Massonerie made in Africa

23/03/2012 di Mazzetta

Le prime logge africane spuntano a metà del 1700m importate dai colonizzatori e a lungo rimarranno un affare per bianchi o per qualche meticcio di successo. A seguito del processo di de-colonizzazione, l’apertura delle logge ai locali si poi è rivelata un formidabile strumento di collegamento e controllo delle élite locali, tanto che oggi moltissimi capi di stato africani sono affiliati a logge massoniche.

IL RE MASSONE – Nell’Africa del Nord il panorama è variegato, si va dal Marocco dove i massoni vivono e prosperano alla luce del sole e sotto la protezione di un re massone, all’Algeria, dove la massoneria è malvista e sospettata di collusione con il colonizzatore francese. Diversa ancora la situazione in Tunisia, dove i membri sono pochissimi (qualche decina) e dov’è stata importata da alcuni toscani, tanto che la loggia locale si chiama Italia 16.

LA CLASSE DIRIGENTE – Situazione del tutto diversa nell’Africa sub-sahariana, in particolare in quella francofona, che vede tutta la sua classe dirigente arruolata al gran completo in logge nazionali capeggiate per lo più dagli autocrati o da uomini di loro fiducia e tutte caratterizzate da un forte legame con le logge francesi, in particolare con la gran Loggia Nazionale di Francia (GNLF), più ” a destra” dei connazionali del Grande Oriente (GO) e soprattutto l’unica che può vantare il riconoscimento della casa-madre   britannica.

P2 – Se ufficialmente gli interessi di GO e GLNF sono rivolti alla spiritualità e alla filosofia, impressiona la teoria di funzionari e potenti che si raccoglie in particolare all’ombra della GNLF, che può contare tra i fratelli i vertici dei telegiornali e dei giornali, fino alla stampa regionale, molti generali ed esponenti dei servizi segreti, dirigenti delle aziende petrolifere e via enumerando, a completare un quadro perfettamente sovrapponibile a quello messo in luce nel nostro paese dallo scandalo P2.

TUTTI I NOMI – Omar Bongo Ondimba e ora suo figlio Alì del Gabon, Denis Sassou-Nguesso del Congo,  Idriss Deby del Ciad, François Bozizé della Repubblica Centrafricana, il senegalese Abdoulaye Wade, il maliano Amadou Toumani Touré (defenestrato proprio ieri da un colpo di stato), Boni Yayi del Benin, il nigerino Mamadou Tandja e Blaise Compaoré (l’uomo che tradì ed eliminò Thomas Sankara), Paul Biya. Sono quasi tutti leader africani rimasti al potere molto a lungo e molto poco democraticamente. Tutti associati più o meno apertamente alla massoneria, tutti più o meno hanno il controllo delle rispettive logge nazionali, in gran parte tributarie della GNLF. Anche se in massoneria si parla solo di rapporti fraterni, di democrazia e di nobili aspirazioni e quindi si sostiene che non vi sia alcun rapporto di subordinazione.

Resta il fatto che questo elenco comprende fior di criminali patentati, che i nobili confratelli non disdegnano di frequentare, così come non disdegnano d’intesserci affari  o di riceverne favori e donazioni.

ERESIA – Non è sempre stato così, nell’immediatezza della de-colonizzazione molti paesi, soprattutto quelli nei quali erano andati al potere governi d’ispirazione marxista bandirono la massoneria. Anche alcuni dittatori paranoici come il congolese (RDC) Mobutu seguirono l’esempio, salvo tornare sui loro passi dopo qualche anno. Peggio, molto peggio, andò e va con i fanatici religiosi, a cominciare da quelli cristiani, come il presidente ivoriano Félix Houphouët-Boigny che nel ’63 scatenò contro di loro una vera e propria persecuzione, fino a quelli dei paesi musulmani, nei quali l’affiliazione puzza d’eresia e di stregoneria e allora viene mantenuta da tutti sottotraccia, come accade per il senegalese Wade.

ANATEMA – Il peggio del peggio sembrano oggi i predicatori evangelici, che spesso si lanciano in violenti anatemi e accuse pesantissime. Con il cattolicesimo invece la massoneria sembra aver raggiunto la pace. I membri della GNLF, credono in Dio e non si sono mai mostrati particolarmente ostili alla chiesa cattolica, con i quali anzi ci sono scambi culturali frequenti. Una differenza con quelli del GO, che sembrano più attaccati alla laicità.

LIBRI – Se non sono i dittatori in prima persona sono personaggi come il potentissimo congolese (RDC) Joseph Badila, che oltre a essere l’ombra pensante del presidente Kabila si può fregiare del pomposo titolo di “Grand Commandeur du Grand Orient et Loges associées du Congo”, Lui sulla massoneria ha scritto anche alcuni libri per divulgarne il pensiero presso i connazionali e, soprattutto, evitare che l’aura di segretezza scateni voci incontrollate e diffamazioni velenose, che in un paese come il Congo possono rivelarsi mortali.

LA FRANCIA – Ma mortale può rivelarsi anche il mettersi contro gli interessi della Francia o di altri referenti coloniali, che aiutano gli amici e non dimenticano i nemici. Così se le truppe francesi sono corse a salvare, anche di recente e a più riprese, dittatori sanguinari e ormai sconfitti sul campo come Bozizè e Deby; mandando l’esercito; lo stesso esercito è stato spedito in Costa d’Avorio per sloggiare Laurent Gbagbo, che dopo dieci anni di travagliato governo alla fine ha pagato la morte del generale Robert Gueï, fratello massone perito nel tentativo di dirsi inutilmente vincitore delle elezioni da lui stesso truccate. Non sempre si può vincere e spesso succedono anche degli incidenti, come la Prima Guerra Mondiale Africana, che aveva messo alcun fratelli gli uni contro gli altri.

MAFIA D’AFFARI – La realtà, più che di grandi complotti è fatta di grandi e piccoli affari, una mafia d’affari che ha ben poco d’esoterico e misterioso e che nelle logge massoniche trova il luogo d’incontro ideale per darsi una mano di rispettabilità e tessere contatti e promuovere iniziative con la collaborazione dei fratelli. Un frequentazione spesso riservata e poco esibita, della quale nessuno parla in pubblico a parte qualche eccezione, come quella del defunto Omar Bongo, che in patria e fuori faceva proselitismo attivo ed efficace o quella del suo genero congolese, l’anziano Denis Sassou-Nguesso, che ha innalzato addirittura un mausoleo di chiara ispirazione massonica a Pietro Savorgnan di Brazzà, liberatore italiano degli schiavi dei francesi e soprattutto illustre umanista massone, che si batté a lungo e con vigore contro la schiavitù.

E IL ROMANTICISMO? – Ma la massoneria di oggi ha ben poco a che fare con quella degli esordi romantici, la gran parte delle logge sembrano conventicole di affaristi , mentre quelle che fanno parte della rete africana della massoneria francofona assumono l’aspetto ancora più inquietante di legittimazione del potere, di personaggi che non ne hanno alcuna. Già,  agli “umanisti” francesi che raccontano alla stampa delle loro paturnie spirituali e filosofiche e le favole sull’opportunità di scambi intellettuali con le classi dirigenti africane, sembra sfuggire un dettaglio: quello per il quale molti dei loro associati siedano di diritto nella galleria dei peggiori e più sanguinari capi di stato del secolo appena cominciato.

 

 

 

 

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