«Così le banche truffano i clienti»

Scoprire eventuali truffe commesse dalle banche ai danni dei loro clienti è senz’altro impresa ardua. Roba da esperti di diritto o di economia finanziaria. A meno che qualcuno che ha lavorato per realizzare la truffa non decida di vuotare il sacco. Ed è proprio quello che ha fatto Vincenzo Imperatore, ex dirigente bancario spietato, che in un libro (dal titolo Io so e ho le prove, edito da Chiarelettere) ha deciso di raccontare con dovizia di particolari tutti gli inganni compiuti ai danni dei correntisti nel corso della sua carriera. Ne parla oggi Libero in un articolo a firma di Francesco Specchia.

 

bancomat 2(Foto: Aldo Martinuzzi / LaPresse)

 

I TRUCCHI – L’ex manager si confessa elencando trucchi legati all’applicazione dei tassi d’interesse e ai cavilli di polizz, mutui e derivati sottoscritti dai clienti, e fornisce qualche consiglio prezioso su come difendersi dalla brama di profitto degli istituti bancari. Imperatore, ad esempio, racconta del ricorso alla procedura 72H, un sistema che consente di attingere ad una riserva di denaro (dai 500 ai 10mila euro) allo scopo di sedare l’ira di qualche correntista che si ribella dopo aver scoperto un comportamento scorretto della banca. E racconta anche di tassi d’interesse aumentati impercettibilmente dello 0,1 o dello 0,01% a tutti i conti correnti. Come pure di commissioni di massimo scoperto che verrebbero invece a volte calcolata illegittimamente sulla punta più alta dello scoperto del correntista.

«DICEVO AI MIEI DI FREGARSENE DEI CLIENTI» – «La banca – scrive l’ex dirigente nel suo libro – è l’usuraio più diffuso: usa i mutui, ipotecari o Chirografari (senza alcuna garanzia reale), che sono sicuramente i più esposti, gli scoperti di conto corrente, i leasing». «La nostra – sostiene ancora Imperatore – è una formazione a delinquere. Lo so: ero uno dei migliori. Convocavo alle 7 di mattina i miei e gli dicevo di fare profitto, fregandocene dei clienti. Ci fu un momento che il mercato delle polizze assicurative era così saturo che li obbligammo a rottamarle, caricando quelle nuove di altri costi». Il sistema sarebbe dunque «marcio». E per evitare di finire nella rete sarebbe opportuno – afferma ancora l’ex manager bancario – «tenere tutte le carte, trattare sempre sulle percentuali dei contratti, controllare i tempi delle comunicazioni, spulciarsi i codicilli, se non si capisce chiedere ad un proprio consulente». Ma anche denunciare. «Le banche sono abituate – dice Imperatore – a non scontare pena, e non risarciscono. Al limite restituiscono per ricominciare la volta dopo. Però temono il danno reputazionale».

«ALLA FINE HO DETTO BASTA» – Infine, l’ex dirigente spiega la scelta della sua confessione, avvenuta nel 2009, dopo lo scoppio della crisi dei subprime. «Ad una riunione aziendale, sul palco, quegli stessi dirigenti che per quindici anni ci avevano indottrinato alle peggiori schifezze, ora rovesciano le responsabilità sui piccoli funzionari. Ecco, in quel momento ho detto basta».

(Foto copertina: Gian Mattia D’Alberto / LaPresse)

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