Papa Francesco e l’accusa dei documenti sulla dittatura

Categorie: Senza categoria

Horacio Verbitsky ha pubblicato un memo del ministero degli esteri del 1979 che cita esplicitamente Bergoglio come fornitore delle informazioni che hanno portato alle prime accuse nei confronti di Jalics e Yorio

Il giornalista che aveva indagato sulla dittatura argentina e inchiodato l’allora Bergoglio non ci sta a passare per un fissato e pubblica i documenti che accusano il nuovo Papa.



UN GIORNALISTA – Horacio Verbitsky è un giornalista stimato e dalla buona reputazione, che negli anni successivi alla dittatura ha dato il suo contributo a portare alla luce la verità di quei terribili anni argentini. Anni nei quali la chiesa e la dittatura andavano a braccetto con la benedizione del Vaticano, che gratificherà nel 1981 il generale Galtieri con una visita di Giovanni Paolo II, che non si farà mancare neppure la benedizione a domicilio di Pinochet.

COSA DICONO DI LUI – Nelle inchieste di Verbitsky emergeva anche il nome di Bergoglio, coinvolto in una vicenda nella quale è stato accusato di aver venduto due sacerdoti alla dittatura, mentre lui ha sempre sostenuto il contrario. Il nuovo Papa secondo gli argentini che lo accusano è un grosso ipocrita. Lo dice anche Perez Esquivel, oggi arruolato tra quanti lo scagionano, ma che si può ancora ascoltare su YouTube mentre alla televisione argentina esprime un’opinione diametralmente opposta sul nuovo Papa. Lo dicono le Madri di Plaza de Mayo, che lo accusano di non aver sostenuto nemmeno la richiesta di giustizia per i 150 sacerdoti uccisi dalla dittatura insieme alle decine di migliaia di argentini sospettati di essere sovversivi e per questo torturati e liquidati brutalmente, ai quali non ha mai dedicato una parola. Ma per il Vaticano sono solo calunnie.



DALLA PARTE DEL REGIME – In quegli anni la chiesa benediva le armi del regime e i giornali riferirono almeno in un paio d’occasione di un Bergoglio che esaltava il ruolo di difesa della patria dei militari. Ma i giornali erano controllati dal regime e la chiesa argentina dice che no.  Bergoglio disse invece una volta, nel corso di un processo alla dittatura che no, non aveva mai saputo della storia della isola “El Silencio”, una proprietà della chiesa che era passata ai militari e dove sono stati nascosti e torturati decine di persone che la commissione interamericana per i diritti dell’uomo cercava di rintracciare nelle strutture di detenzione ufficiali. Disse che sì, aveva parlato con Verbitsky, ma non della proprietà di El Silencio. Così ieri Verbitsky ha mostrato un foglietto scritto di proprio pugno dal nuovo Papa nel quale indicava al giornalista gli estremi catastali della proprietà, prima di quella disgraziata udienza. Perché Bergoglio ha mentito? Perché El silencio passa nelle mani di un prestanome dei militari e poi torna alla chiesa? Quali sarebbero le calunnie anticlericali?



IL DOCUMENTO GOVERNATIVO – In più Verbitsky ha pubblicato un memo del ministero degli esteri del 1979 che cita esplicitamente Bergoglio come fornitore delle informazioni che hanno portato alle prime accuse nei confronti di  Jalics e Yorio, due sacerdoti sottoposti alla sua autorità di superiore dei gesuiti che il memo dice accusati da Bergoglio di essere associati ai guerriglieri. Bergoglio ha sempre negato il fatto e anzi raccontato una fantasiosa versione nella quale lui è l’eroe che ha salvato la loro vita. Ma sia Jalics che Yorio negli anni ribadiranno a più riprese la versione confermata da quel documento. Oggi il primo ha consumato la “riconciliazione” con Bergoglio, un sacramento nel quale si “perdona il prossimo di cuore per le offese subite” e non parla più della sua testimonianza, che ha già affidato in passato ad altri. Yorio è morto nel 2000, ma è evidente che se Bergoglio fosse stato quell’eroe che si è raccontato, non sarebbe stata necessaria alcuna riconciliazione don Jalics e lo stesso non avrebbe messo nero su bianco l’accusa di averli consegnati con false accuse alla dittatura.

LE AUTOREVOLI CONFERME – Verbitsky non è l’unico autore che si sia esercitato sul tema della collusione tra chiesa e dittatura ovviamente la sua ricerca e non si può accusare di essere minata da un suo particolare anticleracalismo, meno che mai al suo essere ebreo come subito gli immancabili razzisti molto cattolici hanno ventilato. Lo stesso generale Videla spiegherà poi che i “desaparecidos” erano la forma politicamente accettabile di perseguire il massacro senza perdere il sostegno della chiesa e del Vaticano. La sparizione, l’apparente assenza di morti e di tombe o di fosse comuni costituirono la condizione per non perdere il sostegno del Vaticano. Che sapeva fin da subito, non solo per le strette frequentazioni dei vertici ecclesiastici con quelli della dittatura, ma soprattutto perché i cappellani militari furono in prima linea a sostenere i buoni cristiani chiamati a torturare e poi buttare nell’oceano i loro vicini di casa, almeno quelli che qualche problema di coscienza se lo mettevano. Come dice Videla: “Il rapporto con la chiesa cattolics fu eccellente, molto cordiale, sincera e aperta”. Ma con gli altri argentini la chiesa di Bergoglio non è stata per niente aperta, nemmeno quando le dittature sono diventate un ricordo lontano.

NON È STATA LA PAURA – E quando la dittatura è finita e con essa è finita la guerra sporca (“Guerra sucia“) del terrorismo di stato, Bergoglio è diventato il capo della chiesa argentina continuando a negare e a mentire sul suo passato. E ha continuato a proteggere la dittatura, negando l’aiuto della chiesa argentina alle vittime della dittatura e ai loro parenti. Una circostanza facilmente verificabile perché a parte la pubblica richiesta di perdono della chiesa argentina nel 2000, non c’è stato niente.

PERDONO PER COSA? – Ma per cosa ha chiesto scusa Bergoglio che si è sdraiato a terra insieme ai suoi preti? E cos’ha fatto la sua chiesa per rimediare a un male tanto grande da costringerla a prostrarsi?È un segreto di Pulcinella, la chiesa reazionaria e visceralmente anticomunista stava con la dittatura e con quella chiesa ci stava Bergoglio, che da tutti è sempre stato descritto come un conservatore reazionario e rigido. Alla fine della dittatura Bergoglio, diventato capo della chiesa argentina, continuò a stare dalla parte dei torturatori, anche se gli fu necessario chiedere scusa al popolo argentino. Oggi buona parte del popolo argentino ha preferito incassare il presunto onore della scelta papale, ma altri non ci stanno a passare per bugiardi o calunniatori perché la stessa cricca vaticana che sosteneva Videla e Pinochet oggi ha scelto Bergoglio come Papa e per di più cerca di presentarlo agli occhi dei fedeli come un novello San Francesco, che però non ha mai mandato alla tortura i suoi monaci e che al soglio di Pietro Roma non ci sarebbe mai arrivato, probabilmente perché non era abbastanza ipocrita e mancava del necessario pelo sullo stomaco.