L’inviato delle Iene Matteo Viviani ha raggiunto la Spagna per capire cosa accade nell’ambito delle droghe leggere. Ecco il resoconto del suo viaggio nel mondo delle cannabis.
SPAGNA E CANNABIS – “In Spagna viene prodotto il 70% della marijuana che viene venduta in tutta Europa” spiega Matteo Viviani e ci fa conoscere Franco, manager Green House, che spiega che sono i Social Cannabis Club: gruppi di persone che amano fumare cannabis si riuniscono e delegano qualcuno che la coltiva per tutti ma solo per consumo personale. Il sistema è assolutamente legale in Spagna perché il consumo è permesso e solo nel centro di Barcellona ci sono 70 club. I locali sono privati ma per accedere basta compilare un modulo in cui si dichiara di voler rispettare le regole: né spacciare, né fornirla alla criminalità organizzata che la vende per strada. C’è molta tolleranza per il consumo di droga leggera in Spagna e i Cannabis club spuntano ovunque “soprattutto in luoghi strategici” spiega Viviani che ne mostra uno dietro a un grande supermercato: “I soci possono utilizzare il parcheggio a scrocco”. L’entrata non è mai diretta e visibile a tutti perché i circoli sono privati e per accedere si deve mostrare la tessera alla camera del citofono. Viviani riesce ad entrare, ecco come si presenta il mondo di un Social Cannabis Club mentre qui è possibile rivedere l’intero servizio.
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SOCIAL CANNABIS CLUB – L’interno è bianco e bisogna prendere un numeretto come nella sala d’attesa di uno studio medico. Sotto il vetro del bancone è possibile visionare i prodotti: “Cannabis, olio di cannabis ma anche pasticcini” e così via. Viviani incontra Mikel, il presidente del club che spiega che la tessera è necessaria e spiega se la modalità è “terapeutica o ludica” e l’85% dei tesserati è ludico. La lista dei soci è privata e la polizia può richiederla solo dietro mandato. Attualmente ci sono 550 tesserati ma Mikel vorrebbe averne almeno 2mila o 3mila per “il progetto che ha in mete”. “I tesserati possono consumare ogni mese un massimo di 60 grammi ma siamo attorno ai 20/40 grammi” spiega Mikel che ammette di superare la media: “Due o tre grammi al giorno” perché vuole provare “bei momenti con gli amici” anche se “si dimentica troppe cose”. I club limitrofi hanno un diverso numero di membri: si parte da dieci ma si può arrivare anche a 500 membri e Viviani chiede: “Posso fare la tessera anch’io?” e Mikel risponde: “Sì, sei amico di Franco”. Il procedimento richiede dieci minuti, Mikel scannerizza il documento, richiede dati personali e chiede quanti grammi consuma abitualmente. Una volta fatta la tessera, Viviani può partecipare alle attività del club: “Fumare uno spinello, bere un caffè, leggere un libro, andare su internet” ma niente alcol perché qui è vietato. I soci non possono avere meno di vent’anni perché “La mente è ancora nel periodo della formazione” spiega Mikel.
COSA SI FA NEL CLUB – “Soprattutto in America, si sta diffondendo il consumo delle estrazioni, concentrati di resina molto potenti che arrivano anche al 90% di THC, il principio attivo della pianta” dice Viviani e Mikel spiega che “Per fare un grammo di estrazione, ci vogliono circa 12 grammi di marijuana, un grammo di marijuana costa 5, 6 euro mentre un grammo di estrazione 50 euro”. Viviani fa fare un test a Mikel dopo che ha fumato: “100 per i mesi di un anno meno i nani di Biancaneve” e Mikel risponde subito: “1.193”. Insomma, questo mostra come Mikel sia ancora in grado di ragionare dopo aver assunto l’estrazione ma sottolinea: “No, però se stai tutto il tempo a fumare, una dopo l’altra anche questa ti sballa”. Qui tutti conoscono i confini, nel club sono di passaggio anche lavoratori che consumano prima di andare a lavorare. Mikel spiega a Viviani come si fa l’hashish in modo artigianale: “Abbiamo delle scatole grandi, le copriamo con una tela che lascia passare la resina, ci appoggiamo sopra la marijuana e copriamo tutto con dei teli di plastica e con dei bastoni di legno iniziamo a dare colpi ma più vai avanti e peggiore è la qualità”, in pratica i colpi determinano la qualità del prodotto che si possono anche mischiare per il gusto dei consumatori. La qualità migliore indica anche quanto è forte: la prima qualità “toglie le energie perché ti lascia troppo rilassato” dice Mikel.
FUORI DAI CLUB – La Polizia ha molta tolleranza ma solo se il consumo avviene nei locali perché “se ti beccano fuori non è la stessa cosa” commenta Viviani. “Gli agenti hanno trovato tre persone con in tasca un grammo a testa e mi hanno denunciato come se fossi io la persona che ha venduto cannabis a queste persone” dice Mikel ma “Non è vero perché noi siamo 550 coproprietari di tutto quello che l’associazione possiede, qui non si vende e non si compra niente”. Mikel lavora insieme a dieci persone e tutti hanno un contratto regolare e pagano le tasse però non pagano l’IVA perché non c’è una vendita. Viviani e Mikel raggiungono una serra dove ci sono piante di ogni tipo che vengono fatte crescere sotto led appositi, con una temperatura adeguata e a acqua che arriva a comando. “Quando le piante a testa in giù sono secche, il processo di lavorazione è molto semplice: si tagliano le foglie più lunghe, poi si mettono in alcune casse e sono pronte per raggiungere il club” dice Mikel che aggiunge: “La pianta della marijuana è come il maiale: ‘Non si butta via niente'”. Viviani si sposta e raggiunge Barcellona dove c’è marcia a favore della regolamentazione della marijuana e l’attivista AIREM Albert spiega: “Speriamo di ottenere la regolamentazione perché non facciamo niente di male”. Al centro di Barcellona, c’è un club aperto da un ragazzo di Padova e gestito da una donna: “I tesserati devono avere più di 21 anni, l’ambiente è molto famigliare e nel raggio di un chilometro ce ne sono altri sette o otto. Attualmente i membri sono mille, raggiunti a cinque mesi dall’apertura”, tutto procede bene con la legge e non ci sono problemi.