in quanto capirono subito quanto stesse accadendo.

UNA VITA SERENA – Usciti dalla cabina, si accorsero dei pezzi di ghiacchio. Si prepararono all’evacuazione, e Moss si trovò in scialuppa con altre 30 persone. Nonostante la salvezza, Albert passerà tutta la vita a ricordarsi delle urla di tutti coloro che non riuscirono a salvarsi. Una volta arrivato a New York grazie alla nave che recuperò lui e i suoi compagni di scialuppa, Albert venne trasferito per due settimane all’ospedale St.Vincent prima di arrivare a Philadelphia e continuare con il lavoro previsto. La vita di Albert proseguì fino a quando morì a 90 anni a Bergen il 4 luglio 1973. Durante la sua vita non parlò mai volentieri di quanto accadde quella notte al largo delle coste di Terranova.



EROINA – Edith Evans invece non sopravvisse alla tragedia, ma è giusto ricordarla per via del suo sacrificio. Morì per salvare un’amica. Edith, americana, partì per un viaggio in Europa. Il 10 aprile 1912 Edith salì a bordo del Titanic per fare ritorno a casa assieme a tre sorelle,  Caroline Brown, Malvina Cornell e Charlotte Appleton, reduci da un funerale. Il suo vicino di cabina era Algernon Barkworth.

LA PREDIZIONE – Il viaggio fino al 14 aprile fu tranquillo e godibile. Alle 23.35 il botto. Edith trovo la Cornell e le sue sorelle impietrite in attesa che qualcuno desse loro una mano. Gli uomini di bordo cercavano di tranquillizzare le donne ricordando loro che il Titanic era inaffondabile. Edith però non diede importanza alle loro parole e rivelò al Colonnello Gracie, il quel momento con loro, che una cartomante le disse di “fare attenzione all’acqua” prima della partenza.

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CONFUSIONE – Il Colonnello portò le donne nei pressi della scialuppa. L’uomo non potè accompagnarle fino in fondo, visto che erano proprio le donne ad avere il diritto di salire per prime. Quando sembrava che tutte le donne vennero sbarcate, il Colonnello tornò e si accorse che sul ponte erano rimaste la Brown e la Evans. Le due spiegarono che persero il momento giusto in quanto avevano smarrito l’altra sorella, e una volta perso il tempo non sono più state in grado d’imbarcarsi in una scialuppa.

ASPETTO, ANDATE – Il panico intanto aumentava. Caroline Brown raccontò quanto successe dopo: “gli ufficali dissero loro che c’era posto solo per una donna, la Evans mi spinse sulla scialuppa dicendo di prendermi perché avevo dei bambini. Appena arrivati in acqua la nave si spezzò in due, e la zona in cui ci trovavamo venne inghiottita dalle acque. Il colonnello sopravvisse, ma Edith non volle salire, dando precedenza prima alle altre, sostenendo che avrebbe atteso un’altra scialuppa”.

MIRACOLO – Elizabeth Gladys Dean, meglio conosciuta come Milvina, aveva solo due mesi quando s’imbarcò con i genitori Bertram Frank Dea, Georgette Eva Light Dean e suo fratello Bertram. Il papà voleva raggiungere Wichita, in Kansans, dove sperava di aprire una tabaccheria. Della famiglia si salvarono tutti tranne il padre. La famiglia tornò in Inghilterra a bordo di un’altra nave, la Adriatic.


UNA MASCOTTE – Milvina divenne presto agli occhi degli altri passeggeri una specie di miracolo: sopravvivere a un disastro come quello del Titanic a soli nove mesi di vita non è da tutti. Ci fu una corsa alla fotografia da parte di tutti i presenti sull’Adriatic, al punto che divenne la mascotte della nave. Milvina scoprì la sua storia all’età di otto anni, quando la madre, in procinto di risposarsi, le raccontò la sua storia.

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ULTIMA VIVENTE – Milvina fu l’ultima sopravvissuta del Titanic, e passò tutta la vita a custodire il suo segreto, fino a quando, ormai settantenne, non divenne una celebrità richiesta in tutto il mondo per il solo fatto di essere sopravvissuta, anche se non aveva ovviamente coscienza di quanto fosse successo quella notte nell’Oceano Atlantico. Nel 1997 arrivò a Wichita, a completamento del viaggio della sua famiglia e negli ultimi anni di vita li passò a raccontare agli studenti al sua storia. Morì il 31 maggio 2009.

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