L’Europa contro le specie infestanti

Categorie: Economia

La Commissione Europea ha presentato una proposta di legge che va a completare la bozza "Europa 2020" per la salvaguardia della biodiversità del vecchio continente. Nascerà un elenco delle specie infestanti vietate e si chiederà ai paesi membri di proteggersi a vicenda per difendere l'ambiente

L’Europa dichiara guerra alle specie infestanti. La Commissione Europea ha infatti presentato una proposta per combattere gli animali non endemici del Vecchio Continente i quali, a causa della loro attività, costano all’Unione qualcosa come 12 miliardi di euro l’anno negli ultimi 20 anni.



La nutria, originaria del sudamerica, venne importata in Europa per la sua pelliccia. Fuggita dagli allevamenti, si è insediata nei corsi d’acqua divorando la vegetazione e favorendo la formazione di acque aperte

A SALVAGUARDIA DELL’HABITAT – Come spiega Europarlamento 24, nel nostro continente sono censite oltre 12 mila specie estranee agli habitat locali. Di queste il 15 per cento circa risulta invasivo ma il dato è in rapida crescita. E certo l’intervento di Bruxelles si è reso necessario perché la diffusione di specie invasive è, dopo la scomparsa degli habitat, la seconda causa di perdita della biodiversità nel mondo. Per questo motivo la Commissione ha pensato di predisporre un elenco di specie ritenute rilevanti a livello di Unione che dovrà essere approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio. Una volta completato l’elenco, le specie presenti saranno bandite dall’Unione. Ciò significa che sarà impossibile importarle, acquistarle, rilasciarle, usarle e venderle.

UNO SCUDO A DIFESA DELL’AMBIENTE – La proposta ora dovrà passare al vaglio del Parlamento Europeo per il voto, il quale dovrà analizzare quelle che sono le tre direttrici del disegno di legge, ovvero la prevenzione dell’ingresso di tali specie tramite controlli specifici, il preallarme e la risposta rapida per l’eradicazione in caso di insediamento iniziale, oltre la gestione delle specie già diffuse, con adozione di misure volte a limitarne i danni. L’Europa attraverso questo piano prevede di coinvolgere tutti i Paesi dell’unione così da produrre una specie di “scudo” a protezione della fauna locale evitando che un altro Paese possa involontariamente vanificare l’impegno dei vicini di casa.



 

IL TESTO DELLA COMMISSIONE – Lo spirito della legge è spiegabile con un esempio. Parliamo della lotta, da parte del Belgio, contro il Panace gigante, pianta ornamentale proveniente dal Caucaso ritenuta infestante. Se in Francia non si fa niente per limitare la diffusione del vegetale, ecco che gli sforzi di Bruxelles sarebbero vani. I vari Paesi dell’Unione dovrebbero quindi prodigarsi, da buoni vicini di casa, alla protezione della fauna degli altri membri. I documenti ufficiali aiutano a comprendere quali siano le preoccupazioni dell’Unione, anche alla luce di carenze normative riscontrate negli ordinamenti di alcuni dei Paesi membri. Le cause della presenza nel territorio dell’Unione di tali specie infestanti sono essenzialmente due, ovvero l’ingresso di piante ed animali a seguito di scambi commerciali o trasportate nei vari vettori.



SOLUZIONI DRASTICHE E NON A LUNGO TERMINE – A subire le conseguenze sono le imprese agricole, i cittadini, le autorità pubbliche, la biodiversità. E con l’aumento degli scambi commerciali, aumentano anche le specie invasive che a loro volta porteranno ad un aumento dei danni. L’Europa quindi è chiamata ad intervenire anche per attenuare il peso delle conseguenze dal punto di vista economico. Sono pochi gli Stati membri che dispongono di un quadro giuridico adeguato in materia e spesso s’interviene con provvedimenti specifici, come nel caso delle 24 tonnellate di esche avvelenate buttate sull’isola di Montecristo per eliminare la popolazione di ratti presenti. Solo che questo tipo d’atteggiamento non si presta ad una soluzione organica del problema.

La zanzara tigre comparve in Italia per la prima volta a Genova in una partita di pneumatici provenienti dall’estero.

MANCA UN CONTROLLO CAPILLARE – Bruxelles se la prende con i paesi membri anche per quanto riguarda i parassiti e gli agenti patogeni che infestano le piante, parassiti introdotti a fini di acquacultura, e quindi regolati dalle norme sull’uso delle specie esotiche. I membri dell’Ue in genere agiscono a danno avvenuto, quando l’infestazione è conclamata. Quindi non si cerca di eliminare il problema ma solo di limitarlo. A complicare maggiormente le cose il fatto che i volumi di scambio intraunionali non sono verificabili. Ciò significa che non vengono controllati i prodotti di base e non vi è un monitoraggio della circolazione transfrontaliera delle specie esotiche nell’ambiente naturale.

IL PROGETTO EUROPA 2020 – La proposta punta ad implementare il piano varato nel 2012 che prevede, entro il 2020 e chiamati appunto “Europa 2020”, il cui obiettivo è quello di garantire la biodiversità all’interno dell’Unione. Secondo l’analisi di Bruxelles condotta nel maggio 2011, un mondo pulito e privo d’infestazioni, oltre a regalare benessere spirituale, rappresenta anche una chiara occasione di business. Ogni anno l’Unione perde il 3 per cento del proprio Prodotto Interno Lordo a causa della distruzione della biodiversità. Tradotto, significa che la perdita è arrivata a 450 miliardi di euro. All’epoca il Parlamento spiegò che non ci si sarebbe mai potuto permettere una tale perdita dal punto di vista della biodiversità a causa dei suoi costi definiti “devastanti” per la società. Il progetto, che dovrà partire nel 2014, prevede la realizzazione di sei punti che aiutino a difendere la biodiversità.

La tortora dal collare orientale ha raggiunto l’Europa dalla Russia alla metà del ventesimo secolo senza sostituire altre specie. L’acido urico contenuto nelle sue feci, però, crea danni ad edifici e monumenti

SERVE UN APPOGGIO PREVENTIVO – L’Unione deve implementare quelle che sono le leggi al momento attive per tutelare la biodiversità, ed abbiamo visto che sono molto poche. Inoltre è necessario difendere gli ecosistemi oltre a creare infrastrutture “green”. Bisogna poi investire su un’agricoltura di tipo sostenibile e gestire in maniera più soddisfacente le riserve ittiche, fino a rafforzare i controlli sul possibile ingresso di specie aliene. È quindi chiaro che la proposta della Commissione va ad esaudire almeno uno dei punti previsti dalla strategia “Europa 2020”. E per questo l’Unione cerca di privilegiare un approccio preventivo, rispetto all’attuale approccio reattivo, per affrontare i problemi posti dalle specie esotiche invasive, dando priorità agli interventi più efficaci impedendo l’introduzione deliberata di specie esotiche invasive di rilevanza unionale, oltre ad eliminare i datti causati dalle specie esotiche.

LE CINQUE OPZIONI – Come si può arrivare al risultato? Attraverso cinque opzioni che classificano altrettante azioni da intraprendere. L’opzione base, o per meglio dire la “zero”, non prevede interventi ma solo una disciplina dei parassiti e degli agenti patogeni che colpiscono piante ed animali, oltre alle specie esotiche introdotte a fini di acquacoltura. Sarà inoltre possibile imporre divieti alle importazioni a titolo del regolamento sul commercio della flora e della fauna. L’introduzione della convenzione relativa all’acqua di zavorra implementerà il controllo. L’opzione uno prevede invece l’elaborazione di linee guida, codici di condotta e campagne di sensibilizzazione.

Il gambero rosso della Louisiana venne importato in Italia a scopo commerciale. Sfuggito dal suo allevamento si è installato nell’area tirrenica per poi risalire verso Lombardia e Veneto. L’animale sta mettendo in pericolo la sopravvivenza del gambero italiano

LEGGI E PERMESSI – L’opzione due prevede la nascita di uno strumento legislativo accompagnato dall’elenco di specie esotiche ritenute di rilevanza unionale. Ognuna di queste, per essere inclusa nella lista, dovrà essere considerata alla stregua di una minaccia per la fauna e la flora dell’Unione. L’elenco farà scattare una serie di obblighi per gli stati membri. Ovvero stabilire misure d’ingresso nella Ue riducendo al minimo i danni causati dalla presenza di tali piante. L’opzione tre prevede la necessità di chiedere il permesso agli altri paesi dell’Unione qualora si vogliano introdurre specie infestanti, mentre la quattro richiede la realizzazione di un elenco dove vengono registrate tutte le operazioni relative all’introduzione in Europa di specie infestanti.

UN IMPEGNO ANCHE ECONOMICO – Infine, l’opzione cinque, obbliga gli Stati membri ad eradicare, appena ve ne sia la comparsa, le specie esotiche invasive incluse nell’elenco di specie di rilevanza unionale. La commissione ammette che è difficile definire la valutazione di queste misure sia perché manca un elenco già definito di specie infestanti sia perché è stata riscontrata una decisa scarsità di studi economici esaustivi e su larga scala che fino a poco tempo fa caratterizzava la letteratura su queste specie. La Commissione si preoccupa anche delle conseguenze economiche per le piccole e medie imprese e quanto la nuova normativa possa incidere sui costi complessivi di tutte le aziende operanti nella silvicoltura, l’agricoltura, il turismo e le attività ricreative.

La tartaruga dalle orecchie rosse , originaria della Florida, è arrivata in Italia come animale da compagnia. A causa delle dimensioni raggiunte in età adulta, pari a 30 centimetri di diametro, vengono abbandonate nei corsi d’acqua, con il risultato che ogni anno arrivano circa 900.000 nuove tartarughe producendo danni gravi all’ecosistema visto che si nutre di larve, uccelli acquatici e piccoli pesci

130 MILIONI DI EURO A SPECIE OGNI ANNO – Parlando di soldi, è necessario segnalare come la prima opzione assorba dai 26 ai 40 milioni di euro l’anno. Tuttavia verrebbero a limitarsi i costi aggiuntivi nella lotta contro le specie infestanti nell’ordine del miliardo di euro l’anno. La nuova legislazione potrebbe generare maggiori oneri per le imprese, e di questo il Parlamento dovrà tenerne conto attraverso un calcolo delle spese, ma allo stesso tempo promette di apportare benefici sociali, ambientali ed economici che sarebbero decisamente superiori rispetto ai costi. Secondo la Commissione questo pacchetto eviterebbe la perdita di posti di lavoro, gioverebbe alla salute pubblica, ai beni ed alle strutture ricreative. Ed inoltre si risparmierebbero 130 milioni di euro l’anno per ogni specie invasiva bloccata prima del suo ingresso in Europa.

I COSTI IN ITALIA – Razionalizzazione e risparmio, quindi. Bruxelles punta a limitare il più possibile la presenza di specie infestanti sia per tutelare la fauna locale sia per evitare di spendere soldi nella conservazione del territorio. E se pensiamo che ogni specie costa, in termini di danni e contenimento, 130 milioni di euro l’anno, si fa presto a capire quanto un intervento sia da ritenersi necessario. Natura Italia ci propone uno studio nel quale si capisce quale sia il costo per l’Italia dovuto alla presenza di specie aliene. Il solo tarlo asiatico dal 2006 al 2008 è costato a Regione Lombardia 1,2 milioni di euro. La nutria costa 4 milioni di euro l’anno, i gamberi alloctoni 150.00o euro mentre l’Emilia – Romagna per la zanzara tigre impegna, sempre ogni anno, 1,1 milioni di euro mentre Milano spende, come spiega Tiscali, 2 milioni di euro l’anno per le allergie dovute all’ambrosia.

L’ambrosia ha un forte potere allergenico, al punto che può creare problemi anche a 200 chilometri di distanza. In Lombardia dal 1999 è previsto il taglio durante il periodo della crescita. Chi non provvede riceve 500 euro di multa

UN EQUILIBRIO SOTTILISSIMO – Risulta però difficile capire quanto costino le specie invasive all’Italia, forse perché, e qui Bruxelles ha ragione, la questione emerge solo quando il danno è conclamato. Vedi il caso del tarlo asiatico, arrivato dall’Egitto e che rischia di mettere in pericolo la vegetazione del Paese. Con la nuova proposta l’Europa cercherà di porre “sotto controllo” l’invasione delle specie non autoctone. La natura nel corso dei millenni ha stabilito un sottilissimo equilibrio che passa anche dalla diffusione di certe specie nei giusti habitat. Se questo equilibrio viene sconvolto, si arriva a liberare i corsi d’acqua di Cagliari dal Giacinto d’acqua, regolarmente in commercio, con una ruspa. Ed i costi per la società, specie in questo periodo di crisi, rischiano di essere insostenibili. (Photocredit Wikipedia)