La strana crescita del mercato dell’auto

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Nonostante nell'ultimo mese si sia registrata una crescita nelle immatricolazioni rispetto allo stesso periodo del 2013 produttori e concessionari non sono entusiasti in quanto tali numeri sono dovuti ad un aumento delle auto a noleggio mentre il settore privato vive ancora in una fase di pericolosa stagnazione

Ma il mercato dell’auto come sta? Nonostante i numeri che vedono una crescita nelle vendite, produttori e concessionari sono molto preoccupati a causa dell’aumento delle auto a noleggio mentre il mercato vero, quello che porta guadagni e si rivolge ai privati, continua nel suo periodo di stagnazione. Ed ora si teme davvero per il futuro.



I DATI DELL’ULTIMO MESE – La stampa nelle ultime ore ha dato ampio risalto alla crescita nelle immatricolazioni rispetto allo scorso anno. Nell’ultimo mese sono state vendute 139.337 contro le 132.753 dello scorso anno. L’aumento è quindi nell’ordine del 5 per cento, un dato che arricchisce quello che è il primo trimestre del 2014 nel quale sono state immatricolate 376.519 unità contro le 355.818 dello stesso periodo dello scorso anno, con un incremento totale pari al 5,8 per cento. Ma non bisogna farsi ingannare da questi risultati. Assolutamente. Il perché è presto spiegato dall’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri che invita a leggere i numeri in maniera corretta per evitare fraintendimenti.



IL RUOLO DEGLI AUTONOLEGGI – Si perché se da un lato abbiamo assistito ad una crescita delle immatricolazioni, dall’altro è importante notare che l’incremento è dovuto alla vendita di autoveicoli alle società di noleggio, con un aumento del nove per cento rispetto allo scorso anno. Questo avviene perché le società in questione si sono trovate con un parco insufficiente e con una maggior domanda stagionale. Inoltre sul lungo termine c’è stata un’esigenza di rinnovo che ha spinto le suddette ad accelerare gli approvvigionamenti. Questo quindi vuol dire che rispetto ai privati nel 2014 si sono vendute meno auto rispetto allo scorso anno mentre su base trimestrale siamo in linea, con 236.050 unità vendute, in calo di 260 auto rispetto allo stesso periodo di un anno fa.



COLPA DELLE SPESE? – Inoltre, continua Massimo Nordio, presidente dell’Unrae, « con il 58 per cento di quota le vendite a privati hanno raggiunto il valore più basso della storia». Ciò significa che la mobilità individuale è ancora un bene troppo oneroso a causa dei costi di esercizio e della pressione fiscale. La soluzione, secondo l’associazione, è quella di portare in deduzione dalla dichiarazione dei redditi parte dei costi di acquisto di un’auto nuova, come avviene per l’acquisto della casa. Invece, a causa della crisi, sorride solo il settore dell’autonoleggio. A testimoniarlo i numeri.

IN CRESCITA ELETTRICO ED IBRIDO – Le immatricolazioni a marzo sono state 37.625, con un incremento del 31,7 per cento rispetto allo scorso anno e per un valore attuale del 29,6 per cento del totale. Le società dal canto loro nell’ultimo mese sono cresciute del 4,6 per cento, in linea col trimestre precedente. I privati invece hanno compiuto 81.202 immatricolazioni arrivando al 58 per cento. E torniamo a quanto denunciato dall’Unrae. Crescono nelle alimentazioni le ibride e le elettriche, rispettivamente con un 47,4% e +266,7%, mentre le diesel hanno conosciuto un incremento più limitato, nell’ordine del 10 per cento. La benzina resta stabile mentre calano GPL e metano. Insomma, alla fine possono sorridere solo le vetture elettriche ed ibride.

L’EXPLOIT DI RENAULT – Nel mese di marzo 2014, inoltre, il volume globale delle vendite, pari a 505.513 autovetture, ha interessato per il 27,56 per cento auto nuove e per il 72,44 per cento auto usate. Parlando di marche, Renault conquista una crescita record del 58,4 per cento nel mese di marzo e del 34,5 per cent su base trimestrale, per 8.346 auto vendute contro 5.270. Nel trimestre invece Renault ha venduto 20.388 automobili contro le 15.162 dello stesso periodo dello scorso anno. Risultato positivo anche per la sorella Dacia forte di una crescita del 22,2 per cento in più a 3.126 auto vendute contro 2.559. La crescita più alta è comunque quella di Subaru che passa da 210 a 337 auto, per un incremento del 60,48 per cento, che compensa in parte il disastroso primo bimestre. Il tonfo più clamoroso è invece quello di Chevrolet che passa da 2.328 a 771 vetture nel raffronto tra marzo 2013 e 2014, per un calo del 66,88 per cento.

IL CALO DELLE ALTRE – Da notare poi come marzo abbia riservato il segno meno anche ad altre grandi case automobilistiche come Ford, la Kia, Mercedes, Nissan, Seat, Smart. Il gruppo Fiat-Chrysler tiene botta con un aumento nelle immatricolazioni del 2,8 per cento rispetto al 2013 a 39mila vetture. Un dato importante che viene invece contrastato da un calo nella quota di mercato, arrivata a 28,1 per cento con una perdita di o,6 punti. Il secondo gruppo italiano è Volkswagen, con una quota dell’8,33 per cento, seguito da Ford, al 6,55 per cento ma con un calo rispetto allo scorso anno di 230 auto, per un venduto di 9.131 vetture contro le 9.361 dello stesso periodo dello scorso anno. Nel leggere questi numeri viene quindi da pensare che in effetti ci sia una stagnazione e che crescano solo i modelli destinati al noleggio.

I PROBLEMI DI VENDITORI E CONCESSIONARI – Inoltre questi numeri mal si sposano con la crescita registrata in Europa a febbraio, pari all’8 per cento, come comunicato da Federauto. Ma sopratutto si scopre che nonostante le offerte aggressive proposte dalle case, ormai il mercato è stagnante, con le concessionarie che iniziano a temere per il proprio futuro. Perché se non ci sono compratori diventano inutili anche gli autosaloni. Tanto che dal 2002 al 2013 come ricorda il Sole 24 Ore, si sono perse 1.439 aziende, con un crollo da 3.450 a 2.011. Calo simile anche per i punti vendita che si stima come nel 2017 saranno 4.300 contro i 6.130 del 2002. Ed è evidente che la crisi della domanda non colpisce solamente il produttore ma anche, e sopratutto, il venditore che subisce un calo delle operazioni.

LE OFFERTE DELLE CASE – E dire che le case ci hanno provato in tutti i modi a contrastare la deriva, tanto che ormai quasi tutte offrono delle soluzioni in leasing. Il meccanismo è semplice, si paga una rata d’apertura, per tre anni si versa una cifra minima, compresa generalmente tra 50 e 300 euro, e dopo tre anni si può scegliere di restituire la vettura o di acquistarla interamente pagando una maxi-rata che generalmente corrisponde al 50 per cento del valore residuo della macchina al netto della valutazione da nuova. Questo ad esempio è il caso di Mercedes, Ford, Mini e Smart, con quest’ultima che offre nel pacchetto anche due anni di assicurazione auto. Ma evidentemente, visto il calo, tutto questo non basta.

I CASI FIAT, PEUGEOT E CITROEN – La Fiat, come ricorda Supermoney, propone 500L Living, 500L Trekking e Fiat Bravo con climatizzatore, Esc, Radio Uconnect di serie con un finanziamento a cinque anni ad interessi zero e Taeg all’1,51 per cento. Citroen offre per la Ds3 una soluzione a rate a partire da 149 euro al mese, 23 rate ed una finale. Stessa cosa per la DS5, in offerta a 299 euro al mese con formula Freedrive e finanziamento con TAN 6,2% e TAEG 7,66%. Peugeot offre finanziamenti fino a 60 mesi e 5 anni di garanzia con la formula Peugeot Avantage con la rottamazione di una vettura antecedente il 2005. Tali offerte dimostrano la straordinaria vitalità del settore ma certo questo serve a poco se dall’altra parte non esistono compratori. E se non ci sono loro allora non c’è profitto. E se non c’è profitto si entra in crisi.

OCCHIO AI FURTI DELLE AUTO A NOLEGGIO – Ma neanche il settore dell’autonoleggio può sorridere. Se da un lato la crescita nell’ordinativo delle vetture ha spinto in alto il numero complessivo delle immatricolazioni, facendo gridare al miracolo, dall’altro emerge che tale crescita è contaminata da un dato preoccupante che sta mettendo in allarme le principali società e che potrebbe portare presto ad una fuga delle suddette da certe regioni italiane. Parliamo della piaga del furto, che in Campania, Sicilia e Puglia ha raggiunto contorni preoccupanti. Il 73 per cento dei furti complessivi è stato registrato in meridione, come spiega Sicurauto. E per dare un’idea del numero di auto che spariscono, basti pensare che ogni giorno vengono compiuti nello Stivale in media tre furti.

SUD IN PERICOLO – L’Aniasa, Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio e Servizi Automobilistici, ha riferito che nel 2013 sono sparite 1.224 auto a noleggio con un incremento rispetto allo scorso anno del 40 per cento. Il 73 per cento dei furti nazionali poi è registrato in Campania, Puglia e Sicilia. La prima ha il record nazionale dei furti con 485 auto sparite. Al secondo posto c’è la Puglia con 246 auto mentre al terzo c’è la Sicilia. In questo caso è opportuno notare che su 168 macchine svanite nel nulla nell’isola, solo a Catania ne sono sparite 132. Un valore importante ma certo non più alto di Roma e Milano, nelle cui aree metropolitane avvengono rispettivamente 117 e 119 furti l’anno.

SERVE UN CAMBIO DI PASSO – L’Aniasa dal canto suo ha detto di essere pronta a sospendere il servizio nelle aree più a rischio per tutelare gli investimenti delle società di noleggio. Ma certo appare incredibile pensare che un argomento all’apparenza marginale come quello dei furti d’auto a noleggio possa entrare di diritto nel tema della crescita del mercato dell’auto. Il sistema sembra al collasso, le associazioni parlano di colpi su commissione, probabilmente per recuperare pezzi di ricambio, con le transazioni tra privati che calano ancora rispetto al 2013. Al Volante sottolinea poi che nel risultato totale le statistiche per tipo di intestatario non collimano con quelle del mercato. Per l’Unrae le immatricolazioni sono 140.115, valore superiore rispetto alle 139.337 unità della tabella generale. E questa è la prova della confusione che alberga nel mondo dell’automotive. La palla passa ora al governo, chiamato ad agire per rilanciare il settore attraverso sgravi fiscali e la diminuzione dei costi fissi. Perché la situazione si sta facendo complicata e se non agisce nessuno l’Italia rischia di perdere altro terreno. E questo sarebbe un disastro, per il Paese culla dei motori insieme al Regno Unito.