Morta Anita Ekberg, La Dolce Vita se n’è proprio andata

La Dolce Vita era morta da un pezzo, da quando scoprimmo che a Via Veneto se la godeva più la camorra che l’Alta Società. E ora dopo il regista Federico Fellini e il protagonista Marcello Mastroianni se ne va lei, che con la chioma bionda, la scollatura generosa e quel “Marcellooo!” squillante sotto la Fontana di Trevi era l’emblema di quegli anni pieni di paparazzi e lustrini. Rimane solo l’82enne Anouk Aimèe, visto che oggi Anita Ekberg si è spenta a Genzano, dove viveva, in località Montegiove, da anni.

La dolce vita - World Restoration Premiere: The 5th International Rome Film Festival

Aveva 83 anni. Nel dicembre del 2011 aveva confessato che lei, simbolo del lusso e dell’opulenza dei bei tempi andati, ormai era in miseria, nonostante la villa ai Castelli Romani che l’era rimasta e in cui ha trascorso i suoi ultimi anni (anche se, dopo un incendio, non poté rientrarvi a lungo). E oggi, dalla clinica San Raffaele di Rocca di Papa, è arrivata la notizia della sua morte. 

Fu Miss Svezia nel 1950, quella splendida e procace ragazza di Malmoe, e solo tre anni dopo, notata da Howard Hughes che la infilò in Viaggio sul pianeta Venere, a far da contraltare femminile a Gianni e Pinotto. Nel 1955 è la volta di un’altra grande coppia, Jerry Lewis e Dean Martin, per il film Artisti e modelle, dove si fa notare con una parte ancora più importante. La consacrazione arriva con Hollywood o morte!, che gli vale un Golden Globe e, nello stesso anno, con il kolossal Guerra e Pace.

Anita Ekberg

Ma è il 1960 a renderla grande, a farla diventare icona. Federico Fellini la sceglie come Sylvia per La dolce vita e lei entra nella storia della Settima Arte e nell’immaginario del mondo intero. Un ruolo troppo grande e ingombrante, forse, per riuscire a scrollarselo di dosso. E infatti, da allora, la carriera artistica di Anita si spegne, con partecipazioni dimenticabili pur se ben remunerate. Due anni dopo arriva ancora Fellini con Boccaccio ’70 e qui alimenta i sogni, erotici e non, di Peppino De Filippo. La Dolce Vita le porta ancora qualche anno a Hollywood (Tashlin, Aldrich, un film con Bob Hope) e un paio di film di Alberto Sordi e Vittorio De Sica. Ma già si parla di lei più per le paparazzate – quelle vere, non quelle felliniane – e i pettegolezzi che la vogliono amante di Dino Risi, Gianni Agnelli o Frank Sinatra. Lei, pochi anni fa, confermò solo la relazione con The Voice, che a suo dire la chiese anche in matrimonio.

Dopo quasi una settantina di film e gli ultimi anni un po’ tribolati (chiese aiuto alla Fondazione Fellini e l’accesso alla Legge Bacchelli: finiti i risparmi subì un furto che la privò di gioielli e altri oggetti di valore e poi la villa divenne inagibile per un incendio – ndr)- ma anche una partecipazione al Festival di Roma in cui, anziana e claudicante, fu ancora diva e affascinante – ora si spegne chi ci ha fatto sognare per decenni.
E che aveva il coraggio e la sfrontatezza di dire “sono io che ho fatto diventare Fellini famoso, non il contrario”. E dei sue due mariti e tanti amori amava confessare “l’importante è imparare a litigare in armonia”.
Anita, se non ci fossi stata, avremmo dovuto inventarti.

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