L’italiana che difende la tradizione svedese

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Anna Maria Corazza, moglie del Ministro degli Esteri Carl Bildt, come europarlamentare ha difeso la produzione di una pietanza tipica del nord della Svezia, ovvero l'aringa dal gusto acido, richiedendo il marcio Dop nonostante il pesce contenga tracce di diossina per difendere la storia del Paese

In Europa esiste una donna, un’Italiana, che ha deciso di difendere con tutte le sue forze uno dei prodotti tipici più particolari, e se vogliamo più disgustosi, del panorama culinario del Vecchio Continente.



PER LA DIFESA DELLE ARINGHE – La donna si chiama Anna Maria Corazza, moglie del Ministro degli Esteri Carl Bildt, parlamentare europea, la quale si sta battendo per il riconoscimento del Surströmming, letteralmente “aringa dal gusto acido”, come prodotto di denominazione di origine protetta. Fin qui nulla da dire, si tratta di una specialità che esiste nel nord della Svezia da oltre cinque secoli anni. Si tratta di un’aringa posta in fermentazione in una salamoia molto leggera. Questa viene pescata in primavera e chiusa, a pezzi, in una lattina che si gonfia con il passare di mesi a causa della pressione dei gas generati dalla suddetta fermentazione. Per aprirla è opportuno farlo dopo averla immersa in una tinozza d’acqua.



L’ODORE DELLA DISCORDIA – Eppure non si tratta della caratteristica principale del prodotto. Infatti tale prelibatezza è conosciuta in tutta la Svezia per via dell’odore sprigionato all’apertura della latta, un odore sgradevole e molto forte. Spesso per mangiarlo gli stessi svedesi cercano di coprire il sapore pungente con della panna acida o con cipolle e patate, il tutto da accompagnare con birra o grappa. Insomma, non un piattino dei più leggeri.

PERICOLO DIOSSINA – Inoltre l’Unione Europea già da molto tempo è partita con una battaglia contro il Surströmming, in quanto secondo le conoscenze di Bruxelles, nella zona di allevamento di queste aringhe, ovvero nel nord del Mar Baltico, vi è una concentrazione fuorilegge di diossina. La situazione si è fatta subito molto grave, tanto che Anna Maria Corazza il 3 settembre 2010 presentò un’apposita interrogazione al Parlamento Europeo ribadendo l’utilità della deroga per la produzione e la vendita di aringhe fermentate, la quale si sarebbe conclusa il 31 dicembre 2011 per poi venire estesa, per evitare che sparisse una parte del patrimonio culturale del Paese.



SALVIAMO LA CULTURA NAZIONALE – “Le aringhe fermentate -spiegò all’epoca la Corazza- sono una specialità nazionale e vengono prodotte tradizionalmente con un metodo di conservazione che esiste da millenni. Il pesce del Mar Baltico presenta un contenuto di diossina leggermente superiore a quello consentito nell’UE, tuttavia, considerando l’esiguità dei quantitativi e il fatto che gli svedesi si nutrono raramente di questo pesce, esso non costituisce una minaccia per la salute”. Come vedremo a seguito di un sondaggio, solamente il 9 per cento degli abitanti del paese nordico consuma questo alimento. Per questo motivo, nonostante non sia salutare, le conseguenze per l’organismo non sarebbero gravi neanche per un consumo prolungato.

VOGLIAMO SALVARE LA NOSTRA STORIA – Il problema poi riguarda, oltre al mantenimento della tradizione, anche il rischio di perdita di posti di lavoro di centinaia di pescatori e piccole e medie imprese legate a vario titolo nell’industria dell’aringa fermentata. Inoltre l’impegno dell’ufficio svedese per la pesca nella ricerca di zone di allevamento di questi animali al di fuori del Mar Baltico così da trovare aree i cui livelli di diossina sono inferiori dimostra, oltre alle indagini ulteriori condotte sulle proprietà organolettiche dell’aringa fermentata, dimostra l’intenzione del Paese di mantenere viva quella che è una tradizione.

E SE PRENDESSIMO IL MARCHIO DOP? – L’impegno della Corazza nell’ottenere una deroga ha avuto i suoi frutti, con il beneficio ulteriore della Finlandia la quale potrà continuare a consumare le sue prelibatezze approfittando della parità di trattamento. Ora è arrivato il momento di spingersi oltre, chiedendo il riconoscimento della denominazione di origine protetta, in svedese “skyddad ursprungsbeteckning”. Il Dagblat racconta di un incontro a livello provinciale dei responsabili delle aree dove viene prodotto il “Surströmming” affinché venga riconosciuto lo stesso standard dello Champagne e del Parmigiano, senza la preoccupazione che qualcuno possa copiare la ricetta di tale leccornia.

CENTRO MONDIALE DELL’ARINGA FERMENTATA – Il Governatore della regione del Västernorrland, Bo Källstrand, ha rivendicato che nella sua provincia viene prodotto l’80 per cento delle aringhe fermentate in tutto il mondo e che solo per questo motivo dovrebbe essere riconosciuto come un bene pubblico svedese. Indipendentemente dalla questione puzza, che ha divertito anche i giornali di quel Paese, Boo Dahlin, presidente della Surströmming Academy, ha spiegato che è necessaria una coordinazione ad ogni livello politico per arrivare all’obiettivo, magari estendendo la certificazione a tutto il golfo di Botnia.

UN’INDUSTRIA VECCHIA DI 500 ANNI – Sverigesradio riporta altre parole di Boo Dahlin, per il quale questa industria esiste nel paese da circa 500 anni e che sarebbe ingiusto seppellirla o quantomeno non riconoscerla. I locali sono sicuri che questo riconoscimento verrà dato senza troppi problemi, anche perché si tratta di un alimento tradizionale. E probabilmente dovrebbero dire grazie a questa italiana, di famiglia emiliana ma nata a Roma ed entrata nel cuore degli svedesi. Giusto per dare un’idea della sua combattività, alle elezioni europee del 2010 venne candidata all’ottavo posto nel partito moderato. Visto che gli eletti potevano essere cinque al massimo decise di dare tutto quello che aveva per lanciarsi in una violenta campagna elettorale.

L’ELEZIONE DEL 2010 – “Sapevo di dover lavorare il doppio degli altri – racconta- e mi sono rivolta direttamente al popolo svedese”. Ha scelto di puntare sul cibo e la sicurezza alimentare, sul mangiar sano e sui prodotti tipici della sua terra. Ha parlato di corretta informazione, controlli alimentari e lotta alle sofisticazioni. Venne eletta con 86 mila preferenze, superando la diffidenza iniziale data dal suo essere non svedese. Anna Maria Corazza da quel giorno non fu più solo “la moglie del Ministro”.  “É stata una bella vittoria -ha spiegato al Giornale-. Ho parlato delle cose che conosco bene e la gente mi ha capita. La mia famiglia ha un’azienda agricola e io sono cresciuta in fattoria, tra le mucche e i maiali. Arrivata a Stoccolma ho creato un sito internet sulla gatronomia italiana e due piccole società per diffondere i nostri prodotti alimentari. Ho scritto anche un libro nel 2002 , Da Parma con amore, che in Svezia è diventato un best seller. Di che cosa potevo occuparmi a Bruxelles se non di cibo? D’altronde, è collegato alle 4 grandi malattie moderne: tumore, infarto, diabete, obesità, E il cibo può uccidere, come in certe allergie”.

LA SENSIBILIZZAZIONE ANTI DIOSSINA – E per ringraziare il suo paese d’adozione ha deciso di seguire una campagna per la valorizzazione dei prodotti svedesi, anche se questi potevano dare problemi come conferma Sicurezza Alimentare. L’Agenzia per la sicurezza alimentare svedese ha investito negli ultimi anni 2 milioni di euro in una campagna pubblicitaria volta a sensibilizzare sui rischi per la salute soprattutto nei bambini e nelle giovani donne derivante dal consumo di pesce grasso proveniente dal mar Baltico, a causa della presenza di diossina riscontrata in alcune zone. Nonostante questo il Governo Svedese per proteggere l’industria nazionale della pesca ha consentito la vendita di alcune varietà come salmone del Baltico, aringhe, trote di mare e lampreda di fiume anche se presentavano valori ben al di sopra dei limiti Comunitari fissati per le diossine e i PCB, nell’ordine di 3,5 – 5.

LA LOTTA CONTRO LE OPPOSIZIONI – Allora perché continuare a produrre ed incentivare un alimento che fa male, pescato in un luogo inquinato? Semplice. Come detto prima, si tratta di tradizione. L’Aftonbladet accolse con favore la vittoria a nome di tutta la tradizione culinaria del Paese riportando le parole della Corazza la quale si “diverti”‘ a citare Åsa Westlund, europarlamentare democratico, il quale si era opposto assieme ai Verdi alla deroga in quanto sostenevano che le aringhe “marce” rappresentassero un danno per la collettività. “Abbiamo tutti a cuore e la cura per i figli e le madri -ha spiegato la Corazza- ma bisogna guardare ai fatti. L’agenzia alimentare svedese ha confermato che l’87 per cento dei consumatori hanno sentito parlare delle raccomandazioni e, ovviamente, questa cifra dovrebbe aumentare”.

INFORMARE ANZICHE’ VIETARE – Per la Corazza il divieto non è la soluzione. Molto meglio dare informazioni reali ai consumatori su quelli che possono essere i rischi alimentari dovuti all’ingestione di determinate pietanze, così da essere liberi di decidere cosa mangiare. Per la donna la deroga consente alla Svezia di perseguire sulla sua tradizione culinaria e che i pescatori della zona nord del Paese possono ancora contare su un lavoro. Secondo la Corazza poi è ingiusto dipingere le imprese della costa ed i lavoratori come dei “mercanti di morte” solo perché catturano e si nutrono del pesce del Mar Baltico, lo stesso pesce che danno da mangiare ai loro figli. L’importante è sapere che non può essere mangiato sempre e che vi sono dei limiti da rispettare.

STATISTICHE – Ed è stato il rispetto dei limiti, oltre che l’idea di realizzare campagne efficaci che denunciassero i pericoli del troppo consumo di pesce di quelle zone a consentire una nuova deroga. Una vittoria della libera informazione contro ogni allarmismo, una vittoria della chiarezza, una vittoria di Anna Maria Corazza Bildt. Torniamo ora ai dati, già anticipati precedentemente. Svd.se ci spiega che, per quanto il pericolo da intossicazione da diossina sia alto, con rischio di tumori e danni ai nervi soprattutto per donne e bambini, l’84 per cento della popolazione, intese come famiglie con bambini, non mangerebbe mai aringhe fermentate. Il 6 per cento riguardano persone senza figli mentre solo il 9 per cento mangia pesce una o più volte l’anno.

UN’ITALIANA ALLA DIFESA DELLA SVEZIA – Inoltre viene raccontato un simpatico retroscena: Anna Maria Corazza ha minacciato di aprire una lattina di Surströmming all’interno del Parlamento svedese come extrema ratio se non avessero approvato l’esenzione. Non c’è stato bisogno. La sua vis combattiva misto al rispetto delle regole del popolo che rappresenta ha consentito al settore di sopravvivere ed anzi, ora potrebbe pure essere riconosciuto un prodotto di denominazione di origine protetta. Del resto è parte dell’anima svedese ed è bello far sapere ai nostri connazionali che è stata un’italiana, innamorata dei prodotti della sua terra, a difendere con tanto trasporto gli interessi svedesi, confermando il perché della sua elezione al Parlamento Europeo.

NIENTE AEREO PER LE ARINGHE – Anche perché i livelli di diossina si sono ridotti di un quarto dal 1978 ad oggi e serviva un gesto forte che evitasse la sparizione di un pezzo della cultura svedese. Il Surströmming, poi, è una sorta di macchina del tempo che ricorda agli svedesi quando erano così poveri da non potersi permettere neanche il sale, che veniva usato nel quantitativo esatto per impedire alla carne di imputridirsi. Peccato che per mangiarle dovrete rimanere in Svezia. Questo alimento infatti non è esportabile sugli aerei, e Onewaytosweden cerca di spiegarci il perché. Ufficialmente si parla di un rischio di esplosione in cabina, ma in realtà una volta caddero in cabina alcune gocce provenienti da una latta apertasi per la pressione. Queste, finite nel circuito di areazione, hanno causato una buona perdita di denaro per l’impossibilità di far volare l’aereo per l’odore sempre presente in background La pietanza non è acquistabile neanche all’aeroporto di Stoccolma, con i produttori che hanno definito la scelta “culturalmente ignorante”. Chissà, magari la Corazza riuscirà a combattere e vincere anche questa battaglia a favore della tradizione svedese. (Photocredit Lapresse / Wikipedia)