Manutenzione della caldaia: cosa c’è da sapere

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Un decreto del Presidente della Repubblica firmato lo scorso aprile ha allungato i tempi della revisione dei fumi e della combustione delle caldaie ma le Regioni non hanno ancora recepito le nuove regole mentre si moltiplicano i casi di truffe per controlli non dovuti. E dire che ogni famiglia potrebbe risparmiare 100 euro l'anno

Con l’arrivo dei primi freddi nelle case degli italiani è tornato di moda l’annoso problema del controllo della caldaia. L’interruzione d’esercizio propria dei mesi caldi ha fatto sì che l’impianto di riscaldamento domestico potesse avere dei problemi manifestati con le prime sere a temperatura più fresca. Per molti quindi si è resa necessaria la manutenzione dell’impianto obbligatoria per legge. Gli stessi hanno però scoperto che per quanto sia semplice a dirsi, questa piccola operazione può apparire quantomeno complicata.



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IL CAOS NORMATIVO – Tutta colpa della giungla normativa che si nasconde dietro al controllo dell’efficienza delle caldaie. Come riporta Il Salvagente, il problema è da ricercarsi nelle pieghe della legge. Il decreto del Presidente della Repubblica 74/2013 del 16 aprile riprende il decreto legislativo 192/2005 stabilendo quelli che sono i criteri per la manutenzione degli impianti casalinghi. L’allegato L, articolo 12, definisce quelli che sono i tempi necessari da rispettare. Nel testo si spiega che la manutenzione deve rispettare le istruzioni tecniche dell’impresa installatrice. Se questi non ci sono, allora bisogna seguire le indicazioni dell’azienda fabbricante. Se non ci fossero neanche queste, bisognerebbe provvedere alla manutenzione secondo quanto stabilito da Uni e Cei, ovvero dall’Ente Nazionale Italiano di Unificazione e dal Comitato Elettrotecnico Italiano.

IL PRIMO CONTROLLO DOPO QUATTRO ANNI – Il controllo di efficienza per gli impianti di potenza nominale maggiori o uguali a 35 kW, deve avvenire ad inizio anno, in genere al momento del riscaldamento, mentre per quelli dalla potenza inferiore a 35 kW dotati di generatore di calore e con un’anzianità superiore ad otto anni, e per gli impianti dotati di’ generatore di calore ad acqua calda a focolare aperto installati ali’interno di locali, il controllo è da compiersi ogni due anni. Per tutti gli altri impianti dalla potenza nominale inferiore a 35 kW, il controllo dev’essere fatto ogni quattro anni. La norma è quantomeno arzigogolata ma certo appare quantomeno chiara nelle sue parti essenziali. I controlli d’efficienza e manutenzione devono essere fatti secondo tre scaglioni.



I COMPITI DEGLI ENTI LOCALI – Certo, essere a conoscenza di tali notizie può essere utile anche per risparmiare una spesa compresa tra 60 e 120 euro a visita. Ma lo Stato ci parla del controllo manutentivo standard. Poi ci sono le analisi dei fumi. E qui la cosa si fa quantomeno complicata. La normativa prevede che le siano le regioni, nonché le province autonome di Trento e Bolzano ad attuare il decreto «siglando con cadenza periodica accordi con enti locali ed altri organismi pubblici o privati di cui sia garantita la qualificazione e l’indipendenza, gli accertamenti e le ispezioni necessarie all’osservanza delle norme relative al contenimento dei consumi di energia nell’esercizio e manutenzione degli impianti di climatizzazione».



LE INCONGRUENZE – Questo è il testo della legge. E le Regioni per questo possono decidere motu-proprio, nel rispetto di quanto previsto dal decreto legislativo, stabilendo dopo un’analisi degli impianti presenti sul territorio e della loro diffusione, quale sia la giusta decisione da prendersi in materia di controllo fumi dell’impianti. C’è da dire che il Piemonte ha recepito quella che è l la norma nazionale di base, con un controllo biennale dopo otto anni di vita preceduto da due analisi quadriennali. In Emilia-Romagna, invece, il controllo biennale parte dal quarto anno di vita, così come accade in Valle d’Aosta, mentre in Lombardia e Lazio il controllo è biennale. Il decreto del Presidente della Repubblica prevede poi la necessità per le Regioni che ancora non l’hanno fatto di uniformarsi ai provvedimenti, per garantire un minimo di coerenza negli atti.

LA DIRETTIVA 2002/91/CE – Solo che, come spiega Federconsumatori, la situazione è più complicata di quanto non appaia. La legge prevede una nuova periodicità per quanto riguarda sia il controllo fumi sia il controllo combustione, spiegando come il controllo per gli impianti di riscaldamento domestici dalla potenza compresa tra 10 e 100 kW, deve avvenire ogni due anni se l’impianto è alimentato a combustibile liquido o solido ed ogni quattro anni se alimentato a metano o Gpl. Inoltre, come anticipato, questo decreto costringe le regioni che non hanno adottato la direttiva 2002/91/CE ad adeguarsi per recepirla. Parliamo quindi di Veneto, Umbria, Marche, Abruzzo, Lazio, Molise, Campania, Basilicata, Calabria e Sardegna che dovranno cambiare le loro leggi per armonizzarsi a quanto previsto da Roma. 

BASTA UN DOCUMENTO – Per quale motivo si è reso necessario rivoluzionare il mondo delle caldaie? Per risparmiare. Ogni uscita costa almeno, secondo Federconsumatori, tra 60 ed 80 euro mentre le ispezioni saranno sostituite dall’invio da parte del manutentore del rapporto di controllo di efficienza energetica, con il risultato che le ispezioni si avranno solo in caso di mancato invio del controllo di efficienza energetica o per la quale in fase d’accertamento fossero emerse criticità o per impianti più vecchi di 15 anni. Questo però crea dei problemi. Perché se non ci saranno più le ispezioni e basterà un invio di un documento, il controllo sarà necessariamente meno stringente. Non solo, il decreto legislativo ha un piccolo problema di forma che probabilmente complicherà e di molto le cose.

LE PERPLESSITÀ REGIONALI – Perché all’articolo 10 si spiega che valgono comunque le norme regionali, che dovranno però adeguarsi a quella nazionale. Questo fa si che non siano molte le regioni ad aver recepito il nuovo regime, manifestando differenze tra di loro. Il Salvagente ci ricorda che in Lombardia e nel Lazio restano i controlli biennali, mentre l’Emilia-Romagna ha chiesto informazioni al Ministero dello Sviluppo economico, mentre la Liguria ha aperto alle norme ma solo fino all’entrata in vigore delle nuove disposizioni regionali. In sostanza, esiste una legge che non viene recepita perché la stessa autorizza le Regioni a seguire quelle che sono le proprie indicazioni.

L’ESEMPIO DELLA LOMBARDIA – Ad esempio, la Regione Lombardia attraverso il Curit, ovvero il Catasto Unico Regionale degli impianti termici, ha sentenziato:

Eventuali discordanze con provvedimenti regionali attualmente vigenti verranno armonizzati con specifici atti di recepimento. Pertanto in Regione Lombardia rimane in vigore il regolamento adottato con la D.G.R. n. 2601 del 30 novembre 2011.

Amen. Il risultato per il consumatore è che questi si trova a pagare per un servizio del quale potrebbe fare a meno e che a causa della nebulosa legislativa in questione, possa facilmente essere preda di truffe. Tuttoggi ci parla di numerosi casi registrati a Perugia e provincia dove sedicenti ispettori si stanno presentando nelle case dei cittadini chiedendo soldi per ispezioni non dovute e non effettuate. Il Comune del capoluogo umbro, nello specifico ha dichiarato che le ispezioni vengono annunciate da lettera raccomandata mentre molti truffatori arrivano e chiedono 100 euro per il lavoro. Una cifra non dovuta anche perché, proseguono dal Comune, le ispezioni sono gratuite per chi si è auto-certificato mentre in caso contrario il cittadino riceverà un versamento.

Lo schema riassuntivo del controllo caldaie fornito da Federconsumatori ai sensi del D.P.R 74/2013

LE TRUFFE – E se a Perugia ci sono ispettori che operano per conto del Comune, a Sanremo ci pensano i tecnici dell’azienda incaricata, la Tecnica srl. Ma, come ci spiega Sanremonews, il risultato non cambia. L’appuntamento viene preso solo con raccomandata con ricevuta di ritorno mentre gli incaricati non prendono denaro in alcun caso. Mbnews ci racconta di un altro caso forse più articolato. A Gorizia molti cittadini hanno trovato in posta una pubblicità di professionisti nella quale si spiega che il controllo va fatto ogni anno. Attenzione però a chiamare ladri o a denunciare tecnici che vi propongono cadenze temporali diverse da quelle che propone la legge. Anche perché, ricordiamolo:

i nuovi intervalli di tempo entro cui si deve fare la manutenzione della caldaia sono validi unicamente nelle Regioni e Province Autonome che non abbiano regolamentato la materia

Quindi, ricordiamolo, parliamo di:

Veneto, Umbria, Marche, Abruzzo, Lazio, Molise, Campania, Basilicata, Calabria e Sardegna

mentre, come ci ricorda Sos Tariffe

Liguria, Val d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Puglia e Sicilia hanno già il proprio regolamento al riguardo che bisogna consultare

Un incredibile patchwork normativo quindi in grado di mandare in confusione anche il più esperto.

SERVE ACCORTEZZA – Ciò significa che ogni cittadino prima di provvedere al controllo della caldaia deve informarsi per capire quale sia la legge in vigore nella sua Regione facendo bene attenzione a quelli che sono gli annunci in Internet. Può accadere che qualcuno dica che la revisione è annuale ma è opportuno tenere a mente quali sono le condizioni. Il quadro normativo è confuso e prevede due regole diverse. Certo, queste dovranno confluire in un unico regolamento ma nell’attesa ogni consumatore deve fare attenzione studiando bene quelle che sono le norme anche per proteggersi in caso di contestazioni. Anche perché specie in tempi di crisi 100 euro ad uscita fanno comodo. Tanti soldi che fanno gola a molti, anche malintenzionati, come dimostrano le truffe registrate. (Photocredit Youtube-Impresa Diretta Confartigianato Vicenza / comunecampagnano.it / Repertorio)