Carolina Picchio: dopo il suicidio la violenza continua

Categorie: Italia

Novara ha voluto ricordare con una fiaccolata la quattordicenne morta un mese fa a causa degli insulti ricevuti su Facebook dai bulli. Dopo 30 giorni la famiglia si trova costretta a difendere la rispettabilità della loro congiunta dagli attacchi postumi lanciati da troll di varia natura su Facebook

Novara si è stretta intorno a Carolina Picchio, la ragazza morta lo scorso 5 gennaio dopo essersi lanciata nel vuoto a causa, secondo l’accusa, di atti di bullismo condotti dai suoi amici.



ONORA LA SORELLA – La città è stata convocata per la sera del 5 febbraio dalla famiglia in Piazza Martiri della libertà la quale ha lanciato l’appello su Facebook coinvolgendo giovani e meno giovani. A fare la parte del leone la sorella della vittima, Talita Paula Leite, la quale ha cercato in ogni modo di onorare la memoria della sorella, ritenuta troppo fragile. La donna ha ricordato alla stampa che tutto è stato organizzato per dire no al bullismo affinché nessuna migliore amica, nessuna mamma e nessun papà si trovino più a perdere una persona cara.



UNA FAMIGLIA UNITA – Talita ha voluto aggiungere che l’idea è nata per punire la cattiveria dei bulli, ritenuti responsabili della morte della giovane. Inoltre sempre Talita ha voluto precisare che, nonostante la giovane vivesse con il padre, la famiglia è sempre stata unita ed era amata da tutti gli effettivi. Carolina non ha mai dato sentore in famiglia di aver avuto problemi o di essere schiacciata da qualsiasi pensiero negativo e comunque, anche se fosse successo qualcosa di particolare, la famiglia l’avrebbe amata e sostenuta in ogni momento, senza alcuna remora.

IL MALE OSCURO – Carolina non è mai stata abbandonata né dai fratelli né dalle sorelle ed era amata alla follia dalla famiglia. Ciò vuol dire che le cattiverie pubblicate sui social network negli ultimi giorni, alcune che parlavano addirittura della fine di uno dei fratelli sono false. Anzi, Talita ha precisato: “Grazie al cielo il suo unico e amato fratello maschio è vivo e vegeto”. Questo vuol dire che Carolina non è mai stata sola e che la famiglia l’avrebbe sostenuta in ogni momento. Ma evidentemente era schiacciata da un male imperscrutabile che forse non è riuscito ad apparire a pieno neanche in famiglia.



I QUATTORDICI GRUPPI PRO CAROLINA – L’unica certezza resta la morte della giovane e la sofferenza della sorella, la quale non augura a nessuno di provare il dolore che ha dentro. Allora cosa è successo realmente? Perché Carolina lo scorso 5 gennaio ha deciso di lanciarsi dalla finestra della casa del padre per porre così fine alla sua giovanissima esistenza? Ricordiamo che aveva solo 14 anni ed un’esistenza tutta da vivere. A dimostrarlo le foto che sono comparse nei vari gruppi su Facebook -al momento sono almeno 14- che ritraggono una ragazza espansiva, piena di vita, non impaurita dalle telecamere e sopratutto sicura del proprio avvenire.

LA GIOVANE SOFFRIVA – Tanto per iniziare Carolina, così come ricordato da Il Salvagente, non ha lasciato nessuna lettera d’addio. Molti i foglietti ritrovati nella casa del padre ma niente che spiegasse per davvero perché avesse fatto questo gesto. Quel che è certo però è che Carolina soffriva. Soffriva per i commenti e le pressioni esterne che l’hanno portata con il tempo a maturare un senso di vergogna e tristezza. Tutta colpa di Facebook, quindi, anche per via di una serie di commenti pubblicati da coetanei e conoscenti che l’avevano presa di mira sul social network. Gli amici hanno cercato di giustificare quelli che sembrano essere i due protagonisti di questa storia dicendo che non potevano essere loro i capri espiatori di una tristezza profonda che Carolina aveva dentro.

TRISTEZZA LATENTE – “Carolina era bella, sorridente, solare -hanno continuato i compagni di scuola-, ma aveva anche tristezza sue e poco la confidava. Forse c’è stata una goccia di troppo sul vaso già colmo. Ma non è giusto ciò che sta accadendo in rete e, in parte, in strada”. Ovvero su Facebook e nell’istituto superiore che frequentava, l’Itc Pascal di Romentino. Sul social network in blu le cattiverie maggiori venivano da un ex fidanzatino protagonista di alcuni messaggi ritenuti acidi. Inoltre apparve in rete un video in cui dei ragazzi prendevano in giro la giovane, registrato durante una festa a cui aveva partecipato Carolina lo scorso 4 gennaio, ovvero poche ore prima di morire.

COSA PROVA NON SI SA – E probabilmente le reazioni legate ai commenti figli di quel filmato l’hanno spinta, poche ore dopo, a farla finita. Anche gli inquirenti sono convinti che la giovane vivesse in un ambiente familiare sereno ma hanno rigettato l’idea che potesse essere solo bullismo. Doveva esserci qualcos’altro, perché anche le stesse amiche hanno riconosciuto che la giovane non aveva problemi di sorta, anzi, era in grado di affrontare le difficoltà ed i commenti con un’alzata di spalle. Ma evidentemente nessuno aveva capito bene cosa provava quella ragazza la quale, ricordiamolo, anche con le foto su Facebook non ha mai nascosto la sua essenza.

AMAVA OLEGGIO – E’ opportuno tuttavia ricordare che la giovane ha sofferto oltremisura il trasferimento, per motivi familiari, da Novara ad Oleggio, in provincia, per seguire il padre, anche se non ha mai voluto abbandonare la sua cittadina, almeno questa è la testimonianza di una compagna delle scuole medie. Carolina amava Oleggio, dove viveva con la madre Leite Colla, colta da malore durante la funzione funebre svoltasi in forma strettamente privata per non dare possibilità ai media di ricamare sulla tragedia. La decisione a quanto pare, almeno a sentire la testimonianza di un suo ex-vicino di casa, era legata al fatto che la mamma a volte non c’era per lunghi periodi. 

IL TRASFERIMENTO NON SOPPORTATO – A quel punto si è trovata costretta ad andare a Novara dal padre, Paolo Picchio. Una situazione complicata, quindi, come confermato dal Procuratore Francesco Saluzzo il quale ha invitato tutti a non lanciarsi in una caccia alle streghe che avrebbe come conseguenza quella d’influenzare negativamente le indagini. Restano però le frasi affidate a Facebook della giovane. Il suo ultimo aggiornamento di stato di Facebook, scritto poche ore prima della morte, è abbastanza eloquente:

Con la gente ho già avuto troppa pazienza, non voglio più perdere tempo.

Mentre invece tra i bigliettini rinvenuti dalla polizia in casa del papà è stato trovato il seguente messaggio:

Scusate se non sono forte, mi dispiace. Tati, amiche mie, vi voglio bene. Non è colpa di papà

Parlavamo poi di strada. Pochi giorni dopo i funerali di Carolina è stata registrata una rissa tra ragazzi nel luogo in cui gli amici della quattordicenne hanno affrontato coloro che erano ritenuti i “responsabili” del suicidio della ragazza. Un giovane è stato rintracciato dal Corriere della Sera ed ha spiegato di non essere un bullo, anche se ha riconosciuto di aver trattato male Carolina. Perché? Non si sa. Così. “Con quel suo modo di fare lei mi faceva arrabbiare e le ho girato le spalle. Perché… Non lo so nemmeno io il perché, era così e basta”.

LE CONTRADDIZIONI – Confusione. La stessa che ha caratterizzato le indagini. Prima si parlava di una lettera, poi non era vero. Il Corriere della Sera ha parlato di uno schiaffo, invece c’è stata una rissa. I compagni di scuola si sono presentati con uno striscione sul quale avevano scritto “Bella Caro, sei l’angelo più bello” ma hanno minacciato ritorsioni nei confronti dei responsabili, dimenticando quello che era il messaggio del prete che ha officiato la funzione, Padre Giuseppe Galliano, ovvero di sentirsi “vicini nello spirito” della defunta. Pensiero dedicato in special modo ai carnefici. Ma nessuno ha fatto questo. Le responsabilità si sono rimbalzate da persona a persona ed oggi ancora non si sa perché Carolina ha deciso di farla finita.

LA INSULTANO ANCORA – Ma certo non possiamo dire che si siano interrotti gli atti di bullismo via web. La mamma della giovane, Leite Colla, ha spiegato che la memoria della figlia è ancora offesa nonostante la scomparsa. Si, su Facebook ci sono persone che insultano Carolina nonostante la tragedia che l’ha colpita. La sorella Talita risponde come può e cerca d’informarsi su chi siano le persone, talvolta compagne di classe della giovane, che prima hanno dimostrato empatia e vicinanza a Carolina ed i suoi amici e poi hanno continuato a “bulleggiare” i compagni di classe esattamente come niente fosse avvenuto.

A DIFESA DELLA SORELLA – In fondo parliamo di ragazzi, ovvero di persone che a causa della loro età non riescono a dare né peso né importanza ai propri gesti. Una parola vale l’altra e quando qualcuno si sente ferito ecco che arriva la difesa. “Eh, non volevo”. Oppure “Scusa”. Carolina se le è sentite dire, ma non ha potuto, o voluto, reagire. Chi ha reagito, invece, è la sorella Talita la quale ormai interviene a difesa della sorella come ha fatto ad esempio nel gruppo chiuso “Carolina Picchio, addio angelo meraviglioso“. Un profilo che riassume quelle che sono le accuse della mamma di Carolina.

LA SCHEDA – Su Facebook sono tanti i singoli commenti offensivi ma in questo caso parliamo di una pagina chiusa, accessibile solo dietro autorizzazione degli amministratori. Il gruppo è animato da Zoe Anderlini, ritenuta da “l’olocausto animale” Trollettina per via del suo divertimento fatto di insulti fini a sé stessi lanciati solo per della facile notorietà. Uno su tutti, quello pubblicato in una pagina creata per ricordare Marco Simoncelli:

Adesso vado, domani voglio che tutti i meridionali se ne vadano dalla pagina sentivo puzza di cipolla. Eccoli li’ questi terroni di merda! Solo loro possono essere dalla parte di quell’assassino

Oppure, come scritto da L’Olocausto Animale:

Zoe Andreini definitasi ora “Aleksandra Serghejevich” ci ha lasciata. Se lo dice da sola “114 Ban e non dice altro.” Bene, meglio così

In questa pagina le persone hanno commentato il “volo” di Carolina con la stessa superficialità di chi l’ha spinta al suicidio. Battute come “voleva superare il record di Baumgartner” oppure “ora è letame per piante” dimostrano in maniera inconfutabile come sia difficile, se non impossibile, fare capire alle persone che il male chiama male. Alcune amiche sono intervenute ricevendo solo insulti e parolacce. Anche Talita Leite ha risposto agli amministratori ed a chi fa il grosso dietro ad un profilo forse falso.

PAROLE SENZA PESO –“Io sono la sorella di Carolina -queste le parole di Talita- e credimi si vede che non l’hai minimamente conosciuta per permetterti di giudicare il suo carattere! O come sarebbe stata da grande! Per tua informazione l’ha fatto proprio per la cattiveria di persone come te! Idiota!!!”. Ed è questo il punto. Qualcuno ha accusato Carolina di essere voluta crescere troppo in fretta, ma come si puo’ pretendere che una ragazza di 14 anni possa automaticamente comprendere da sola fino a dove si estende il male?

CATTIVERIE GRATUITE – Carolina molto probabilmente è stata uccisa da queste cattiverie gratuite ma il fatto che continuino in maniera irrispettosa nonostante la sua morte dimostrano come in realtà non si impari nulla e che non vi sia rispetto per chi è rimasto schiacciato. La famiglia ha deciso di non reagire, ha mantenuto il massimo riserbo sulla faccenda, ha cercato di difendere l’onore della ragazza con compostezza ed educazione. E la stessa Carolina li ha scagionati nei suoi bigliettini proteggendo in special modo il papà, forse visto come possibile colpevole della sua crisi a causa del trasferimento da Oleggio a Novara. Invece non sopportava i commenti degli esterni, di chi non conosceva, di quelli che non sentono la responsabilità delle parole e che insultano certi di farla franca perché “forti” e “sicuri”. Un po’ come discutere con un asino che raglia.