L’orrenda strage di delfini in Giappone scandalizza gli Usa

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L'ambasciatrice Caroline Kennedy definisce la pratica inumana e s'accende la polemica

La senatrice americana in Giappone Caroline Kennedy ha lanciato la pietra nello stagno bollando la pratica della mattanza dei delfini come inumana, a Tokyo non è piaciuta.



UNA MATTANZA TRADIZIONALE – Ogni anno nella baia di Taiji, sulla costa orientale della Giappone meridionale si assiste a una scena che ricorda quella della mattanza dei tonni. Gli abitanti dell’omonimo villaggio hanno sviluppato una tecnica di pesca che confina i delfini contro la costa, dove poi sono massacrati con comodo.



LA DENUNCIA – Da più di 3 giorni 200 delfini sono intrappolati così in attesa di essere macellati o prelevati per essere venduti agli acquari, i pescatori ricavano 60.000 dollari ad esemplare nel primo caso e 150.000 nel secondo ed è chiaro che si tratti di un business al quale non vogliono rinunciare. Gli Stati uniti invece hanno vietato la pesca dei delfini, considerati animali superiori. Ma i fortunati sono pochi, secondo l’associazione ambientalista Sea Sheperd appena 25, tra i quali un raro cucciolo albino, quelli che restano saranno macellati.



IL PESO DI KENNEDY – L’uscita dell’ambasciatrice dal cognome importante e appena giunta in Giappone non è piaciuta a Tokyo, che da sempre difende la pesca delle balene, dei delfini e degli squali, poi ributtati a mare mutilati perché si consumano solo le loro pinne. L’associazione ambientalista oltre a premere sui pescatori invita a boicottare gli acquari e i delfinari dove gli animali si esibiscono in cattività, perché si tratta di un’industria che alimenta questo tipo di pesca.

UNA STORIA FAMIGERATA – I delfini così imprigionati si feriscono e soffrono a lungo prima che giunga il tempo della macellazione, che comunque già di suo è cruenta. Secondo i pescatori locali questa opposizione è ingiusta e critica una pratica che risale indietro nei secoli. Ma in Occidente il movimento che si oppone a questo massacro è robusto, nel 2009 è stato presentato un documentario «The cove» (nel video, in italiano) che è arrivato in nomination agli Oscar e che ha dato grande visibilità alla mattanza.