Maria Rita Logiudice e la voglia di scrollarsi di dosso la ‘ndrangheta. Rimandati i funerali

07/04/2017 di Redazione

Erano previsti per oggi, ma sono stati rinviati i funerali di Maria Rita Logiudice, la venticinquenne suicidatasi domenica scorsa a Reggio Calabria.

UN COGNOME CHE PESA COME UN MACIGNO

Quello di Maria Rita era un cognome molto conosciuto nel primo comune calabrese per popolazione. Una situazione di profonda sofferenza è quella delle donne legate alle organizzazioni criminali che, ribadito in più occasioni anche dal presidente del Tribunale dei minori della città, sta aprendo una breccia nel monolite della ‘ndrangheta”. Donne che denunciano, donne che cercando di cambiare vita e di scrollarsi di dosso quel cognome da sempre legato alla cronaca. Nel caso specifico, suo padre, zii e cugini hanno conosciuto il carcere per vicende legate alla mafia. Episodi spiacevoli di cui lei sentiva il peso e che l’avevano portata ad allontanarsi dalla famiglia, ma senza mai rinnegare il padre, anzi era in prima linea ad interessarsi delle vicende che lo legavano alla giustizia. Come affermato dall’avvocato di famiglia Russo, la neo-dottoressa aspettava anche con ansia la discussione del suo caso in Cassazione.

GLI STUDI, IL SUO RISCATTO

Conseguire la laurea a pieni voti in Economia sembrava aprire uno spiraglio di speranza nella sua esistenza. Era il mese di Ottobre del 2016 quando discuteva la sua tesi che coronava il brillante percorso di studi accademici. Ma il sogno voleva approdare oltreconfine, di fatto aveva deciso di proseguire l’università e con docenti e colleghi di facoltà era partita per le città di Francoforte e Bruxelles. L’obiettivo era di fare un viaggio di istruzione alla sede della Banca Centrale ed agli uffici della Commissione Europea, che rendeva così fiera la venticinquenne nel portare lontano dalla regione Calabria il “peso” del cognome legato alla criminalità organizzata.

AL RITORNO DAL VIAGGIO, LA TRAGEDIA

Lunedì mattina, poco prima delle sette del mattino, si è lasciata cadere dal quinto piano del suo palazzo. Per gli inquirenti non ci sono stati dubbi in merito: si tratta di un suicidio. La madre, straziata dal dolore, ha chiesto l’autopsia per chiarire se quella figlia-modello non fosse sotto effetto di sostanze di stupefacenti nel momento del gesto estremo. Era da poco rientrata dal suo percorso d’istruzione all’estero. «Quando la mafia verrà sconfitta, e quel giorno verrà, il nome di Lo Giudice verrà ricordato non per quello della sua famiglia ma soltanto per quello di Maria Rita e per la sua scelta di libertà, di vita al di là della morte»: sono state le parole di Salvatore Borsellino, presidente del movimento “Agende Rosse”, appena ha appreso il triste epilogo.

(foto copertina via Facebook)

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