L’insostenibile pesantezza delle mailing list: per i genitori moderni può più un click della spada
08/03/2015 di Francesco Albanese
Prima di diventare genitori si hanno mille ansie. “Sarò all’altezza della situazione?” andiamo ripetendoci nella nostra mente. Tra tutti gli ostacoli immaginabili ce n’è uno però che proprio non avevamo considerato (al pari del triangolo cantato da Renato Zero): le mailing list.
I fatti che seguono sono realmente accaduti.
Con grande sprezzo del pericolo M1 stabilì di farsi eleggere rappresentate di classe in coincidenza del primo anno di scuola materna di F1. Ricordo ancora l’incredulità, mista a gioia sfrenata, degli altri genitori quando appresero la notizia. Avete presente gli occhi di Schillaci a Italia 90? Quelli. Naturalmente non sfuggimmo al rituale della mailing list e fu l’inizio della fine.
Da subito notammo una certa aggressività nel tono delle mail inviate dai genitori più anziani. Come i leopardi sono soliti urinare sugli alberi per marcare il territorio, così alcune mamme (o papà) tendono a far pesare la propria esperienza demolendo le iniziative altrui.
Esempio: si propone di raccogliere i soldi all’uscita di scuola? Troppo complicato, perché non farlo all’entrata con rilascio di regolare ricevuta? E così via. Nel frattempo mentre le mail scorrevano a fiumi, le posizioni in campo andavano irrigidendosi manco fossimo a una direzione del Pd. I casus belli furono due in particolare. A Natale dopo aver faticosamente raggiunto un compromesso sulla cifra da investire nel regalo per le maestre, ci si accapigliò sul dono da riservare all’insegnante di religione. Ovvero, erano tutti tenuti a partecipare o chi era esonerato dall’insegnamento religioso poteva sfilarsi? Ne scaturì un dibattito che solo il Kruscev che batte la scarpa sul podio delle Nazioni Unite avrebbe potuto placare. In ogni caso nulla in confronto a quello che accadde in primavera. Poiché la sezione poteva contare su un fondo cassa residuo degli anni precedenti, si convenne di usare quel denaro per comprare qualche arredo per la classe. Ogni possibilità di accordo naufragò però di fronte alla fermezza dei genitori dei bimbi più grandi che pretendevano che a decidere fossero soltanto loro e i genitori degli ex alunni ormai approdati alle elementari. Insomma come se il vecchio proprietario di casa vostra v’imponesse il colore delle tende del salotto! Il fairplay lasciò ben presto il posto a insulti e minacce di ogni genere con tanto di promesse di “proseguire” la discussione all’esterno della scuola.
Dimmi come scrivi e ti dirò chi sei
Generalmente a far partire la catena è la rappresentante di classe (mai visto un rappresentante uomo) che comunica le ultime novità. Ne segue uno schema pressoché consolidato: c’è chi neppure si degna di leggere il testo della mail, chi ringrazia “a prescindere” e chi insinua il dubbio circa l’esattezza di quanto proposto dalla rappresentante. Queste ultime mail nascondono un potenziale esplosivo micidiale, basta un niente per incendiare la conversazione. Se la “bomba” esplode, le conseguenze possono essere le più nefaste con tanto di partiti contrapposti pronti a sfidarsi all’ultimo click.
Abusi online
Come avrete capito farsi prendere la mano è piuttosto frequente. Ogni limite ha una pazienza direbbe Totò e così ho detto basta quando un papà avvocato ha pensato bene di sfruttare l’indirizzario della classe per promuovere le tariffe agevolate del suo studio legale!
L’ultima perversione
Un capitolo a parte meriterebbero poi le chat su whatsapp. In pratica è come girare con una mitragliatrice in tasca (copyright Alessandro De Simone), una pioggia di comunicazioni superflue finisce per sotterrare il significato originale di quella chat. Insomma può capitare che alcune mamme inizino parlando di maestre e mense scolastiche e finiscano per scambiarsi foto di shatush e sushi. Sui file che s’inviano i papà invece è meglio stendere un velo pietoso.