Mafia Capitale, Marino al Messaggero: «Ho demolito il sistema, ora ricostruire»
12/06/2015 di Redazione
«Ho demolito il sistema, ora è possibile iniziare a ricostruire». Il sindaco di Roma Ignazio Marino resiste, di fronte a chi, dalle opposizioni (e non solo) spinge per il commissariamento o rivendica le sue dimissioni dopo la seconda fase di Mafia Capitale. Intervistato dal Messaggero, il chirurgo dem ha allontanato lo scenario del ritorno alle urne: «Azzerare tutto e tornare a votare? No. Io sono fortemente convinto che con la sfida del Giubileo e di Roma 2024 sia importante avere una giunta capace e preparata, che agisca con determinazione». Eppure, Marino rischia di dover incassare la nomina di un commissario al Giubileo, al di là delle proteste. Un ruolo rivendicato dal primo cittadino, ma che – come ha anticipato “La Repubblica” – sarà affidato al prefetto Franco Gabrielli dal governo con un decreto.
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MARINO: «BUZZI? INCONTRATO SOLO UNA VOLTA» –
Secondo il sindaco, quanto emerso con la bufera giudiziaria di Mafia Capitale «non è una sorpresa». Lo è, invece, la dimensione criminale:
«Io sapevo che mi candidavo contro quel tipo di sistema, avrei avuto un periodo di scontro e lacrime e sangue. E so che non è finita. Da quel mondo mi aspetto dei colpi di coda. Aspetto altre aggressioni contro di me e chi è vicino a me. Quando tocchi interessi, quando togli somme importanti a certe persone faranno di tutto perché si ritorni a quel sistema. Ecco perché sarebbe un errore creare un vuoto di potere, con il commissariamento, una sola persona – anche se troviamo Nembo Kid o Mandrake – non ce la fa a controllare tutto. Noi anche in situazioni difficili come quelle di Ostia, stiamo cambiando le cose».
In merito alle conversazioni intercettate tra Silvia Decina, capo della sua segreteria, e il ras delle cooperative Salvatore Buzzi (con Massimo Carminati considerato a capo della cupola criminale) si è difeso:
«In questo sono una persona paranoica: quando qualcuno mi scrive do mandato ai miei collaboratori di rispondergli e di contattarlo. Tanto che Silvia lo chiama e si presenta per dirgli che era arrivato il progetto, tra l’altro portato dal segretario del Pd non da Carminati. Poi lo abbiamo esaminato: non ci interessava ed è finita lì»
In merito ai rapporti con Buzzi, Marino ha spiegato di averlo incontrato una sola volta con Luigi Nieri. E la promessa in campagna elettorale di devolvere il primo stipendio alla coop 29 Giugno da lui presieduta? «Quel giorno entrai nella sede della coop e vidi ex detenuti che si stavano reinserendo nella società. Non ebbi una brutta impressione. Alla discussione della laurea di Buzzi partecipò il presidente Scalfaro, lo stesso che gli concesse la grazia. Il profilo criminale dell’uomo era ben mimetizzato».
MARINO: «NEL PD VOLEVANO FARMI CADERE» –
Marino ha poi denunciato l’ostilità del Pd romano nei suoi confronti:
«C’era la convinzione che io fossi ingenuo e quindi raggirabile. Tutti sanno che non ero il candidato dell’establishment del Pd: io alle primarie ho speso 32mila euro. Dopo averle vinte qualcuno pensò che, in caso di elezione a sindaco, mi avrebbero affiancato un gruppo di esponenti del Pd per condizionarmi. Ma non funziona così. Io ci metto la faccia: vado alle manifestazioni e metto in conto di prendere i fischi. Quando un pezzo del Pd romano ha visto che non riusciva a condizionarmi ha provato a fare altro. Ci sono state riunioni del Pd romano ci sono stati momenti in cui quando volevo fare le nomine di Acea in base ai curriculum, quel metodo al Pd romano non piaceva. Ci sono state riunioni in cui hanno pensato di sostituirmi: per loro era meglio liberarsi di Marino, ritornare alle elezioni e magari perderle, pur di ripristinare certi meccanismi».
Di fronte agli attacchi dopo la bufera giudiziaria, Marino ha difeso la sua Giunta: «C’è onestà ma anche tecnica: non era facile partire da un miliardo di debiti e siamo riusciti in un anno e mezzo a portare a casa il piano di rientro del Governo. Siamo ripartiti da zero. Poi c’è la parte politica, quella buona però». Eppure, anche qualora riuscisse ad arrivare al 2018, una ricandidatura sembra complicata. Marino ha però negato che l’area renziana punti a trovare un candidato più vicino al premier:
«Questi spifferi non arrivano dall’area di Renzi. Il governo ci ha sempre sostenuto in maniera straordinaria, penso a Padoan, Delrio, De Vincenti. Quegli spifferi vogliono creare disagio, c’è chi pensa Marino riassesta tutto, poi torna la vera politica e ricominciamo a dividerci le cose. Non lo voglio io e sono superconvinto non lo vuole Renzi».