Il futuro di Chernobyl

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Verrà costruito un deposito immagazzinate scorie e rifiuti, provenienti anche da altre aree. Nonostante il disastro, ancora attivi 15 reattori

Sono passati ventisette anni dal disastro di Chernobyl, in Ucraina, il più grave incidente nucleare che si sia mai verificato. Ma, a causa delle radiazioni e dell’ambiente contaminato, in troppi continuano a morire: adesso è stato il ministro dell’Ambiente ucraino Oleg Proskuriakov ad annunciare che verrà costruito, entro la fine dell’anno, un deposito per il combustibile esausto.



p style=”text-align: center;”>Gli effetti di Chernobyl

La città abbandonata dopo Chernobyl

DEPOSITO – Oleg Proskuriakov, citato dall’agenzia Itar-Tass, ha spiegato i dettagli del progetto, approvato dal Parlamento ucraino nel febbraio dell’anno scorso. Costerà circa 285 milioni di euro, a carico dell’ente atomico statale ucraino Energoatom. Fino ad ora, nel paese soltanto la centrale nucleare di Zaporizhia possedeva un  deposito per il combustibile nucleare esausto: un “magazzino” che veniva ogni volta riutilizzato nelle centrali nucleari di ultima generazione. Era stato Viktor Yushenko, il presidente dell’Ucraina dal 2005 al 2010, il primo a lanciare nel dicembre 2005 la proposta di realizzare a Cernobyl un deposito dove poter importare scorie e rifiuti nucleari provenienti da altre aree.

PROSPETTIVE – Nonostante l’incidente, l’Ucraina sfrutta  ancora oggi – come spiega Legambiente –  l’energia fornita da 15 reattori (dei quali due in stato di manutenzione), divisi in 4 centrali (nelle città di Zaporizhzhya, Rivne, South Ukraine, Khmelnytska), che forniscono al paese il 45% del fabbisogno nazionale. Ma non solo: entro il 2030, ne sono stati progettati altri 11, nonostante le diverse denunce e gli incidenti che si sono verificati nel tempo. Si pensi a quando, circa 13 anni fa, a Zaporizhzhya venne bloccato uno dei sei reattori, a causa di una disfunzione del sistema di protezione.  Problemi simili,  nel 1996, si erano verificati nell’impianto di South Ukraine, mentre a Khmelnytska l’esplosione di un tubo aveva causato la morte di un dipendente e la perdita pericolosa di acqua radioattiva.

PROBLEMI E MORTI – Adesso Energoatom vorrebbe ammodernare le sue strutture, ma non dismettere le centrali. A Cernobyl l’estrazione del combustibile dal reattore 3, chiuso nel 2000, era iniziata soltanto otto anni, mentre non risulta ancora possibile costruire un sarcofago di protezione per quello n.4, a causa della presenza di barre radioattive. Dal 1986 ad oggi, intanto la popolazione locale continua a morire per gli effetti dell’inquinamento ambientale e delle radiazioni: questo perché milioni di persone continuano a vivere in un’area (vasta circa 155.000 km, con 5 milioni di persone), compresa tra i territorio di Bielorussia, Russia e della stessa Ucraina, dove, dopo il disastro, si raccolto il 70% delle radiazioni nocive. Tanto che non pochi, soprattutto i bambini, ne pagano ancora le conseguenze, ammalandosi di patologie tumorali.

(Photocredit: Ansa)