«Questa vita mi è insopportabile. Perdonatemi». Scriveva così poco prima di togliersi la vita Marco Prato, il pr romano accusato dell’omicidio di Luca Varani che due giorni fa si è suicidato in carcere a Velletri infilando la testa in un sacchetto. Il 31enne ha scritto 12 righe in stampatello per provare a spiegare il suo gesto estremo e un post scriptum con un pensiero per il padre, che gli è sempre stato vicino durante la detenzione. Ne parla il quotidiano Il Tempo in un articolo a firma Andrea Ossino.
Nel messaggio di Prato non c’è una sola parola dedicata i parenti del 23enne narcotizzato, violentato e ucciso. Il ragazzo spiega che «il suicidio non è un atto di coraggio né di codardia, il suicidio è una malattia dalla quale non sempre si guarisce, spero che considerandolo esclusivamente come patologia, per definizione non ha connotazioni etiche come scappatoia o gesto egoistico perché è solo una malattia!». «La pressione mediatica – continua Prato nella sua lettera – è insopportabile, le menzogne su quella notte e sul mio conto sono insopportabili, questa vita mi è insopportabile. Perdonatemi». La missiva è firmata, con una sigla in corsivo. Alla fine il post scriptum per il genitore: «Assicuratevi che quando mio padre sarà avvertito ci sarà un medico o la sorella di mia madre con lui perché soffre di ipertensione e cuore!».
(Immagine via Facebook)