Le rivelazioni di Totò Riina sulla bomba che uccise Paolo Borsellino

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Il boss di mafia rivela che il telecomando dell'autobomba era nel citofono della casa della madre del giudice

Il telecomando usato per la strage di via D’Amelio, in cui il 19 luglio 1992 perse la vita Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta, sarebbe stato piazzato nel citofono dell’abitazione della madre del giudice antimafia, cui si era recato a fare visita. A rivelarlo è stato lo stesso Totò Riina, che ne avrebbe parlato a un altro detenuto, Alberto Lorusso.



Il capomafia Totò Riina

«BORSELLINO HA AZIONATO LA SUA BOMBA» – Alberto Lorusso, spiega Salvo Palazzolo su Repubblica, è il «compagno di socialità» di Riina e i due trascorrono insieme l’ora d’aria: la rivelazione sul telecomando azionato dal citofono fa parte di una serie di intercettazioni dei dialoghi avuti tra i due nei mesi scorsi che sono stati quasi interamente trascritti dagli uomini della Dia:

Il capomafia ha un tono compiaciuto quando descrive la scena a Lorusso. Paolo Borsellino, citofonando alla madre, avrebbe azionato la bomba piazzata dentro la Fiat 126, la bomba che non lasciò scampo al magistrato e ai cinque poliziotti della scorta.



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LA TELEFONATA AL 113 CHE ANNUNCIAVA LA STRAGE – I misteri sulla strage di Via d’Amelio, comunque non sono ancora del tutto svelati: compreso quello della telefonata che, riferisce Palazzolo, sarebbe arrivata al 113 avvisando gli agenti che di lì a poco, sarebbe esplosa una bomba. Il nastro della registrazione della chiamata, tuttavia, è irreperibile e i pm di Caltanissetta e Palermo ipotizzano che il quadro dietro la morte del giudice Borsellino possa essere ancora più grande:

[…] Chi era allora l’uomo che tentò di evitare un’altra strage? E perché lo fece? Forse, un rimorso dell’ultima ora? I pm di Caltanissetta e di Palermo sperano ancora che si possa aprire una breccia fra chi, dentro le istituzioni, conosce la verità su quella terribile stagione delle bombe.

(Photocredit: LaPresse)