“Mi piacciono le foto di bambini nudi”

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Dalla Francia uno studio psicologico del pedofilo medio.



Chiusi nelle carceri francesi, i pedofili d’oltralpe hanno accettato di aprirsi con Rue89, la rivista online fondata dai giornalisti di Liberation. E così, fra commedie umane e miserie quotidiane, esce lo spaccato del pedofilo medio, del tipo psicologico che prova un amore compulsivo e irrefrenabile verso i minori di età.

TIPO CONSOLIDATO – Quando viene arrestato un ventenne per detenzione di materiale pedopornografico, è l’eccezione che conferma la regola. Perchè gli avvocati specializzati in minorile hanno ormai in testa un profilo molto chiaro del soggetto che è potenzialmente pronto ad avviarsi sulla strada della pedofilia.



Uomini che lavorano spesso nell’area dell’infanzia: insegnanti, presidi, istitutori. Qualcuno vive dentro una miseria sociale ed affettiva terribile, senza aver mai lasciato la propria madre. Poveri cristi che fanno quasi pena. Altri vivono in contesti sociali molto agiati.

Il desiderio è la molla. Il desiderio di vedere “bambini nudi, o che subiscono sevizie”. Michel, professore 52enne, racconta così il proprio reato.



Avevo il desiderio di guardare bambini nudi, che combattevo tutti i giorni. Avevo un forte conflitto interno. A volte vincevo, a volte perdevo. Trovavo un piacere che andava oltre la paura della polizia. Guardavo le immagini nei momenti di solitudine e depressione. I cattivi pensieri tornavano. Il fatto di vedere le immagini era sufficiente, e potevo riprendere le mie attività normali.

Il desiderio è ossessivo, “compulsivo”, dicono gli psicologi.15.000 IMMAGINI – E incontrollabile. Sul computer di Michel sono state trovate oltre 15.000 immagini pedo-pornografiche. “E’ questo l’ordine di grandezza di questi affari. Il downolad è compulsivo. Risponde a un bisogno urgente, come una violenta fame improvvisa”, spiegano gli psicologi alla rivista francese. Le diagnosi si sprecano: si va dalla “affettività immatura” alla non responsabilità: “Non si possono scegliere i propri fantasmi”, dice il legale di uno degli imputati. C’è chi ipotizza, come il neuropsichiatra del tribunale, l’intervento di “tumori cerebrali”. E c’è chi si giustifica adducendo i difetti della rete: è noto, alcuni siti internet si insinuano nella nostra macchina e lasciano qualche ricordo indesiderato, a volte anche foto pornografiche.

RISPOSTA GIUDIZIARIA – Il grande problema è che è sempre molto difficile condannare una persona per la semplice detenzione di immagini pedopornografiche.

Non si possono mettere in prigione le persone perchè guardano le immagini. Ma è importante comunque penalizzare il comportamento, perchè quantomeno, andando su quei siti, si alimenta finanziariamente il mercato del sesso pedopornografico.

Ma la preoccupazione c’è: eccome.

Certo che siamo preoccupati per il futuro, caro signore. Chi ci dice che chi guarda non passerà poi ai fatti?

Così parla un presidente di tribunale, un uomo di legge, interrogato sul tema.