L’era del porno 2.0

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Indagine sull'adattamento tecnologico dell'antica arte

Tira più il social network che un dvd hard comprato in edicola. Come sopravvive la pornografia nell’era della condivisione gratuita?



IL CASO – Bill Tancer, general manager di Hitwise, nel libro “Click: What millions of people are doing online and why it matters” riflette sulla quantità di tempo che i giovani passano on-line ma incredibilmente i social network battono in classifica perfino il porno.

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Tancer ha basato la sua teoria sulle statistiche di ricerca e quelle dedicate al porno  hanno perso inevitabilmente il trofeo passando dal 20% del totale al 10%. La fascia di età compresa tra i 18 e i 24 preferisce Facebook, insomma oppure hanno solo salvato tra i preferiti i loro siti del cuore.

ECOCARDIOGRAMMA DEL GENERE – Il 4° Rapporto Eurispes del 2004 aveva evidenziato una crescita esponenziale del mercato: “Le strategie mercantili di punta – si legge nel rapporto, giunto alla quarta edizione e presentato con il patrocinio del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali – non si pongono più come obiettivo quello di impinguare e diversificare l’offerta di pornografia al fine di allargare la cerchia dei consumatori, come avveniva negli anni Settanta e Ottanta, bensì quello di fornire ai consumatori, ormai stabilmente conquistati, una sorta di accudimento 24 ore su 24 ovunque si trovino e attraverso tutti i mezzi di comunicazione, quelli tradizionali e quelli tecnologicamente più avanzati, di cui essi dispongono. Un tipo di evoluzione che nel 1984 era assolutamente impossibile pensare”. A favorire l’evoluzione sarebbe stata anche l’avanzata proposta dal mercato tecnologico, al 2004 si contava un fatturato di 993 milioni di Euro, triplicato rispetto ai 312 milioni del 1987. L’analisi ha tenuto conto anche del fatturato dei sexy shop, dei siti web commerciali, delle riviste e Pay tv. E oggi come sta il porno?

DATI ALLA MANO –  Il settore del porno non conosce crisi, nel 2006 sfiorava i 97 miliardi di dollari, alcuni studiosi hanno tenuto d’occhio il fenomeno. Vengono dall’Università degli Studi di Udine e da due anni si occupano di Porn Studies, inteso non solo come genere cinematografico ma anche “come prodotto culturale capace di veicolare, al di là del sesso, messaggi sociali e politici” ha raccontato Andrea Petrucci su Il Mucchio di Aprile. L’obiettivo dei tre accademici e dei porn studies è quello di creare una Google Maps del sesso in modo tale da creare una cartografia per analizzare differenze e similitudini tra i film del genere di tutto il mondo. Rilevante l’esperienza del re degli imprenditori del porno, Thylmann ha all’attivo 50 milioni di fatturato:



“I numeri del suo impero parlano da soli. Secondo alcune stime il fatturato delle aziende riconducibili a Thylmann non scende al di sotto dei 50 milioni di dollari l’anno. Ammonterebbe a 140 milioni la spesa degli ultimi anni per assicurarsi i servizi hot del web più promettenti. Sarebbero, infine, più di 60milioni gli utenti che quotidianamente si connettono ai portali dell’impero hard. Mille le persone impiegate in sedi sparse nei diversi continenti, da Montreal a Los Angeles, da Nicosia al Lussembrugo. Tutto comincia una quindicina d’anni fa, quando il 17enne Fabian comincia a programmare raccogliendo statistiche del traffico in rete. Ben presto viene arruolato per ottenere informazioni sulle visite dei siti porno. Fonda la sua prima sturt up, la Too Much Media, che offre agli inserzionisti informazioni preziose per piazzare al meglio i loro banner pubblicitari. Sarà proprio quella azienda a cominciare a rastrellare le pagine web più profittevoli, come quelle di PrivateAmateur, acquisto realizzato nel 2006. Il boom è accompagnato dalla fortunata intuizione di permettere agli utenti di condividere con tutto il mondo in pinea libertà i propri filmati, proprio come avviene con YouTube. L’ascesa di Thylmann è stata esponenziale. La consacrazione arriva nel 2010, con l’acquisto di Xtube.com e Webcams.com. La sua azienda, la Marwin, fondata nel 2007, e che ha sede in Lussemburgo, è proprietaria di siti frequentatissmi come Youporn.com, Pornhub.com, Tube8.com, Spankwire.com, Extremetube.com, Keezmovies.com, che consentono la libera visualizzazione di filmati hot. Ma controlla pure di portali dove l’accesso ai contenuti hard è possibile solo dietro iscrizione e a pagamento, come Brazzers.com, Mofos.com, Mydirtyhobby.com. Come a dire: l’offerta della galassia Thylmann tenta di soddisfare anche i navogatori più esigenti.

IL PORNO È UNA COSA SERIA – Il porno è una cosa seria e comporta anche rischi del mestiere, se vi piace condividere le prestazioni di Siffredi su youtube, sappiate che il Rocco nazionale ha donato anche a voi parte del suo corpo:

“Ho i legamenti del ginocchio trapiantati, e poi vari pezzi di sintesi nella schiena, alla clavicola, alle spalle, al polso… Certe posizioni creano degli scompensi pazzeschi all’anca e quindi alla colonna vertebrale. Tutto per metterti a favore di telecamere…. In più mi è partito l’occhio destro, vedevo tre donne al posto di una… ho fatto un trapianto di cornea da cadavere…”

Nel porno nessuno si prende cura di te come avviene nel cinema ha tuonato l’attore:

“Sul set non mi risparmio. Ho girato scene assurde, appeso a un elicottero, a 10° sotto zero. Perché il porno non è come il cinema, nessuno ti scalda il pavimento per farti sentire a tuo agio”, spiega Siffredi che quanto al tempo libero dal lavoro racconta: “Quando voglio calmarmi corro o vado in moto, che è la mia seconda passione dopo le donne. Soprattutto cross, perché amo il fango. Ma mi piacciono anche kite, wakeboard, tutti gli sport estremi. E per tenere la testa impegnata mi sono pure messo a fare modellismo”

L’IMPATTO SUL WEB – Secondo una ricerca effettuata da Optenet, nel 2010 il materiale pornografico è cresciuto sul web del 17% e oggi rappresenta il 37% del totale dei contenuti internet. L’analisi di Online Mba ha evidenziato la presenza del 12% di siti porno, l’8% è contenuto in e-mail porno, e il 35% dei download ha contenuto pornografico. E la sfera social? Da Badoo arriva la risposta: un utente su tre ammette di usare i social network per cercare la propria metà o una scappatella. Gli iscritti di Twitter non si vergognano di seguire Youporn entrato di merito nella classifica dei 100 siti più visitati di tutto il Web. C’è contraddizione perché le statistiche rivelano che al porno spettano solo 14, 6 minuti della navigazione pro capite. L’allarme arriva ancora da Hitwise che ha effettuato una ricerca nel Regno Unito ma che sembra riflettere la situazione degli altri paesi:

Il declino dei siti hot è evidente, si pasa dal 15% del 2006 allo scarso 8% attuale mentre i social network continuano a crescere e dal 5% salgono fino al 9,37%. Il gap è facilmente spiegabile, i siti porno hanno un’utenza maggiormente maschile mentre i social network sono fruibili da chiunque. Il porno si è attivato per cercare di inglobare al suo interno social plugin ma le regole di Facebook non consentono una pratica condivisione. E allora cosa hanno inventato le lussuriose piattaforme?

LA TROVATA – I social-porno non hanno inventato un bel niente, si sono limitati a copiare le piattaforme già note. “Pornkr” ha seguito le orme di Flickr, fa sapere Wired ironizzando sulla quantità di consonanti che avrebbe reso breve la sua esistenza. Nel 2006 è stata la volta di “Social Porn”, simile in tutto e per tutto a Digg ma chiaramente con contenuto del tutto diverso. Gli utenti potevano partecipare dicendo la loro e segnalando notizie ma anche questa piattaforma ha avuto vita breve e nel 2008 ha chiuso. “Pornterest” neanche a dirlo da dove prende l’ispirazione: a Pinterest deve tutto, perfino il nome. Wired ironizza pensando alle prossime idee:

“Cosa ci prospetta il futuro? Redquora: un social in cui chiedere tutto quello che avete sempre voluto sapere sul porno e non avete mai osato chiedere? Twittred? Per arrivare all’orgasmo in 140 caratteri? Oppure Stumbleupon? Un viaggio nell’universo del porno seguendo la serendipity del social”.

Comunque vada, la pornografia è un terreno fertilissimo e sempre pronto a distribuire i suoi frutti, ecco ad esempio l’ultimo video musicale presentato a tema. Sébastien Tellier in “Cochon Ville”, vestito da moderno profeta, tiene un concerto in una sala che improvvisamente si trasforma in Sodoma e Gomorra: dove c’è porno c’è casa.

 

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