L’italiano che sfida l’Argentina

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Paolo Rocca, italo argentino presidente della multinazione Techint, prima adienza argentina, ha attaccato le misure economiche adottate dal governo del Presidente scatenando la reazione dei ministri e della stessa donna che ha risposto parlando dello strano monopolio della sua azienda

Esistono italiani che all’estero sanno farsi rispettare, che riescono a riabilitare l’assioma “pizza spaghetti e mandolino” e non si chiamano né Mario Draghi né Mario Monti. Italiani capaci di scuotere dalle fondamenta un governo straniero spingendolo a mostrare i muscoli per provare a rimetterlo a posto.



CHI E’ LA FAMIGLIA ROCCA – Stiamo parlando di Paolo Rocca, nato a Milano nel 1952 e presidente della multinazionale italo-argentina Techint. Quest’azienda, fondata anche lei all’ombra del Duomo nel 1945 ad opera del nonno Agostino ed espatriata in Argentina come tutta la famiglia l’anno successivo, rappresenta oggi il primo gruppo industriale del Paese. La Techint si occupa della realizzazione di infrastrutture, ed in special modo di gasdotti, realizzati nel sud dell’Argentina dopo la scoperta di giacimenti di idrocarburi.

IL GRUPPO – Oggi Techint è  il maggior produttore di acciaio dell’America Latina ed uno dei primi trenta al mondo. Il marchio con il passare degli anni si è diversificato con cinque nomi diversi a seconda degli ambiti di competenza: Tenaris, leader mondiale nella produzione di tubi in acciaio senza saldatura, destinati alle perforazioni petrolifere, agli oleodotti ed all’industria meccanica, con stabilimento tra gli altri a Dalmine; Ternium, produttore di laminati piani e lunghi in acciaio; Techint Engineering & Construction, che raggruppa le società di ingegneria e costruzioni controllate da Techint e che si occupano di petrolio, produzione e trasmissione di energia, oleodotti, gasdotti e acquedotti, impianti industriali e infrastrutture.



ANCHE L’HUMANITAS – A seguire c’è Tenova, che raccoglie le aziende attive nelle attività di ingegneria per impianti siderurgici con coinvolgimento nel settore minerario, la Tecpetrol, attiva nell’esplorazione e produzione di petrolio e gas in vari paesi dell’America Latina fino all’Humanitas, Humanitas, gruppo ospedaliero che coordina le strutture ospedaliere: Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, cliniche Humanitas Gavazzeni di Bergamo, clinica Cellini di Torino, Humanitas Centro Catanese di Oncologia di Catania e Istituto Clinico Humanitas Mater Domini di Castellanza.



LE CRITICHE – Sapere che tutto questo è in mano ad una famiglia di milanesi emigrati in Argentina apre sicuramente il cuore di tutti i lettori. Il fatto che la figura di Paolo Rocca venga ignorata nel bel Paese, nonostante sia stato anche Presidente dell’associazione che riunisce i produttori d’acciaio mondiali, rappresenta la conferma che nessuno è profeta in patria. Eppure in Argentina, paese di adozione dei Rocca, la sua parola è capace di smuovere società e politica nel profondo. Lo scorso 7 settembre Rocca ha criticato violentemente quelle che sono le misure economiche messe in atto dal governo argentino, parole riportate dal quotidiano Clarin.

CATTIVA GESTIONE – “Dal 2008 il governo ha perso la bussola e non si sa dove va. ‘L’Argentina ha un enorme potenziale, ma è mal gestita e, da allora, la competitivita’ sta cadendo”. Secondo Rocca il problema principale è dato dal costo del lavoro nel Paese, un costo che, per quanto riguarda un operaio industriale, è pari a 24 dollari l’ora, contro i 12 del Messico ed i 9 del Brasile”. Le sue parole hanno scatenato un putiferio al quale hanno risposto subito per le rime il ministro della pianificazione Julio de Vido ed il vice ministro dell’economia  ministro Axel Kicillof.

POTREMMO SQUAGLIARLO – Queste le parole di de Vido: “Se avessi un’impresa con settori in cui è monopolica, nel parlare di competitivita’ sarei un po’ piu’ misurato, mentre Kicillof va molto più pesante: “Il piano di Rocca è una maxisvalutazione e la caduta del salario. Bisognerebbe far squagliare il signor Rocca, ma non lo faremo”. Una dichiarazione di guerra che va a legarsi con la partecipazione dello Stato Argentino il quale ha una partecipazione del 25 per cento in Siderar, la vecchia società siderurgica argentina, a causa della nazionalizzazione dei fondi pensione. Nel frattempo il Governo non ha alcuna intenzione di aumentare la sua presenza a livello di percentuale nella proprietà dell’azienda siderurgica, ma certo la minaccia di Kicillof, autore dell’esproprio statale di Ypf ai danni di Repsol non può far stare tranquilli i Rocca. Detto questo però non possono stare tranquilli neanche la Kirchner ed i suoi sodali.

SERVE UNA SOLUZIONE – La stampa argentina ha riportato con dovizia di particolari sia le parole di Rocca sia le reazioni del governo. Marcos Novaro su Tn.com ha spiegato che questo richiamo ha mostrato di colpo l’arroganza e l’inadeguatezza del governo Kirchner nel suo complesso. “Se le parole di Paolo Rocca non hanno colpito l’opinione pubblica, hanno rappresentato un segnale forte al Governo da parte del primo gruppo industriale del Paese secondo il quale è arrivato il momento di concludere qualsiasi radicalizzazione nell’ambito della politica del lavoro e di arrivare ad una soluzione”.

TRACCE DI PERONISMO? – La situazione del mercato del lavoro argentino è ormai stagnante e probabilmente rappresenta uno dei problemi più gravi de kirchnesimo, inteso come “religione laica” figlia della politica del presidente Nestor Kirchner, deceduto nel 2010, e di sua moglie Cristina Fernandez, oggi Presidente, la cui politica in termini di tutela e di approccio nei confronti dell’impresa privata ha lasciato uno strascico di conflitto tra le parti sociali e tra gli stessi imprenditori. Meridianionline, citando quella che è stata l’acquisizione lo scorso maggio di Ypf, ha definito la politica economica della Fernandez de Kirchner un atto figlio della migliore retorica di stampo peronista.

NESSUNA POLITICA – Eppure in questo caso il Governo è costretto a scendere a patti perché Techint è troppo grande perché lo Stato possa “minacciare” o “acquisire” qualche parte. I richiami di Rocca hanno il potere di scuotere la Casa Rosada, e di questo la Presidente deve tenerne conto. Difatti, come spiega “La Voz“, c’è stato uno scambio epistolare tra Rocca e la Fernandez, con il primo che ha ammorbidito la sua posizione ricordando come la crisi mondiale del 2008 abbia lasciato i suoi strasichi anche in Argentina, paese che nonostante sia riuscito ad avere un tasso di crescita superiore a quello brasiliano in ambito industriale, non sta facendo nulla per consolidare questa supremazia”.

LA MISSIVA PER IL PRESIDENTE – “L’aumento del costo del lavoro -continua Rocca- non giustificato da un aumento della produttività, ha di fatto superato il tasso di svalutazione. Questo, in aggiunta all’elevata pressione fiscale, fiacca la competitività del Paese ed influenza negativamente le esportazioni industriali”. Infine Rocca ha ribadito la sua libertà di pensiero, stigmatizzando le accuse piovute dagli altri membri dell’esecutivo, spiegando che ogni suo intervento è finalizzato a migliorare la situazione economica del Paese. Dal canto suo la Fernandez de Kirchner ha preso atto della missiva dichiarandosi d’accordo, ma solo su certi punti.

COLPA DEI GIORNALISTI – Pagina 12 spiega che secondo la Presidente Rocca non ha accusato il Governo, il quale continua nella sua politica fin dal 2003. Anche in Argentina la colpa è di un giornalista del Clarin il quale, secondo la versione di Rocca confermata da Cristina, come confidenzialmente chiamata il Presidente, avrebbe raccolto delle indiscrezioni a seguito di un incontro avvenuto negli uffici dell’Ordine degli Ingegneri. Tale giornalista ha ottenuto informazioni “sul contenuto della discussione da uno dei partecipanti, sviluppando la sua tesi senza alcun contatto con membri dell’Ordine”. Anche se è necessario ricordare che Rocca preferì andare a questo incontro piuttosto che partecipare alla Giornata dell’Industria. La sua assenza si è fatta sentire e le sue parole hanno scatenato un putiferio.

E SE FOSSIMO DAVVERO IN CRISI? – Eppure per la Kircher, la quale poi ha esternato parte del suo pensiero su Twitter, il problema è rappresentato solo dal costo industriale dell’operaio, costo che comunque non andrà ad influenzare la competitività del Paese fino al 2017, anche perché in quel caso, si chiede la Presidente “taglieranno gli stipendi di un terzo o della metà?”, mentre l’associazione elettrotecnica argentina ha detto che Techint, così come le aziende dell’indotto, continueranno a mantenere alti i loro standard qualitativi così come gli stipendi, i migliori del settore.

VOCE GROSSA – E per non farsi mancare nulla, in questo video la Presidenta parla apertamente di un problema dato dalla presenza di elementi troppo grossi i quali sono capaci di distorcere la realtà economica solo con la loro presenza, neanche fossero dei corpi celesti. “Forse è il caso di iniziare a chiamare le cose con il proprio nome. Se vogliamo discutere di competitività possiamo farlo senza problemi, ma a quel punto dobbiamo parlare anche di posizioni dominanti e di quanto guadagno genera la suddetta posizione sul mercato”. Da notare inoltre come campeggi l’icona di Eva Peron, personaggio al quale la Fernandez de Kirchner s’ispira.

LOTTA IN FAMIGLIA – La Kirchner ha voluto ripercorrere la storia con le dichiarazioni di Rocca senza nominarlo, ha spiegato che il suo monopolio venne anche aiutato dallo Stato in occasione dell’acquisizione della vecchia azienda siderurgica pubblica Argentina e che limitare il problema della competitività a una questione di costo del lavoro quando ci sono imprese argentine che acquistano altre società in Brasile, Messico ed anche Stati Uniti è decisamente miope. Per la Kirchner questo è un altro episodio nella battaglia tra i Rocca e la famiglia, con il coinvolgimento del defunto Nestor, i quali sarebbero i colpevoli di aver voluto un’Argentina più equa.

ZERO POVERTA’ – “Quindi Rocca vuole per la sua competitività un costo del lavoro più basso, che poi altro non è che la cifra che si trasforma in stipendio e contributi dei lavoratori. Questo vuol dire -spiega la Kirchner, le cui parole sono riportate da Los Andes– che il vero problema della competitività dell’Argentina sono io”. L’Associazione Energetica Argentina poi ha tirato le orecchie alla Techint, già lodata per la questione stipendi: “Come dimostra l’esempio di Techint, le imprese appartenenti alla nostra associazione sono legate a doppio filo con il Paese. Tutte vogliono che i 42 milioni di abitanti abbiano un alto livello di vita, simile a quello dei Paesi in cui è stata eliminata la povertà, con pieno rispetto di tutti i diritti, come accade in ogni democrazia repubblicana”.

PAESE FORTE – L’esempio di Peron non sembra poi così lontano dalla realtà. Nelle parole della Kirchner si legge l’idea della giustizia sociale, incarnata nella politica mantenuta da lei e dal marito Nestor, così come l’indipendenza economica. E’ necessario far sapere che l’Argentina è un paese forte il quale non lascia per strada nessuno, in special modo i dipendenti ai quali bisogna garantire un salario fisso e tutte le tutele necessarie per mantenere alto il livello di soddisfazione del lavoratore. Non siamo arrivati alla nazionalizzazione, strumento comune nella politica di Juan Peron, visto l’azione sulla banca centrale, le imprese dei servizi pubblici, ferrovie, acqua, gas e telefonia e quelle legate al settore energetico.

LA MARCIA INDIETRO – Quando Kicillof parla di “squagliare” il signor Rocca ragiona proprio su questi termini, eventualmente sfruttando il famoso 25 per cento di partecipazione in Siderar. Rocca, dal canto suo, ha capito l’antifona ed ha dato la colpa di tutto al giornalista del Clarin, reo di aver mistificato -per usare un termine comune alle ultime esternazioni di un dato politico- la realtà, aggravando notevolmente quella che era una semplice riflessione a latere. La marcia indietro del Rocca, riportata anche dallo stesso Clarin, suona come un tentativo di calmare le acque. “L’industria argentina dal 1998 è cresciuta a tassi superiori a quelli di qualsiasi altra regione, con relativo aumento della produttività ed incremento nelle esportazioni”. La Kirchner come detto ha preso atto ricordando che ogni comunicazione è stata resa pubblica per interesse della “patria”, anche perché chi tocca il fuoco rischia di scottarsi, e la marcia indietro di Rocca, sul ricordo di quanto successo lo scorso maggio a Ypf con tanto di minacce di Kicillof, è da leggersi in questo senso.