No alla torta nuziale per gay: il caso del pasticciere finisce alla Corte Suprema USA
18/09/2017 di Redazione
Jack Phillips, pasticciere di Lakewood, in Colorado, ha detto no alla torta nuziale per gay. Un rifiuto determinato da motivazioni religiose – nella bottega c’è una Bibbia a portata di mano – e secondo lui legittimato dal primo emendamento della Costituzione americana, quello che tutela la libertà di opinione. Una questione annosa, che dalla cittadina di Lakewood sta per approdare alla Corte Suprema americana.
Sono passati cinque anni da quando Charlie Craig, un architetto di interni, sua madre e il suo futuro marito, il manager trentatreenne David Mullins, entrarono nella pasticceria di Jack Philipps. L’insegna «Masterpiece Cakeshop» prometteva capolavori commestibili, perfetti per un’occasione di festa come un matrimonio. Peccato che – dopo aver capito chi fossero i due sposi – il pasticciere Jack si sia rifiutato di preparare la torta nuziale.
A Charlie e David il rifiuto non è proprio andato giù. Il loro matrimonio – come riporta il New York Times – si è celebrato ugualmente, a Provincetown, in Massachusetts, dato che in Colorado le nozze gay non sono ammesse. Il ricevimento a casa, a Lakewood, con amici e parenti, ma senza la torta del pasticciere esperto in decorazioni, citato dalla coppia in tribunale, per aver violato le leggi anti discriminazione.
IL PASTICCIERE CHE HA DETTO NO ALLA TORTA NUZIALE PER GAY SI È APPELLATO AL PRIMO EMENDAMENTO
Jack Phillips si è difeso, appellandosi al primo emendamento: «Le mie non sono solo torte, ma oggetti di arte sotto diversi aspetti», spiega il devoto pasticciere. «Nella Bibbia c’è scritto che l’unione carnale deve essere tra un uomo e una donna. Non voglio che la mia creatività, la mia arte, i miei talenti siano forzati per contribuire a un evento religioso significativo che viola le mie convinzioni religiose», aggiunge.
Gli ingredienti della controversia esplosa a Lakewood dopo che un pasticciere ha detto no a una torta nuziale per gay sono belli sostanziosi: discriminazione, libertà di parola, fede religiosa. I giudici, fino ad ora, hanno tutti ritenuto che il pasticciere abbia torto. Per la Corte di Appello del Colorado il diritto di espressione non c’entra, dal momento che la coppia non aveva ancora parlato di che aspetto dovesse avere il dolce, quando Jack Phillips si è rifiutato di prepararlo. Inoltre, secondo i giudici, l’opinione personale di un pasticciere è difficile da capire attraverso le decorazioni su un dolce.
Il pasticciere che ha detto no alla torta nuziale per gay, però, la pensa diversamente e per questo ha fatto ricorso alla Corte Suprema, l’organo al vertice del sistema giudiziario statunitense. L’amministrazione Trump poche settimane fa ha invitato ufficialmente la Corte ad accogliere il ricorso di Jack Philipps al primo emendamento. Difficile immaginare la decisione che prenderanno i giudici supremi: nel 2015 l’organo aveva legittimato il matrimonio gay, quindi una decisione contraria sarebbe difficile da assumere. Allo stesso tempo, però, la libertà di espressione è il più prezioso dei dritti negli Stati Uniti. Secondo il quotidiano statunitense i nove giudici sono divisi tra loro e probabilmente decisiva sarà la posizione di Anthony Kennedy, una figura di raccordo nella Corte tra conservatori e progressisti, convinto sostenitori tanto dei diritti dei gay, quando della tutela della libertà sancita dal primo emendamento.
Foto copertina: Pixabay