Così hanno torturato la legge sulla tortura
17/05/2017 di Redazione
Quella che oggi ha ottenuto il via libera al Senato e passa all’esame della Camera dei deputati per l’approvazione definitiva è una legge sulla tortura che ridimensiona il reato rispetto al disegno di legge originario elaborato dalle associazioni Antigone e da A Buon Diritto Onlus, e fortemente voluto da Amnesty International. La proposta presentata ad inizio legislatura (primo firmatario il senatore Pd Luigi Manconi, oggi a Palazzo Madama presidente della Commissione Diritti Umani) sostanzialmente riproduceva la definizione di tortura presente nella Convenzione delle Nazioni Unite del 1984. Il delitto da introdurre nel nostro ordinamento veniva dunque definito come un delitto proprio, ovvero commesso da un pubblico ufficiale o da un incaricato di servizio pubblico. E non come un delitto generico. Ma oggi al Senato, nel testo unificato, a larga maggioranza è stato approvato qualcosa di diverso.
LEGGE TORTURA, REATO RIDIMENSIONATO
A denunciarlo è stato proprio Manconi, che non ha partecipato al voto e parla ora di «brutto testo». «La scelta di non votarlo – ha dichiarato – è per me particolarmente gravosa visto che del ddl che originariamente portava il mio nome non rimane praticamente nulla». «Innanzitutto – spiega Manconi – il reato di tortura viene definito comune e non proprio, come vogliono invece tutte le convenzioni internazionali dal momento che si tratta di una fattispecie propria dei pubblici ufficiali o degli incaricati di pubblico servizio. Derivante, quindi, dall’abuso di potere di chi tiene sotto la propria custodia un cittadino. Inoltre, nell’articolato precedente, si pretendeva che le violenze o le minacce gravi fossero ‘reiterate’. Questa formula è stata sostituita nel testo attuale da ‘più condotte’». Ciò significa che il singolo atto di violenza brutale potrebbe non essere punito. Ma non solo. Il testo passato al Senato prevede, perché vi sia tortura, che ci sia un verificabile trauma psichico. «Ma i processi per tortura – dice ancora Manconi – avvengono per loro natura anche a dieci anni dai fatti commessi». Insomma, «come si fa – è la domanda del senatore – a verificare dieci anni dopo un trauma avvenuto tanto tempo prima?».
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LEGGE TORTURA, RISCHIO INAPPLICABILITÀ
Il dato politico sarebbe dunque quello di una scarsa volontà delle forze parlamentari a perseguire in maniera netta la violenza intenzionale dei pubblici ufficiali ai danni di persone a loro affidate. Una posizione condivisa anche da Antigone e Amnesty, che in un comunicato congiunto hanno fatto sapere di ritenere che la legge approvata oggi sarebbe «difficilmente applicabile». «Il limitare la tortura ai soli comportamenti ripetuti nel tempo e a circoscrivere in modo inaccettabile l’ipotesi della tortura mentale – dicono le associazioni – è assurdo per chiunque abbia un minimo di conoscenza del fenomeno della tortura nel mondo contemporaneo, nonché distante e incompatibile con la Convenzione internazionale contro la tortura». «Con rammarico – si legge ancora nella dichiarazione – prendiamo atto del fatto che la volontà di proteggere, a qualunque costo, gli appartenenti all’apparato statale, anche quando commettono gravi violazioni dei diritti umani, continua a venire prima di una legge sulla tortura in linea con gli standard internazionali che risponda realmente agli impegni assunti 28 anni fa con la ratifica della Convenzione».
E duro è stato anche il giudizio di Sinistra Italiana, formazione che si è sempre battuta per l’introduzione del reato. La senatrice Loredana De Petris, presidente del Gruppo Misto, ha parlato di limiti della legge «tanto evidenti che persino la destra, dopo averla combattuta a spada tratta, ha votato a favore perché cosciente di averla di fatto vanificata». «Con una legge simile, gli appigli per la difesa saranno infiniti. La legge c’è sulla carta, ma sarà del tutto inutile nei tribunali».
LEGGE TORTURA, GOVERNO SODDISFATTO
Tutt’altro giudizio arriva invece dagli esponenti di governo e maggioranza. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando si mostra soddisfatto: «Oggi è stato compiuto un passo decisivo per l’introduzione del delitto di Tortura nel nostro ordinamento». «Ora l’auspicio è che la Camera approvi in tempi rapidi e in via definitiva la legge, colmando cosi un vuoto normativo molto grave». «Molti – ha detto la senatrice Dem Monica Cirinnà, anche lei firmataria di uno dei ddl approvati in un testo unificato – sono i casi in cui questo reato può essere posto in atto, è avvenuto contro anziani, bambini, portatori di handicap, ma anche contro soggetti, per esempio, sequestrati o assoggettati dalle organizzazioni criminali e mafiose». E i pubblici ufficiali? «Particolare attenzione – afferma Cirinnà – è stata poi posta al fine di non ostacolare l’attività delle forze dell’ordine, ma allo stesso tempo si è voluto fare chiarezza affinché non vi possano essere comportamenti che prevarichino la legge».
Il disegno di legge ha ricevuto il via libera dal Senato con 195 sì, 8 no e 34 astenuti. Il provvedimento era già stato approvato dal Senato una prima volta il 5 marzo del 2014, poi dalla Camera il 9 aprile del 2015. Ora torna ora a Montecitorio perché nuovamente modificato.
(Foto: ANSA / CLAUDIO PERI)