Massacro di famiglia in Gallura: c’è un fermo

C’è un fermo nell’inchiesta sulla famiglia massacrata di Tempio Pausania, in Gallura (Sardegna). Un triplice omicidio, con vittime il commerciante Giovanni Maria Azzena, con un passato in carcere per prestiti illegali, la moglie Giulia Zanzani e il figlio, Pietro, di 12 anni, uccisi a sprangate e strangolati con fili elettrici. Ad essere fermato è stato il 35enne Angelo Frigeri, artigiano impiantista, considerato un amico di famiglia. Al termine di un lungo interrogatorio, l’uomo sarebbe crollato, ammettendo il suo coinvolgimento nel massacro. Avrebbe spiegato di aver aperto la porta agli assassini, precisando però di essere stato costretto a farlo sotto minaccia. Frigeri aveva libero accesso all’abitazione, dato che era impegnato a eseguire dei lavori nell’appartamento. Le sue dichiarazioni sono adesso al vaglio degli inquirenti, che stanno tentando di capire se si sia trattato di un delitto premeditato o se gli omicidi siano stati una conseguenza della reazione di una delle vittime.  Due sarebbero adesso le persone ricercate, non residenti in Sardegna, considerate gli esecutori materiali della strage.

Tempio Pausania strage
Photocredit: Ansa

STRAGE DI TEMPIO PAUSANIA, UN FERMO – L’accelerazione nelle indagini era arrivata nella notte, in attesa dei risultati dell’autopsia sul corpo delle vittime. Quattro o cinque persone erano state interrogate dagli inquirenti, compreso lo stesso artigiano di Tempio. Ma non solo: era emerso come le telecamere di sorveglianza di alcuni locali pubblici, vicini al negozio di calzature della famiglia Azzena e dalla loro abitazione, avessero probabilmente ripreso i volti dei killer. Come ha spiegato l’Unione Sarda, tre erano stati i sospettati: in particolare, una persona rimasta fuori dalla casa delle vittime, mentre probabilmente altre due si trovavano all’interno dell’abitazione. Non è ancora chiaro se sia stato Frigeri a uscire dall’appartamento per fare da guardia e controllare la zona, per poi rientrare e ripulire la scena del crimine. Il filmato si trova adesso al vaglio degli inquirenti: potrebbe essere determinante, soprattutto se si ricostruirà con maggiore precisione l’ora del decesso.

Tempio Pausania strage 2 Angelo Frigeri
Angelo Frigeri, l’uomo fermato

STRAGE DI TEMPIO PAUSANIA, LE RICOSTRUZIONI  Il quotidiano sardo aveva spiegato come nel video «si vedrebbe un uomo uscire da casa ed entrare nel negozio, presumibilmente con le chiavi prese al proprietario, e poi tornare indietro con una busta, forse del materiale o documenti». Le ricostruzioni del massacro sono ancora parziali, ma sembra che marito e moglie siano stati picchiati  – hanno riportato diverse ferite alla testa, ndr – , prima di essere uccisi. Il corpo del bambino, invece, riporta segni di strangolamento. Potrebbe essere stato torturato, come ha spiegato Sky Tg24. Prima di fuggire, i killer avrebbero alterato la scena del crimine, come dimostrano le poche tracce di sangue ritrovate. Alcuni documenti, definiti «molto importanti» dagli inquirenti,  sarebbero stati acquisiti nel corso di perquisizioni condotte a Tempio e Santa Teresa di Gallura.

L’OMBRA DELL’USURA –  Giovanni Maria Azzena e la moglie erano molto conosciuti in città, dove gestivano un’attività commerciale di abbigliamento e calzature per bambini. Sul caso resta l’ombra dell’usura. La pista della vendetta è emersa in base a un precedente del 2008, legato a un’operazione della Guardia di finanza denominata “Lotta allo strozzino”. Allora Azzena era finito in carcere insieme ad altre due persone, un ex assicuratore e un imprenditore edile di origini campane. L’Unione Sarda ha ricostruito come i tre avrebbero prestato denaro in cambio di assegni postdatati, sottolineando come la cifra richiesta fosse molto più alta rispetto al denaro prestato, con tassi di usura variabili tra il 50 e il 200%.

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