Lauryn Hill torna in Italia, la recensione del concerto all’Auditorium
14/07/2015 di Alessio Barbati
Gli italiani, si sa, sono un popolo di gente calda e passionale. Ma ci sono almeno due cose che proprio non riescono a fare: tenere la destra su scale e tappeti mobili e battere le mani a tempo ai concerti. Ebbene, Lauryn Hill è riuscita in una delle due imprese ma, se volesse, siamo sicuri che riuscirebbe a portare a casa entrambi i record. Un Auditorium gremito come non si vedeva da tempo, ha garantito degna accoglienza alla reginetta del neo-soul, che ha ricambiato il suo pubblico spaziando dal rap al raggae e dal soul all’R&B.
Un inizio tranquillo, ha visto Ms Lauryn Hill in veste acustica scaldarsi con i brani del suo disco unplugged. Ben supportata dalla sua band la ragazza prodigio di East Orange ha incantato tutti con I Gotta Find Peace of Mind e Mr. Intentional. Lauryn Hill seduta su una sedia, cappello e chitarra in mano, non ha smesso per un secondo di “dirigere” gli undici musicisti, il pubblico, e il povero fonico, che non dimenticherà facilmente le continue richieste, a volte incomprensibili, della cantante. Difficile dire se le direttive insistenti dell’artista fossero dettate dall’amore per la perfezione o dalle ferite non ancora rimarginate di una vita complessa, fatto sta che il risultato è stato onesto con le aspettative, già alte.
Seconda parte del concerto decisamente in discesa. Lauryn Hill non riesce più a stare seduta e si libera del peso della sedia, così come il pubblico aveva fatto da tempo, sfidando le regole dell’Auditorium. I successi dei Fugees bastano di per sé a rendere il tutto più scorrevole, da Fu-gee-la a Ready Or Not, per concludere con una sentita Killing Me Softly. Due ore di concerto non hanno fatto mancare i brani più belli del suo (unico) disco capolavoro che le aveva assicurato 11 nomination e 5 Grammy, per la prima volta nella storia.
Con Last Ones, Ms Lauryn Hill ha sfoggiato una padronanza dei ritmi sincopati del rap dimostrando di non aver nulla da invidiare a Busta Rhymes, per dedicarsi poi ad un lungo omaggio a Bob Marley. Da Jammin’, eseguita in medley con Master Blaster (Stevie Wonder), a Is This Love e Could You Be Loved, fino ad uno splendido tributo a Nina Simone con una toccante I’m Feeling Good. Un finale squisito, con il pubblico ormai in piedi sulle sedie ha visto Ms Hill ruggire To Zion e concludere con una versione “danzata” di Doo Wop.
Un concerto completo, appagante e divertente, val bene il prezzo del biglietto (non proprio popolare) e fa dimenticare ai fan la delusione del 2013 quando l’artista non potè esibirsi per alcuni problemi con la giustizia. Oggi Ms Lauryn Hill è tornata in tutta la sua potenza, ben conscia degli scheletri nell’armadio e di un’inquietudine che non sembra avere intenzione di abbandonarla. Qualcuno se ne è accorto durante il concerto, ma la vera pazzia sarebbe non fare il bis il prossimo 20 luglio a Lucca.
[Foto Copertina: Ansa]