Aydin Kantar ha trascorso ottanta giorni accanto al proprio figlio, un soldato dell’esercito turco, finito in coma e poi deceduto a causa del “trattamento” ricevuto da altri uomini in divisa. L’uomo sa che i responsabili della morte di Ugur sono ancora molto lontani dall’affrontare un processo, ma sa anche cosa è stato costretto a subire suo figlio: una serie di torture perpetrate all’interno del secondo esercito più grande della NATO
TUTTO È SEGRETO – L’esercito turco è fermo all’epoca della Guerra Fredda – spiega la giornalista Lale Kemal, specializzata in relazioni tra popolazione civile ed esercito, che ha seguito un processo contro l’esercito ad Ankara – La leva militare non è ancora entrata nel XXI secolo. Si tratta di un ambiente dove tutto è segreto e cio permette il perpetrarsi di gravi abusi. Ma a fronte di battaglie politiche maggiori, questa rimane un affare interno all’esercito stesso”.
LEGGI ANCHE: L’uomo che spara alla figlia in piazza
ATTI DI NONNISMO E TORTURE – “Nessuno sa quanto siano diffusi gli abusi – spiega Tolga Islam, a capo del gruppo Soldier Rights’ Platform – Eppure il nostro gruppo non riesce a tenere il passo con le segnalazioni”. Soltanto negli ultimi due anni, il gruppo ha documentato 1,399 casi di maltrattamento, dai piccoli atti di nonnismo fino ai casi più gravi, come quello di Ugur. Il quaranta percento delle denunce riguarda atti di violenza fisica subita dai superiori o dai commilitoni più anziani”. Il sistema militare, tuttavia, è progettato per proteggere se stesso: “Un soldato può denunciare un abuso solo con il diretto superiore dell’ufficiale che lo ha maltrattato – spiega l’ex giudice militare Umit Kardas – E questo superiore, in genere, è già a conoscenza del maltrattamento. Il sistema è fatto per proteggere la carriera degli ufficiali”.
I TESTIMONI – Aydin, però, non si arrende. Così come non si arrendono i famigliari dei soldati che, pur di sottrarsi agli abusi, si sono tolti la vita. Lo scorso anno il padre del soldato ucciso dalle torture dei suoi commilitoni ha testimoniato davanti alla commissione parlamentare della Turchia che ha deciso di chiudere la prigione militare dove Ugur e altri soldati sono stati torturati. “Ma una cultura di impunità vecchia di decenni non si sradica con la chiusura di un edificio” – ha concluso Tolga Islam.
(Photocredit, immagini di repertorio: Getty Images)