Mentana: «Cairo mi offre libertà assoluta. Berlusconi? Potrebbe rivincere»

15/01/2015 di Redazione

Umberto Eco dice che invecchiare è meraviglioso? «Quando comincerò a farlo, darò la mia opinione». Enrico Mentana compie oggi 60 anni e forse addosso non se li sente fino in fondo, soprattutto ora che sono due mesi che non mette più gli occhiali. L’esperienza non gli manca di certo però: «La vita la conosco e non ho più bisogno di guardare i dettagli. Intuisco le cose, mi oriento e tanto mi basta». Nel giorno del suo compleanno il direttore del tg di La 7 si racconta in una lunga intervista al Fatto Quotidiano firmata Malcom Pagani. La carriera, l’attualità, la crisi del giornalismo, Berlusconi e Cairo: spazia parlando di sé e della sua professione, cita Bauman – «oggi siamo alla democrazia rappresentativa svuotata dalla politica. È tutto liquido. Indistinto» – se la prende con gran parte della categoria a cui appartiene e svela qualche retroscena, come quando afferma orgoglioso di non votare più – «finalmente nessuno mi chiede più da che parte sto» – e di non aspirare più a niente a livello lavorativo. Mentana ricorda e commenta, senza risparmiare e risparmiarsi giudizi netti

Presentazione palinsesti LA7 Tv

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L’INTERVISTA – La stoccata più ficcante arriva quando gli viene chiesto dei suoi colleghi coetanei, della sfida generazionale e delle difficoltà che il giornalismo classico sta affrontando da qualche anno a questa parte. Il quadro che tratteggia Mentana è durissimo:

C’è un rattrappimento, una regressione che accomuna tv e carta stampata. Il giornalismo si trova in una situazione terrifficante. E’ arroccato, in difesa, terrorizzato dal cambiamento. E’ un prodotto fatto da sessantenni che parlano solo ai sessantenni. […] Lei sa quanto guadagna un direttore di giornale? Sfiora il milione di euro. Con la metà starebbe peggio? La verità è che certi giornalisti passano la vita a fare i giornalisti dipendenti e, anche se non lo ammetterebbero neanche sotto tortura, sono assetati di soldi

Sul tema, voci raccontano di come la sua La7 non navighi in buonissime acque. Mentana conferma ma difende Cairo:

Mi offre libertà assoluta e la cosa incredibile è che rompiamo le palle da sempre lamentandoci dell’assenza di un editore puro e io l’ho trovato dopo 35 anni di televisione. Magari fa delle cazzate, ma si occupa di carta stampata, editoria e televisione. […] E’ vero, siamo in spending review […] ma a me di guadagnare un po’ di meno frega zero

Da un editore a un altro, non si poteva non parlare di Berlusconi. Qui i toni sono più moderati: Mentana racconta di un imprenditore coraggioso, che nel 1992 appena arrivato a Fininvest gli chiede di fare un telegiornale “più libero che può”, ma di un uomo ambivalente con cui è arrivato l’inevitabile scontro:

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Berlusconi non è un angelo e non è un diavolo. Senza di lui non avrei fatto il Tg5 e sarei probabilmente finito nel gorgo della lottizzazione Rai. Se non ci fosse stata alternativa all’informazione canonica, ne avremmo patito tutti.

Poi si scivola inevitabilmente sull’attualità politica. Berlusconi potrebbe rivincere?

Tecnicamente può accadere. […] So che abbiamo passato anni a tentare di prevedere cosa avrebbe fatto e abbiamo sbagliato spesso. Nessuno di noi lo votava e nessuno faceva parte del suo ‘popolo’. Ergo, nessuno può dirlo oggi con certezza

E Renzi?

E’ stato un vero crac, ma oggi ha il problema di maturare e presentarsi in una veste diversa

Photocredit copertina RAVAGLI/INFOPHOTO

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