Tutte le bufale dell’11 settembre

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Il più terribile attentato del secolo ha prodotto un'impressionante serie di pessime versioni alternative su come sarebbe stato realizzato. Ecco un elenco con tanto di spiegazioni. E una lista delle leggende metropolitane sull'attentato

Tra le conseguenze degli attentati del 9/11 c’è stata anche la proliferazione di versioni “complottiste” dell’attentato, opposte alla versione “ufficiale” della storia.



UNA PRODUZIONE IMPRESSIONANTE – Forse un giorno qualcuno proverà a immergersi e sistematizzare con criterio l’enorme mole di storie messe insieme dai portabandiera delle versioni alternative della storia del 9/11, anche se quello che dovrà affrontare sarà una quantità impressionante di storie e fantasie tale da togliere la voglia a chi non sia davvero molto determinato.



TUTTO TRANNE LA LOGICA – L’aspetto più evidente e unificante di tutti questi lavori è che sono tutti invariabilmente orientati ad affermare che si trattò di un auto-attentato, trascurando del tutto l’ipotesi intermedia tra questa e la verità “ufficiale”. Versione che tutti questi autori dicono irrealistica, falsata e funzionale a nascondere le vere intenzioni dell’amministrazione Bush, uno dei complotti più atroci della storia al fine di scatenare le guerre che poi gli americani hanno portato in Afghanistan e Iraq. Resta un mistero, ma nessuno tra i fantasiosi che si sono cimentati sul tema ha mai ammesso anche solo l’idea che la stessa, e ugualmente malvagia amministrazione, possa aver saputo e aver lasciato fare; ipotesi che per quanto ugualmente indimostrata, appariva molto più praticabile. Con l’ipotesi dell’autoattentato ci sono inoltre due questioni che non quadrano per niente, la prima è quella per la quale di un tale piano occorreva informare moltissime persone perché fosse possibile concretizzarlo e quindi addio a qualsiasi speranza di segretezza. Secondariamente, se l’attentato serviva per invadere l’Iraq, non si capisce perché le autorità traditrici non avrebbero dovuto fare il piccolo sforzo d’includere qualche iracheno nel complotto. Bastava procurarsi qualche cadavere e buttarlo in mezzo e invece tra gli attentatori c’erano soprattutto sauditi e pachistani, contro i quali non c’è stata alcuna rappresaglia.

UN GRAN CARNEVALE – Dettagli, perché quella che si è vista dispiegare dopo il 9/11 è stata una vera e propria eruzione d’indagini a tema, nelle quali si partiva dall’ipotesi dell’autoattentato e tra una bufala e qualche spruzzata retorica si cercava di arrivare a puntellarla in qualsiasi modo. Antesignano del genere è stato il francese Thierry Myessan, che con il libro L’Effroyable Imposture e suo sito, Réseau Voltaire, è stato la vera punta di lancia di quello che a un certo punto si autodefinì il movimento per la verità sul 9/11.



IL PILASTRO – Poco importa che le tesi e le rivelazioni di Meyssan si siano subito rivelate esercizi di fantasia, se non falsi atroci come la storia per la quale il Pentagono sarebbe stato colpito da un missile, l’aereo che si è detto che si era schiantato lì fatto sparire e i passeggeri uccisi altrove. E non importa che nemmeno molte altre delle storia che sono state buttate nel calderone complottista siano state smentite e ridicolizzate, come quella della mancata presenza di ebrei nelle torri cadute, perchè sarebbero stati avvertiti. Centinaia di ebrei di New York che invece sono periti realmente nell’attentato, secondo certe fantasie sarebbero stati avvertiti per tempo e ovviamente non avrebbero poi fatto parola con alcuno di questo avvertimento, non prima e neppure dopo. Meyssan lo ritroveremo poi nel bel mezzo della guerra libica, in un  video-messaggio dall’hotel Rixos di Tripoli  diceva di essere stato minacciato da altri giornalisti presenti, che gli avrebbero detto che lo avrebbero fatto uccidere dalle forze NATO. Più interessante la sua “verità” su Tripoli, che secondo lui, unico che raccontava la verità oltre la propaganda americana, era saldamente nella mani di Gheddafi nonostante le televisioni di tutto il mondo mostrassero da ore gente che ne festeggiava la conquista nell’ormai ex piazza Verde. Terribile figuraccia, consumata in compagnia delle tristissime gheddafine e pochi altri, ma che comunque non l’ha demoralizzato.

ARRIVA IL MOSSAD – Quella dell’intervento degli israeliani è un’ipotesi che non esclude l’autoattentato, piuttosto la rafforzerebbe spiegando l’apporto di manodopera qualificata e fidata, ma anche in questo caso si sono visti solo tentativi patetici di sostenere l’ipotesi, peraltro ancora ribadita con vigore dagli esponenti della galassia rossobruna, ma nessuna dimostrazione che andasse oltre deduzioni ardite o più semplicemente le balle. Quella degli ebrei che non c’erano nelle torri ad esempio piaceva tantissimo a un altro campione del genere, quel Maurizio Blondet che continuava a negare la presenza di ebrei tra le vittime anche a distanza di anni da quando la circostanza era stata smentita dall’elenco delle vittime e da qualche centinaio di famiglie di religione ebraica che piangevano i loro cari; peraltro l’antisemitismo di Blondet è noto e solido.

Meyssian con queste storie ha fatto la sua fortuna, meno di lui gli emuli, tanto che personaggi come Blondet hanno continuato ad alimentare fantasie fino al parossismo, tanto da arrivare a parlare di torri abbattute con mini-atomiche (copyright Wayne Madsen) e superare così di slancio persino quelli della termite. La bufala della termite è stata una delle più persistenti ed è nata dall’idea di qualcuno che ha proposto la tesi che le torri non siano cadute per colpa degli aerei, ma perché minate in precendenza e poi fatte saltare. Ipotesi difficilmente praticabile, che avrebbe richiesto molta manodopera e molto esplosivo, molto ingombrante. Ecco allora l’idea della termite, ideale per le travi d’acciaio delle torri gemelle, che non si sa bene perché, non sarebbe bastato distruggere colpendole con dei Boeing, bisognava essere sicuri che sarebbero cadute. Poco importa anche in questo caso che se lo scopo fosse stato quello di avere un casus belli, a Bush sarebbe bastato un aereo dirottato su una sola delle due torri, anche se questo fosse rimasta in piedi, me c’è chi fu chi la spiegò dicendo che le due torri “dovevano” cadere per ottenere l’effeto simbolico sufficiente, anche se gli stessi per sostenere la loro tesi citavano diversi casus belli molto discutibili sfruttati dagli Stati Uniti, tutti molto meno eclatanti, tanto che poi l’amministrazione Bush sarà constretta a rimediare alla mancanza d’iracheni nelle torri inventandosi la storia delle armi di distruzione di massa.

FISICA FOR DUMMIES – Per “dimostrare” l’ipotesi delle torri minate ci fu persino chi arrivò a sostenere che le torri sarebbero cadute con una velocità superiore a quella di caduta libera, che è una bestialità autoevidente. Minate o no, le torri non potevano che cadere alla stessa velocità, l’idea che comparando i video qualcuno abbia concluso che i detriti in caduta libera andavano più veloci, non può essere spiegata con l’ipotesi delle torri minate. Perché per superare tale velocità i detriti e le torri avrebbero dovuto essere investiti da una forza che li ha spinti dall’altro verso il basso, che non è il caso di un’esplosione interna ai grattacieli, anche se avesse interessato diversi piani.

GLI AEREI CHE NON C’ERANO – Ci furono anche quelli che, come nel caso del Pentagono, sostennero che nessun aereo si era mai schiantato sulle torri gemelle o che, in alternativa, a farlo sarebbero stati aerei truccati da voli di linea e, anche qui, i passeggeri dei veri aerei li avrebbero fatti sparire, anche se non si capisce bene come, visto che l’operazione avrebbe dovuto prevedere l’imbarco agli aeroporti di partenza e la sparizione di centinaia di persone all’interno di luoghi affollattisimi. Per la prima ipotesi si tirarono in ballo gli ologrammi, immagini degli aerei lanciati contro le torri, sincronizzate con le esplosioni all’interno, peccato che in questo caso gli ologrammi non sarebbero stati tracciati dai numerosi radar del controllo aereo o che qualcuno avrebbe dovuto falsificare anche quelli, per non dire dello stato della tecnica, che finora non ha prodotto ologrammi tanto realistici da apparire perfetti agli occhi umani e a quelli delle telecamere e per di più di emettere il frastuono dei motori che ha preceduto gli schianti. I più svegli tra i sostenitori dell’ipotesi degli aerei che non c’erano, sposarono la seconda versione, anche se non regge ugualmente ha almeno il pregio di non apparire impossibile.

I CONTRASTI TRA COMPLOTTISTI – Il proliferare frenetico di versioni improvvisate, spesso in contraddizione l’una con l’altra, non mancò di provocare qualche problema, non tanto per le incoerenze che emErgevano, quanto piuttosto per la difficoltà di costituire un fronte unico tra tra personaggi che di fatto erano entrati in concorrenza per conquistare lo stesso target. Nei primi anni siti e giorrnalisti specializzatisi nel genere accumularono e rilanciarono ogni ipotesi proveniente dagli Stati Uniti, dove poi sono nate o sono state manufatte quasi tutte, senza far troppo caso alle incongruenze e accettandole tutte acriticamente, anche le più inverosimili. È successo all’estero come in italia, dove abbiamo avuto l’occasione di godere dei contrasti e dei litigi tra Maurizio Blondet, Massimo Mazzucco e Giulietto Chiesa, i più attivi sul tema, che per anni sono andati avanti senza pestarsi i piedi. Gli ultimi  due produrranno anche dei video, nei quali cercheranno di spiegare questo genere d’ipotesi. L’uno rimproverava agli altri di sputtanare il movimento per la verità sul 9/11, sono rimasti ora un po’ più soli, incompagnia dei più duri e puri tra i rispettivi fan, a raccontarsela.

ANTIAMERICANI O FURBONI? – Un vero peccato perché in effetti il 9/11 conserva comunque gravi profili di responsabilità in carico all’amministrazione Bush, che fu avvertita con una discreta precisione dell’ipotesi di attentati e che dell’informazione non fece alcun uso, ma che paradossalmente uccise più americani dello stesso attentato rifiutandosi di dichiarare la zona di Manhattan come area ad alto rischio per la salute. Migliaiai di americani, con un’incidenza altissima tra i soccorritori e poi tra quanti hanno lavorato alla rimozione delle macerie e anche alla pulizia di ambienti, filtri e oggetti investiti dalla nuvola di polvere che dopo il crollo delle torri coprì la zona. Quella polvere rappresentava gravi rischi per la salute, perchè conteneva diossina sviluppatasi negli incendi e centinaia di sostanze tossiche liberate dalla distruzione degli edifici e di quello che contenevano, le migliaia di computer con i loro schermi a tubo catodico, gli impianti degli stessi edifici, della metropolitana, i veicoli, e persino i due enormi serbatoi di carburante alloggiati nel WTC7, scelto con lungimiranza come sede dell’unità d’emergenza cittadina, attrezzata per essere autonoma per mesi, ma piazzata decisamente nel posto sbagliato. responsabilità chiare e riconosciute, che però non hanno mai attirato la curiosità di all’apparenza agiva spinto da una notevole ostilità verso l’amministrazione americana, ma che alla resa dei conti si è dimostrato interessato solo all’autopromozione e a coltivare un pubblico di riferimento che nell’epoca d’oro aveva assunto una discreta consistenza.