Il “complotto” di Merkel e Napolitano per liberarsi di Silvio
14/05/2014 di Tommaso Caldarelli

Silvio Berlusconi sarebbe stato defenestrato da Palazzo Chigi a seguito di un complotto, di una manovra insomma, ordita o quantomeno proposta dai principali leader europei e sul quale si chiese l’aiuto degli Stati Uniti che, però, rifiutarono di appoggiare esplicitamente o implicitamente qualsiasi manovra e che anzi, in parte, sostennero la linea italiana contraria al commissariamento dell’economia della penisola per mano delle autorità internazionali. Sui giornali di oggi le ricostruzioni sono le più varie, e tutte partono dalle rivelazioni contenute nel libro sulla crisi economica vista da Washington: “Stress Test”, in corso di pubblicazione e firmato da Timothy Geithner, già ministro dell’Economia Usa.
“COMPLOTTO CONTRO SILVIO, FUORI I COMPLICI!” – Abbiamo parlato già ieri della manovra che, secondo le ricostruzioni, vedrebbe come principali protagonisti gli esponenti delle cancellerie di tutta Europa e, in Italia, Giorgio Napolitano. Tanto che, scrive il Giornale, è ora che il presidente della Repubblica dica quel che sa e sveli il coinvolgimento, suo o di altri, nella vicenda.
Fuori i complici, dice il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, sposando senza mezzi termini la richiesta di una commissione parlamentare d’inchiesta, proposta da Forza Italia.
SILVIO BERLUSCONI AL GOVERNO, IL 2011 DI FUOCO – Il Sole 24 Ore ricostruisce le ore frenetiche di quei giorni nel 2011. Parte l’attacco speculativo all’Italia, malata di “mali antichi” (bassa crescita, alto debito, niente competitività) e travolta dagli scandali del caso Ruby. Il governo di Silvio Berlusconi è costretto a varare la prima manovra correttiva, quella del luglio 2011, troppo sbilanciata sul futuro e che non conquista la fiducia dei mercati. Lo spread inizia a galoppare e sale oltre i 300 Pb. Già il 12 agosto il governo è costretto ad una nuova manovra correttiva che porta l’impatto complessivo a 90 miliardi di euro, dopo l’arrivo della nota “lettera della BCE” nella quale sono elencate le misure da prendere nel brevissimo tempo, pena la mancanza del sostegno all’Italia nell’acquisto dei suoi titoli sul mercato secondario da parte della BCE. Il culmine arriva prima del G20 a Cannes quando la Commissione Europea invia all’Italia un questionario in 39 punti chiedendo chiarimenti sulle misure adottate dal nostro paese.
SILVIO BERLUSCONI ACCERCHIATO AL G20 – E’ proprio al G20 del 4 e 5 novembre che la pressione internazionale raggiunge il suo culmine. L’Italia è davvero l’osservato speciale: secondo le memorie di José Zapatero, ex premier spagnolo che sta per pubblicare un libro, anche lui, sulla recente crisi economica, “ci fu una cena ristretta in cui si mise il governo italiano sotto un duro martellamento perché accettasse le linee di credito del FMI”. Berlusconi e Tremonti si difesero “con un vero catenaccio”. In questo contesto si inseriscono le rivelazioni di Geithner: alti funzionari europei avrebbero chiesto all’amministrazione Obama di premere per le dimissioni di Silvio, ma, informato lo stesso Obama della questione, si scelse di “non avere sulle mani il sangue” di Berlusconi e anzi, la linea italiana, di non sottoporre l’economia del BelPaese alla vigilanza internazionale, fu appoggiata dallo stesso Obama – lo racconta il giornalista del Financial Times Peter Spiegel. Obama avrebbe detto “Silvio is right” e il comunicato finale del G20 fu “piuttosto vago” proprio per evitare che Roma fosse commissariata dal Fondo. Le lacrime della Merkel, sembra, non bastarono a convincere Obama.
NIENTE AIUTI ALL’ITALIA FINO A CHE C’E’ SILVIO – La Stampa ricostruisce con ulteriore dovizia di particolari la vicenda. Geithner nel suo libro ammette: “Volevamo che in Europa ci fosse una leadership diversa”, ma dallo Studio Ovale non arrivò nessuna partecipazione alla manovra in corso. I funzionari europei (ministri delle Finanze, scrive la Stampa, oppure la Lagarde dal Fmi o capi di stato e di governo) avrebbero chiesto all’America di bloccare “qualsiasi linea di credito da parte del FMI” fino a che Berlusconi non avesse lasciato il potere; Obama avrebbe insistito dicendo che il problema italiano doveva essere confinato all’Europa, e che avrebbero dovuto essere gli altri stati europei a costituire “un cordone di sicurezza” per i paesi in difficoltà. I partner europei avrebbero risposto: nessun aiuto all’Italia fino a che Silvio è al potere, è troppo inaffidabile.
“SILVIO E’ RADIOATTIVO”, GLI USA LO SCANSANO – Vero è che i rapporti fra Silvio Berlusconi e l’America erano ai minimi. Per la casa Bianca era “radioattivo”, sopratutto dopo il rapporto inviato dalla vice ambasciatrice Dibble intitolato “Girls, girls, girls“. L’unica preoccupazione di Silvio Berlusconi sarebbero state le cene del Bunga Bunga e fu proprio questo a presentare la leadership italiana come inaffidabile. Senza questi comportamenti, con ogni probabilità, i leader europei si sarebbero atteggiati in maniera diversa con l’Italia e lo stesso Obama non si sarebbe guardato in ogni modo dal farsi vedere in pubblico con Berlusconi: “Qualunque foto con Silvio sarebbe stata usata” dai repubblicani “contro di lui in campagna elettorale”.