La vera storia dei «bambini bruciati» per scaldare gli ospedali
24/03/2014 di Redazione

Polemiche in Regno Unito dopo che alcune aziende ospedaliere del sistema sanitario nazionale hanno ammesso di aver incluso i feti abortiti tra i rifiuti ospedalieri da incenerire e che in in alcuni casi i feti – insieme agli altri rifiuti organici e non – sarebbero stati utilizzati nelle centrali termiche di vari ospedali e bruciati per produrre energia. Una notizia circolata in Italia, dove erroneamente si parlava di “bambini” senza precisare però il fatto che si trattasse in realtà di feti abortiti, con tutte le ovvie differenze del caso.
«PRATICA TOTALMENTE INACCETTABILE» – Ne parla il Telegraph: finora sarebbero dieci le Aziende Ospedaliere che hanno ammesso di aver incluso i feti abortiti – compresi i resti degli aborti spontanei – tra i rifiuti comuni, mentre altre due Aziende avrebbero utilizzato i corpi nei termovalorizzatori degli ospedali stessi, per produrre energia e riscaldamento. Nelle ore scorse il Dipartimento della Salute britannico ha istituito il divieto assoluto per questa pratica, dopo che il ministro Dan Poulter l’ha definita «totalmente inaccettabile».
L’INCHIESTA DI CHANNEL 4 – Secondo un’inchiesta giornalistica condotta dal programma di Channel 4, Dispatches, sarebbero più di 15.000 i feti e i residui fetali che sarebbero stati inceneriti in 27 Aziende Ospedaliere negli ultimi due anni. La puntata di Dispatches, in onda la sera del 24 marzo, spiega come molte coppie che hanno perso un bambino nelle prime settimane di gravidanza avrebbero riferito di essere state trattate «senza compassione» e che non sarebbe stato detto loro nulla su quello che sarebbe successo ai resti del feto abortito.
I RESTI FETALI NEL TERMOVALORIZZATORE – Uno degli ospedali più importanti del Regno Unito, l’Addenbrooke di Cambridge, avrebbe incenerito nel termovalorizzatore dell’ospedale 797 feti, tutti al di sotto della tredicesima settimana di gestazione. Alle madri sarebbe stato detto che i resti sarebbero stati semplicemente «cremati». Lo stesso sarebbe successo all’ospedale di Ipswich, che si sarebbe appoggiato a una ditta esterna dal 2011 al 2013: i resti sarebbero stati portati in un altro ospedale dove sarebbero stati impiegati nel termovalorizzatore. «La maggior parte degli ospedali segue il protocollo – ha detto il ministro Poulter – E questa deve essere la regola per tutti, con la Human Tissue Authority che si preoccuperà di verificare che vengano rispettate le regole».
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LE RISPOSTE DEGLI OSPEDALI – Anche Sir Mike Richards, Capo ispettore degli Ospedali del NHS britannico, si è detto «molto deluso dal fatto che le donne e le famiglie non siano state consultate o informate. Queste falle non rispettano i nostri standard sul rispetto dei nostri pazienti e sono grato a Dispatches per condividere le prove con tutti noi». L’Ipswich Hospital Trust ha dichiarato di essere all’oscuro di quanto succedeva ai rifiuti ospedalieri e ha sottolineato che, presso la propria struttura, non si inceneriscono resti fetali ma che, anzi, «ce ne si prende cura» con molta attenzione. Anche dalla clinica universitaria di Cambridge arrivano le smentite: ai genitori verrebbe infatti offerta «stessa scelta di disporre dei resti fetali che viene offerta ai genitori di un bambino che nasce morto, rispettando le loro volontà».
(Photocredit: Getty Images. Foto di repertorio)