Incassato il siluramento da parte del Pd, che ha fatto dimettere i suoi consiglieri con Marchini e le destre pur di mandarlo a casa, Marino continua a rivendicare quanto fatto a Roma nel day after della sua decadenza da sindaco: «Sto bene. Sono molto orgoglioso di quello che ho fatto». E sul suo futuro, per ora, continua a sbilanciarsi, nonostante le voci sulla possibilità di ri-candidarsi con una lista civica a suo supporto: «Non ho programmi imminenti. Questa è la mia città».
Il sindaco era atteso da una folta schiera di cronisti sotto casa, poi ha raggiunto a piedi il Campidoglio per le ultime pratiche. Zaino in spalla, insieme alla scorta, si è fermato a scambiare qualche parola con alcuni passanti. Nessun commento sulla nomina di Tronca come commissario: «Non sono decisioni che spettano a me, ma al governo».
Non è certo, intanto, che i due si incontreranno, come ha spiegato lo stesso Tronca su SkyTg24: «Non so se vedrò il sindaco Marino. La prima cosa che farò quando arriverò a Roma sicuramente sarà incontrare il prefetto Gabrielli», ha spiegato il prefetto. «Certamente io terrò una linea di rapporti estremamente istituzionale. Nelle mie esperienze passate (da commissario a Vizzolo Predabissi, Lesmo e sotto il commissario unico a Monza, ndr) in nessuna di quelle occasioni ricordo di avere incontrato il sindaco uscente».
Tronca ha spiegato di aver ringraziato Renzi per la nomina di aver espresso «l’orgoglio per avere avuto fiducia in me». Sui prossimi mesi e sul metodo che adotterà, Tronca ha aggiunto di voler esportare il meglio di Milano per adattarlo a Roma: «Il “modello Milano” è un modo di lavorare avanzato, in piena sinergia e unità di intenti, guardando agli stessi obiettivi, per raggiungerli e trasmetterci in risultati. Sarebbe un luogo comune parlarne per un’altra realtà, complessa come Roma. Bisogna avere la capacità di prendere il meglio di tutte queste esperienze e adattarlo a un altro contesto, a tutto il Paese. Questa è la vera sfida». E ancora:
«Continuerò ad adottare sicuramente un metodo di squadra nel quale ho sempre creduto e che mi ha aiutato a risolvere grosse emergenze quando ero capo dipartimento dei Vigili del Fuoco, dal terremoto dell’Aquila all’incendio terribile di Viareggio, ai morti di Genova, delle 5 Terre, la Costa ‘Concordia’, il terremoto dell’Emilia, la strage di Giampilieri, i morti di Soverato». […]«Il metodo che adotto a Roma è lo stesso, si lavora in squadra. Da soli non si riesce a raggiungere risultati importanti ed è presuntuoso pensare di risolvere i problemi da soli, no, bisogna creare una squadra efficiente e coordinarla e gestirla bene, poi la squadra raggiungerà il risultato». Ciò detto,«quello che conta è che il risultato arrivi, non importa come e chi lo raggiunge», precisa il commissario, un metodo che «non intendo certamente abbandonare»