Lisandra e il delitto di Lignano Sabbiadoro

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Il racconto dell'omicidio dei due coniugi in provincia di Udine

Sul Corriere della Sera Andrea Pasqualetto riporta l’inizio della confessione della ventunenne cubana venuta qualche anno fa in Italia per cambiare vita e rimasta coinvolta con il fratello Laborde Reiber Rico nell’ atroce delitto di Paolo Burgato e Rosetta Sostero:



Davanti al pm di Udine Claudia Danelon, al capitano Fabio Pasquariello e all’avvocato Carlo Serbelloni, suo difensore, ha parlato confusamente di quella notte, cercando di proteggere il fratello. «Non volevo uccidere, volevo solo il denaro ma poi c’è stato il panico e tutto è andato male». Spiega la volontà di rapinare i coniugi e l’improvvisa colluttazione. «Non me l’aspettavo, non volevo che le cose finissero così, io non sono un’assassina e non ho mai fatto nulla in vita mia. Non mi drogo, quella sera non avevo preso nulla. Mi ero coperta il volto e li abbiamo aspettati lì…». Ma poi, quando gli inquirenti la incalzano sull’aggressione, Lisandra non riesce a dire molto. Non parla di chi ha colpito e preferisce glissare sulle ragioni di tanta ferocia.

Erano stati riconosciuti nel parapiglia con Rosetta e Paolo, traditi un po’ dalla lingua e un po’ dalla stazza:



Lui un metro e ottanta per 150 chili, lei uno e settanta per 70 chilogrammi, assicurano gli investigatori. Di certo c’è che il bottino è stato cosa grama: «Io non ho portato via nulla, non so poi…». Pare qualche centinaio di euro, intascati dal fratello. Infine, il pentimento e la grande preoccupazione. Per lei, per sua madre che vive in Italia, per i suoi parenti e per i suoi fratelli. «Sono disperata». Ora si trova nel carcere di Trieste, in attesa dell’interrogatorio di convalida da parte del magistrato di Udine che dovrà confermare o meno il suo fermo. Mentre il fratello è ricercato, inseguito da un mandato di cattura internazionale. Secondo gli investigatori è fuggito a Cuba, forse a Camagüey, la loro città d’origine.

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