Dopo le accuse della trasmissione Frontline di PBS, che hanno mostrato i video con le violenze sui civili da parte dell’esercito e delle milizie costituite per resistere ai Boko Haram, arrivano le rivelazioni di Amnesty International, che accusa la polizia nigeriana di fare ricorso sistematico alle torture.
LA TORTURA COME ABITUDINE – Secondo il rapporto quasi ogni posto di polizia sarebbe dotato di una stanza per le torture e di un ufficiale torturatore, che si occupa senza differenza di uomini, donne e anche bambini, quando capitano. Frequente è inoltre il ricorso allo stupro, ma anche alle botte e ai colpi d’arma da fuoco, più di un prigioniero è rimasto invalido a dopo gli interrogatori. Interrogatori ai quali si ricorre per estrarre informazioni senza sapere se davvero sono in possesso del torturato, scorciatoie per risolvere i casi e che hanno fatto meritare al rapporto il titolo di «Welcome to hell fire: Torture and other ill-treatment in Nigeria», Benvenuti all’inferno: Torture e maltrattamenti in Nigeria».
VIOLENZA E CORRUZIONE – E la polizia nigeriana non si limita a torturare i sospettati, perché spesso gli stessi sistemi sono adottati per ottenere denaro o altre utilità dai civili. Attività per lo più condotte confidando nella totale impunità, le torture non sono neppure previste come crimine dal codice penale nigeriano e il fenomeno non sembra in cima ai pensieri delle autorità. Il governo nigeriano per ora ha reagito al documentario e al rapporto di Amnesty negando su tutta la linea senza convincere, o puntando il dito contro i Boko Haram, fino a raggiungere l’assurdo di negare la commissione di crimini di guerra «perché non c’é una guerra».