Mps crolla ancora. Vale un decimo della ricapitalizzazione lanciata per salvarla

Il Monte dei Paschi di Siena crolla ancora in Borsa. Questa mattina le perdite a Piazza Affari hanno sfiorato la doppia cifra; il titolo ha chiuso a meno 6,4, dopo diverse sospensioni al ribasso. Un calo del corso così marcato che ha portato l’istituto di Siena a capitalizzare poco meno di 600 milioni di euro, un valore comparabile a quella di una banca di credito cooperativo. L’emorragia della terza banca italiana sembra inarrestabile.

MPS CROLLA ANCORA IN BORSA

Alle ore 10 un’azione del Monte dei Paschi di Siena valeva 0,1833 euro. Anche la soglia di 0,2 è stata infranta, in una caduta verticale che non sembra conoscere sosta. In questo momento Mps capitalizza – il valore della banca conteggiando tutte le azioni al loro attuale corso – circa 550 milioni di euro. Un dato molto basso, un decimo dell’aumento di capitale lanciato dopo mesi di discussioni per mettere in sesto la banca, in crisi da molto tempo. L’ultima ricapitalizzazione del Monte dei Paschi è assistita da un consorzio di collocamento, guidato da JP Morgan, che dovrà trovare investitori disponibili a iniettare una cifra che appare sproposita rispetto al valore della banca secondo il mercato. Alle ore 13, dopo diverse sospensioni per eccesso di ribasso, la perdita è arrivata meno 4,5%. Nel pomeriggio la quotazione è scesa ulteriormente. Le azioni Mps oggi hanno perso oltre il 6%, e sono state scambiate a un prezzo finale di 0,1872.

MPS TURBOLENZE DOPO IL CAMBIO AL VERTICE

Gli investitori non sembrano credere al piano di risanamento, così come al nuovo vertice dell’azienda. L’ Ad Fabrizio Viola è stato sostituito da Marco Morelli, secondo diverse indicazioni su esplicita richiesta di JP Morgan. Anche il presidente Tononi si è dimesso nei giorni scorsi. Il piano di risanamento dell’istituto, che si basa sulla cessione dei crediti in sofferenza a un nuovo veicolo finanziario a un valore del 33%, decisamente sopra rispetto al prezzo di mercato, sembra sempre più in discussione. Un suo eventuale ripensamento potrebbe portare, secondo diverse indiscrezioni trapelate sui giornali, a una riconversione delle obbligazioni subordinate in azioni, con una perdita per i detentori di questo titolo di debito.

Giuseppe Cacace| Afp| Getty Images

Share this article
TAGS