“Luttazzi copia”: le lacune e le omissioni nella risposta alle Iene

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Il comico sul suo blog si difende dopo la trasmissione televisiva. Incorrendo però in una serie di non-detti che rendono la toppa peggiore del buco.



Daniele Luttazzi, anche se a scoppio ritardato, batte un colpo. E sul suo blog, risponde al servizio delle Iene di qualche tempo fa nel quale si riprendeva la storia del video “Il meglio [non è] di Daniele Luttazzi” poi finita su tutti i giornali. Estraiamo alcuni passi della replica del comico protagonista dell’infame editto bulgaro di Silvio Berlusconi, mettendola a confronto con le argomentazioni portate dai sostenitori della tesi del plagio. Il titolo del post sul suo blog non dà adito ad equivoci: “Luttazzi copia! Ovvero tecnica della diffamazione moderna per ingenui veri e tonti finti”. Le argomentazioni sono queste:

2005: racconto su questo blog il gioco che da anni conduco con i fan, una Caccia al tesoro, di cui illustro modi (citazioni da trovare) e motivazioni (stratagemma di Lenny Bruce).



Tecnicamente, questo è vero. Purtroppo per Luttazzi, è anche vero che sono documentate ‘citazioni senza citazione’ che sono precedenti (di anni) alla data di quel post. In secondo luogo, la Caccia al tesoro di cui parla il comico non documenta in alcun modo, ad esempio, la ‘citazione senza citazione’ della gag del cameriere smemorato, interamente copiato da un’analoga gag di Steve Martin. E’ anche indiscutibilmente vero che quel post di cui parla il comico, e altri sul tema, sono stati modificati nel tempo. Senza però alcuna indicazione di modifica.

2008: compare su internet un blog anonimo che mi diffama elencando “i plagi di Luttazzi”;  si tratta in realtà di citazioni per la Caccia al tesoro, di calchi e di riscritture con variazioni, ammonticchiati alla rinfusa come in un ossario, a impressionare i bimbi: ma non sono plagi;  citazioni nascoste, calchi e riscritture con variazioni sono, infatti, tecniche legittime, che si imparano frequentando i Grandi (Chaplin, Totò, Lenny Bruce, Woody Allen, Plauto, Shakespeare, Moliere, Mozart, Rossini, Puccini, John Zorn, Picasso, Joyce, Nabokov, Beckett, Barth, Barthelme, Pynchon…).



Il blog anonimo che lo diffama –  e che Luttazzi ha cercato a più riprese di far chiudere a Google, anche se questo non lo ricorda – è il famoso Ntvox. Vero è che gli autori (o meglio: l’autore) non sono conosciuti per nome e cognome. Discutibile, infatti, nella sua confusione l’affermazione secondo il quale non sono plagi tout court: è certamente vero che dire una battuta di Plauto, Shakespeare, Moliére, Mozart, Rossini, Puccini, Picasso, e di tutti gli autori conosciutissimi non può rappresentare un plagio. Quello che viene contestato, invece, non è una citazione da Nabokov, ma la ‘citazione’ di oltre 130 comici, sconosciuti al grande pubblico italiano ancorché famosissimi in America; e, come scrive Ntvox, “Non è detto che Luttazzi abbia effettivamente plagiato una battuta da ognuno di essi, ma non dimentichiamo che da alcuni, come Hicks e Schimmel, Luttazzi ha preso quasi l’intero repertorio“.

2010: due mesi dopo il mio successo a Raiperunanotte, che è andato di traverso a molti, qualcuno fa partire la rappresaglia postando su Youtube un video diffamatorio che mostra quelli che il blog del 2008 definiva “i plagi di Luttazzi”; ovviamente il videobiscotto non spiega che sul web la notizia delle battute citate l’ho data io, senza nascondere nulla, 5 anni prima (per questo è diffamazione: se infatti titoli “Caccia al tesoro, ecco quelle che ho trovato”, la diffamazione sparisce; ma con lei, la notizia);

In primo luogo, nella frase è contestabile l’approccio ‘complottista’: secondo Luttazzi, siccome lui ‘ha dato fastidio a molti’, una non meglio precisata Spectre avrebbe postato il video. Ma una Spectre ci avrebbe messo due mesi a farlo? Sessanta giorni, per una potente organizzazione nata allo scopo di diffamarlo, sono quantomeno esagerati. In secondo luogo, il comico parla oggi di diffamazione, omettendo di ricordare che lui si è in prima persona attivato per far cancellare i video reclamando una violazione del copyright che sembra quantomeno discutibile, con le leggi vigenti, come abbiamo spiegato qui.

invece, con questa menzogna fondamentale, la notizia diventa appetitosa (“Luttazzi è disonesto!”); il video anonimo e diffamatorio viene inviato a centinaia di siti web, giornalistici e non; il Giornale.it si butta a pesce sulla notizia appetitosa, subito imitato da altri quotidiani che abboccano, fra cui l’Unità e Repubblica: la notizia è troppo ghiotta per non farne una scorpacciata; paraculissimi, titolano “La Rete smaschera Luttazzi”: è una balla, la Rete non ha smascherato una cippa, ma in tal modo possono sparare la notizia appetitosa al riparo da querele; non verificano la notizia appetitosa prima di stamparla, nè indagano sugli anonimi diffamatori; pretendono invece da me spiegazioni che sono sul mio blog da 5 anni: una disinformazione che mi colloca automaticamente, senza alcun motivo, sulla scena del crimine.

Il seguente brano è un florilegio di affermazioni discutibili. Il titolo originale del video, come scritto, è “Il meglio [non è] di Daniele Luttazzi”, e non “Luttazzi è disonesto”. Letteralmente, il titolo afferma soltanto che le battute più belle – a parere dell’autore: opinione, in quanto tale, coperta dall’articolo 21 della Costituzione – sono in realtà uguali ad altre battute già recitate da qualcun altro dall’altra parte dell’oceano. Il che, tecnicamente, è vero e non diffamatorio. L’omissione della Caccia al tesoro è fuorviante? Forse, come è fuorviante che nella Caccia al tesoro non vengano specificati, ad esempio, gli interi sketch copiati e mandati in tv senza credit. In secondo luogo, si prende atto che Luttazzi si è accorto degli articoli pubblicati dall’Unità e da Repubblica sulla vicenda. Adesso magari potrebbe anche spiegare come mai nell’intervista rilasciata al Fatto ha citato – spiegandolo con un complotto di Berlusconi contro di lui – soltanto il Giornale. In ultimo, è semplicemente falso che il titolo “La rete smaschera Luttazzi” metta al riparo i quotidiani da eventuali querele: se il contenuto del video o della notizia fosse autenticamente diffamatorio, lui i quotidiani potrebbe querelarli tranquillamente. Per verificarlo, basta leggere cosa dice il codice penale a proposito oppure consultare un qualsiasi avvocato. E’ altresì falso che i quotidiani non abbiano verificato la notizia prima di stamparla: tutti hanno chiesto una replica nel merito a quanto affermato negli articoli, e lui a tutti ha inviato la stessa risposta preconfezionata dicendo “non è vero niente, è diffamazione, arrivederci”. Questa di Luttazzi è un’accusa grave alla professionalità di chi ha scritto quegli articoli, grave oltre che falsa. Ma continuiamo:

Insomma, un bocconcino alla Kafka; ed esistono destini più infausti. Ribadisco lo stesso come stanno le cose in due interviste esclusive: al Fatto quotidiano (giugno) e a GQ (luglio); scrivo anche un post sul blog (“Luttazzi smascherato!”) che non lasci dubbi agli insaziabili; ma sono tempi che tutto serve, anche una vigliaccata, a far salsiccia;

E qui non possiamo non notare l’originalità di Luttazzi: siccome l’Unità e Repubblica lo accusano, lui risponde sul Fatto. Un po’ come Berlusconi, che alle 10 domande sul caso Noemi-D’Addario poste da Repubblica ha risposto nel libro di Bruno Vespa. Ricordiamo anche tutte le omissioni contenute nell’intervista del Fatto a firma Ferruccio Sansa, che – è giusto ricordarlo – all’epoca distribuiva un Dvd di Luttazzi con il giornale.

e così, a fine agosto, arrivano i rinforzi: un equipaggio delle Iene mi fa una imboscata in spiaggia; domande coatte, cui ho già risposto ampiamente; ovvero ci fanno; senonchè nessuno può impormi trattamenti, tanto meno degli scagnozzi di Berlusconi; non sono la loro scimmietta, non ho commercio con chi disprezzo, e la deportazione mediatica è violenza privata: non mi resta che andarmene, lasciandoli alle loro vite insensate. A settembre, ItaliaUno vince la propria riluttanza e manda in onda il basso servizio delle Iene sulla notizia appetitosa: l’attribuiscono anche qui alla anonima Rete per evitare querele, e pretendono le solite spiegazioni che ho già dato, così da farmi passare in automatico dalla parte del torto eccetera eccetera.

Registriamo, sul punto, che le Iene, con le quali collabora un autore che ha lavorato con Luttazzi ai tempi di Mediaset, sono degli ‘scagnozzi di Berlusconi’. Luttazzi ha comunque ragione, nel non voler rispondere a domande a cui lui ritiene di aver già replicato. E’ liberissimo di farlo. Dice però un’altra stupidaggine sull'”evitare querele”. Chi riporta una notizia, se diffamatoria, si espone lo stesso alla possibilità di intervenire in sede legale. Quindi, Luttazzi pubblica una lettera inviatagli da un suo fan, che a suo dire dovrebbe dimostrare qualcosa:

ciao Daniele, ehm non vorrei disturbare di ‘sti tempi, ma volevo accennarti un fatterello: ho un piccolo blog, aperto dall’estate scorsa, di solito ha poche visite (uso Analytics e ahimé lo so); infatti l’unica a commentare, pur rimanendo per lo + anonima, era sempre stata la mia fidanzata, finché ho scritto un post sul maccartismo contro di te: ebbene, per la prima volta ho ricevuto ben 2 commenti – e critici- di nuovi visitatori…e mi è parso un po’ strano. Da Analytics ho visto che le visite (6) son state generate da “google” con la parola “luttazzi” e “daniele luttazzi”, con – penso – l’opzione di ricerca sui risultati + recenti. Mi sono perciò immaginato un commando che va in giro a cercare le voci discordi a questa ennesima campagna d’odio, un po’ alla Pio Pompa o Tavaroli. Be’ volevo fartelo sapere. Resisti! 18 Giu 2010 – 01:45

Ora, anche negli articoli su questo sito internet sono comparsi utenti anonimi che però invece peroravano la causa di Luttazzi. Non come i fantastici Sante Pracucci e Giulietta, le cui conoscenze sul tema sono apparse un po’ sospette a tutti, ma di certo accaniti e attenti, e pronti a ribattere colpo su colpo alle accuse. Ebbene, nessuno ha pensato che questi fossero i rappresentanti di una campagna d’odio orchestrata da Luttazzi. Ma soltanto fan che credevano di aver ragione. E non si capisce come mai invece chi, dall’altra parte, pensa di aver ragione dicendo che Luttazzi copia e lo scriva nei commenti di un blog, possa essere additato come facente parte di un complotto ai danni del comico.

Il post si conclude con le repliche delle accuse precedenti, e con due citazioni di frasi attribuite all’onorevole Enzo Carra dell’Udc e a Maria Grazia Cucinotta, che lo accusano di volgarità, le quali sono effettivamente ridicole, ma che con il dibattito, visto che non parlano dei presunti plagi, non c’entrano proprio niente. E ribalta l’accusa sulla battuta rubatagli da Bonolis, dicendo che si lamentava del fatto che gli avesse invece soltanto rovinato la sua versione della battuta di Carlin. Come invece i video degli spettacoli hanno dimostrato Luttazzi non attribuisce nell’occasione a Carlin la battuta, e si lamenta invece del fatto che effettivamente Bonolis abbia copiato la battuta, senza nemmeno accennare al fatto che non è sua. E alla fine invita ad utilizzare l’url del suo post come risposta a chi lo accusa. Una risposta un po’ deboluccia, come abbiamo visto. Ma forse, nel suo caso, chi si accontenta se la gode.