Nel Regno Unito un sito web su 5 viene bloccato per “contenuti pornografici”

Il sito di un concessionario Porsche, due siti femministi, un blog sulla guerra in Siria e anche Guido Fawkes, il popolare blog sulla politica britannica. Sono solo alcuni dei siti che vengono bloccati nel Regno Unito a causa dei filtri anti-pornografia che vengono attivati di default dai provider di rete fissa e di telefonia mobile britannici che si sono conformati al nuovo “piano anti-porno” previsto dal governo di David Cameron.

 

DANIEL MIHAILESCU/AFP/Getty Images
DANIEL MIHAILESCU/AFP/Getty Images

 

I FILTRI ANTI-PORNOGRAFIA – Tutto era cominciato circa un anno fa, quando il premier britannico aveva annunciato una stretta sulla pornografia accessibile online, per proteggere i minori da eventuali contenuti “inappropriati” che bambini e adolescenti avrebbero potuto trovare a portata di click. Il provvedimento si è concretizzato in una serie di filtri attivati dagli Internet Service Provider, in grado di bloccare tutti quei siti che offrono materiale considerato pornografico, violento, con riferimenti alla droga, al gioco d’azzardo, all’alcool al tabacco e anche a ad argomenti collegati all’autolesionismo. Una scelta che aveva fatto discutere e che torna a far discutere oggi con l’allarme dell’Open Rights Group che ha sottolineato come un sito web su cinque venga bloccato dai filtri attivati dagli ISP, anche quando questi non offrono in nessun modo contenuti “vietati”. Come spiega il Guardian, l’Open Rights Group ha scandagliato i 100.000 siti più popolari del web secondo Alexa per scoprire che 19.000 di questi sono bloccati da almeno un provider come TalkTalk, BT, Virgin Media e Sky, sia su rete fissa che su rete mobile.

 

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RISCHI PER L’INFORMAZIONE – E le conseguenze di questa “stretta” non sono difficili da immaginare: «Questi filtri possono limitare il commercio online, tappare la bocca al dibattito politico o influire negativamente sull’apprendimento – dice Jim Killock, direttore di Open Rights – Il governo ha detto a tutti che dovevano prendere sul serio il problema della sicurezza dei minori, ma questi filtri bloccano moltissimi contenuti che non dovrebbero esserlo e che non sono pericolosi per i bambini». Il Guardian riporta anche qualche esempio: una neo-mamma che voleva leggere un articolo sul parto pubblicato da Jezebel (popolare sito web americano destinato a un pubblico femminile NdR) e che non ha potuto farlo perché il contenuto è stato bloccato dal filtro del suo operatore telefonico o il proprietario di una concessionaria Porsche che ha scoperto di essere stato bloccato da O2.

DANNI ECONOMICI – E riuscire a essere “riabilitati” dopo essere stati bloccati è meno semplice di quanto si pensi: i diretti interessati raccontano di mail di protesta, telefonate e solleciti: i provider britannici, a loro difesa, spiegano che nel mare magnum di Internet è normale qualche errore, con buona pace di coloro che lavorano sul web e che a causa di un errore simile possono subire un danno economico e d’immagine.

(Photocredit copertina: Alain Jocard / Afp / Getty Images)

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