I miliziani dell’ISIS hanno manovrato la diga di Ramadi riducendo drasticamente la portata dell’Eufrate.
C’è chi teme la catastrofe umanitaria: secondo il presidente del consiglio provinciale di Anbar, Sabah Karhout, la chiusura della diga ha causato un abbassamento del livello del fiume Eufrate e il taglio delle forniture nelle zone di Khaldiyah e Habbaniyah, a Est di Ramadi, ancora sotto il controllo governativo. La mossa permetterebbe agli uomini del califfato di portare nuovi attacchi grazie al basso livello delle acque che consente loro di attraversare il fiume e raggiungere aree altrimenti fuori portata.
Anche Aoun Dhiyab, ex capo del dipartimento iracheno per le risorse idriche, ha sottolineato da AP che «l’obiettivo dell’Is non è tagliare l’acqua, ma ridurre il livello del fiume, per sfruttarlo a fini militari. Quando il livello dell’acqua è ridotto, consente loro di infiltrarsi da Ramadi a Khaldiyah e poi raggiungere facilmente le altre zone». L’idea che gli jihadisti manovrino una diga tanto importante è comunque inquietante e i danni che potenzialmente possono provocare, usandola male, sono abbastanza grandi da sconfinare nel disastro ambientale.