L’ambulanza in panne spinta dagli operatori
18/08/2015 di Redazione
L’ambulanza spinta dagli operatori nel caldo di agosto a Roma: sarebbe una scena da film, se non fosse tristemente vera e documentata dalle cronache. Siamo in zona Monti Tiburtini, periferia est della Capitale; il mezzo di soccorso è in panne, gli operatori scendono, provano a farlo ripartire, ma non c’è niente da fare: allora l’unica strada possibile è quella di spingere. I quattro addetti si rimboccano le maniche fra gli sguardi sconcertati della popolazione che non sa bene se dare una mano o limitarsi a scattare fotografie dell’acccaduto.
L’AMBULANZA SPINTA DAGLI OPERATORI NEL CALDO DI AGOSTO
Sulla cronaca di Roma del Messaggero Laura Bogliolo e Alessia Marani raccontano la storia.
Un’ambulanza spinta a mano dalla sua equipe, quattro operatori (due uomini e due donne) che a testa china si improvvisano meccanici e provano a far ripartire il mezzo, fermo, bloccato in un angolo di periferia, mentre c’è chi affacciato alle finestre sorride, un po’ per disperazione, un po’ perché a qualcuno quella scena bizzarra adocchiata ieri mattina su via dei Monti Tiburtini sembra proprio il fotogramma di un film. «Ma tu guarda come siamo ridotti…» borbotta un’anziana. Perché l’immagine è senza dubbio grottesca, c’è chi pensa davvero che si stia girando un film, ma di ciak non c’è traccia. (…) Molti sono rimasti a guardare, basiti, sconvolti, e hanno scattato foto, tra risate trattenute («dai sembra brutto… quei poracci stanno faticando») mentre qualcuno invece si è lasciato prendere da un po’ di preoccupazione «perché quello è un servizio di emergenza… pensa se stavano trasportando qualcuno».
Dall’Ares 118 fanno sapere che “non si tratta di un mezzo” del soccorso pubblico, forse è quello di una cooperativa privata perché “dai dati della centrale operativa non risultano mezzi fermi per guasto meccanico tra quelli impegnati nell’attività di soccorso”.
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Ma il problema, come dimostrano i dati a disposizione e i racconti dei rappresentanti dei lavoratori, è atavico e coinvolge tutta l’organizzazione del soccorso sanitario nel Lazio. La Regione ha pubblicato un bando per l’acquisto di quasi cento mezzi nuovi, ma nessuno si è presentato per fornirli.
La Regione Lazio da tempo sta cercando di rinnovare il parco auto dell’Ares 118 per cercare di assicurare un servizio più efficiente. C’è la corsa contro il tempo per l’avvio del Giubileo della Misericordia che partirà l’8 dicembre e che prevede (sono stime) l’arrivo di milioni di pellegrini. Pochi mesi fa la Regione ha emesso un bando per l’acquisto di nuove vetture: 45 subito e 45 in seguito. L’importo dell’appalto è di 3 milioni e 471 mila euro come stabilito nella delibera di aprile. Ma il bando è andato deserto e la Regione a luglio ha indetto una «nuova procedura ristretta accelerata per la fornitura di 45 ambulanze per l’Ares 118 a seguito di gara deserta»
Così, a servire i cittadini del Lazio, rimangono solo gli inadeguati mezzi in dotazione agli ospedali della regione; secondo i sindacati, i disagi sono all’ordine del giorno.
Ci sono le ambulanze del servizio pubblico, quelle della Croce Rossa e quelle di vari servizi privati. E i guasti capitano, spesso. C’è chi parla di problemi “congeniti” con le batterie, chi di «mezzi del 2007 che hanno già fatto 200 mila chilometri» dice Cristina Girardet, delegata Rsu del 118 dell’Usb. «Il problema molto spesso è la mancata manutenzione, i guasti purtroppo capitano spesso» spiega Stefano Barone, segretario amministrativo provinciale del Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche.
Copertina: Wikimedia Commons