La supercasta dei Notai

Categorie: Economia

Libri, articoli, dibattiti, proposte di riforma. Ma ancora niente scalfisce la lobby più blindata che c'è. Fra concorsi da delirio e aspiranti molto pazienti, il Consiglio non ci risponde.

Gli ordini professionali sono una delle istituzioni più gattopardesche d’Italia: nel senso che si parla sempre di come sarebbe opportuno metterci mano, riformarli, cambiarli, e poi non succede, tradizionalmente, quasi niente. Principalmente perché queste lobby sono in grado di influenzare il gioco politico grazie alla loro potenza ed evitare qualsiasi riforma metta mano alla loro rendita di posizione.



L’ITALIA DELLE PROFESSIONI – In una precedente inchiesta pubblicata su queste pagine abbiamo indicato la stranezza di un ordine professionale italiano: quello dei dottori commercialisti. Curiosa professione, praticamente unica nel panorama europeo e occidentale, in cui lo stesso soggetto calcola la base imponibile e calcola anche la quantità di tasse che il soggetto deve pagare allo Stato; proponendo poi il tutto all’amministrazione che controlla, verifica ed eventualmente contesta. C’è un’altra professione, in effetti, che svolge un compito centrale nella dinamica economica quotidiana italiana, compito talmente forte ed articolato da non avere pari ed eguali nella legislazione dei paesi affini al nostro.

COMPITI DI RESPONSABILITA’ – E’ quello del notaio. La firma del notaio in Italia è necessaria per dare validità ad una serie di atti importantissimi, quelli pubblici per l’esattezza; è dunque pubblico ufficiale a pieno titolo, in grado di attribuire pubblica fede agli atti firmati in sua presenza, che così saranno incontrovertibili se non tramite querela di falso andata a buon fine. Ma come spiega chiarissimamente il sito Notariato.org, accanto alla veste di certificatore di pubblica fede il Notaio è anche libero professionista, dunque consulente, esperto, e onerato del funzionamento finanziario del suo studio. E’ proprio in quest’ibrido che nasce la lobby: compiti importantissimi, come quelli della certificazione dell’atto con fede pubblica; organizzazione interamente privatistica.



PRIVILEGIUM – Un privato dunque che agisce per nome dello Stato, offre servizio pubblico e dunque, fra le altre cose, è ad esempio strettamente contingentato dal ministero della Giustizia, in rapporto proporzionale con la popolazione (un notaio ogni 7mila abitanti). Michele Ainis, noto giurista di Diritto Costituzionale, ha pubblicato Privilegium, un viaggio nell’Italia delle rendite di posizione, delle prebende, dei privilegi; l’Espresso di questa settimana pubblica per intero uno stralcio del libro di recente uscita interamente dedicato ai notai e alle caratteristiche del loro operato, evidenziando l’unicità di alcune caratteristiche di questo pubblico ufficiale genuinamente italiano.

UNA STORIA IMPORTANTE – L’origine del mestiere di notaio in effetti è interamente italiana, perché dopo la caduta dell’Impero Romano i sistemi giuridici nell’Italia divisa si sovrapponevano; il vocabolo era noto anche in epoca romana per essere lo schiavo che aveva il compito di “prendere appunti”, appunto note, delle attività del Dominus. Come si legge nell’Enciclopedia dell’Italia Medievale a cura di Christopher Kleinhenz, italianista americano, il notaio nei Tempi Bui diventa una “figura fondamentale” per la comunità, funge da assistente a papi, signori, re e ai comuni cittadini; spesso è “l’unica figura erudita” nelle comunità post-romane. Scrivevano contratti valevoli per le transazioni ad esempio fra genti di diritto barbarico e romanico, scrivevano lettere, si occupavano degli archivi e delle comunicazioni ufficiali, tenevano copie degli atti importanti. Sostituivano, o impersonavano, in un certo senso, lo stato: non è che la situazione, dunque, sia cambiata tantissimo.



NESSUNA RISPOSTA – Un mestiere pieno di storia, prestigio e responsabilità che, scrive Ainis, ultimo di tanti ad occuparsi dei privilegi e delle baronie del notariato, sono degenerate in una lobby blindatissima, ricchisima e inaccessibile. Abbiamo contattato il Consiglio Nazionale del Notariato per un confronto sulle caratteristiche e le prospettive della professione, partendo dallo scritto di Ainis: la capo ufficio stampa ha parlato di una replica come “doverosa” essendo il pezzo di Ainis “pieno di imprecisioni”; ci ha indirizzato verso altri due numeri, costantemente occupati o che squillano a vuoto. Ogni comunicazione è cessata e qualsiasi risposta alla nostra mail non è pervenuta.

NUMERO CHIUSO – Sia Ainis che un reportage sui concorsi a Notaio pubblicato sul numero di questa settimana del Mondo evidenziano innanzitutto come il numero dei notai, nonostante i vari annunci, difficilmente salirà – i mille posti promessi da Monti in due anni? “Pochi ci credono”, e quando si è provato ad aumentare le cattedre, come nell’aprile del 2008 quando il ministro aggiunse 840 sedi notarili, partirono i ricorsi al Tar, e siccome fra notai e giudici il vincolo di amicizia non manca mai, l’annullamento della delibera non ha tardato ad arrivare: “Con la conseguenza che i notai italiani, sempre nel 2012, erano meno di 5 mila, rispetto agli 8 mila della Francia o ai 12 mila della Germania”. E dire che, come vedremo, ne servirebbero anche di più nel nostro paese: ma lo scenario più probabile è il mantenimento, nel prossimo futuro, dello status quo puro e semplice.

ALTERNATIVE – Poi ci sono i paesi in cui semplicemente i notai non esistono, come gli Stati Uniti d’America dove la professione notarile è libera – ma libera veramente – nel senso che ogni cittadino può iscriversi ad un corso di formazione professionale, ricevere apposito kit con tanto di timbro e aprire uno studio “sull’autostrada”. Eccessivo? Forse: i notai sono professionisti di altissima competenza e il concorso a notariato rimane uno dei più difficili, tosti e impegnativi probabilmente del mondo intero. Ne parleremo fra un secondo ma questo è per dire che si potrebbe, invece, seguire il modello finlandese dove i notai, essendo incaricati di pubblico servizio, sono molto semplicemente impiegati dello Stato. Pubblicizzazione dell’ordine, dunque, proprio come proponemmo per i commercialisti, anch’essi depositari di fondamentali funzioni pubbliche.

A CARICO DEL CITTADINO – Una misura che andrebbe a tutto vantaggio del cittadino, visto che le tariffe per un atto notarile, le parcelle dunque del professionista, sono fra le più esose che in Italia si possano pagare – e il notaio, si sa, è un lavoro che consente un qualche agio.

Per acquistare un immobile da 150 mila euro, la pratica non ne costa meno di 8 mila. Nel 2002 le loro tariffe hanno subìto un balzo del 30 per cento, ma nel 2004 il ministro Castelli le ha aumentate ulteriormente

Denari che finiscono, in parte, dritti nei salvadanai della Cassa del Notariato, la previdenza integrativa da oltre 1 miliardo di patrimonio. Una delle tante categorie che prevede i massimi tariffari, i notai non si fanno particolare problema, in effetti, a chiedere anche molto, molto di più del massimo consentito. Una vecchia indagine di Altroconsumo, citata da Ainis e che qui recuperiamo, ha dimostrato in base a vari falsi preventivi chiesti a notai di tutt’Italia che l’importo richiesto arriva a superare anche del 60% la tariffa massima consentita.

TARIFFE TROPPO BASSE! – Che, come è noto, in caso di rogito immobiliare si basa proporzionalmente sul valore dell’immobile trasferito: Altroconsumo si è visto chiedere anche 1200 euro in più del massimo legale. Non solo, difficilmente i notai rilasciano qualcosa di scritto, un preventivo vero e proprio completo di voci di spesa, autografo: qualcuno, al massimo, concede di prendere appunti “ma non su carta intestata”. Ci sono anche notai che fanno lo sconto rispetto al prezzo massimo richiedibile ma rischiano grosso: non l’assalto dei clienti, ma il provvedimento disciplinare.

Lo Stato (…) nel primo semestre 2012, per mano dell’Antitrust, ha avviato indagini contro i Consigli notarili di Lucca, Milano, Bari. L’accusa? I tre Consigli minacciano azioni disciplinari per i notai che praticano tariffe troppo basse. E la difesa? Degna d’un contorsionista. «Non è l’Antitrust che ce l’ha con noi, ma noi che solleviamo con puntiglio le problematiche» (Paolo Pasqualis, membro del Consiglio nazionale del notariato). «Se qualcuno applica prezzi troppo contenuti si deve intervenire, a tutela del consumatore»

La tesi della difesa è che, se la tariffa è troppo bassa, il servizio non è adeguato all’alta responsabilità che il notaio deve addossarsi, come testimonia la campagna di comunicazione del Consiglio del notariato che evidenziava l’utilità della categoria in due settori chiave: compravendita immobiliare e gestione delle aziende familiari. Argomentazione, va detto, non del tutto retorica.

IL CONCORSO DELLA DISCORDIA – Sarà. Di certo la domanda per diventare notaio è altissima, e i concorsi sono sempre molto affollati. La Repubblica degli Stagisti su dati Agenzia delle Entrate ha calcolato che il notaio medio guadagnava 400mila euro all’anno, un po’ meno dopo le riforme Bersani. Il paradosso è che fra il concorso e la presa di possesso della sede da parte del nuovo notaio possono passare anche 4 anni, nonostante ci siano attualmente oltre 2mila posti scoperti nell’organico – dati ottobre 2012. Il perché è presto detto: le commissioni di correzione dell’esame di Stato per i notai se la prendono particolarmente comoda (si pensi che per quanto riguarda il concorso di febbraio ne sarebbero stati corretti, dice il Mondo, solo il 10%), e basti pensare che il prossimo 14 e 15 novembre si terrà il concorso 2012 senza che siano ancora usciti i risultati del concorso 2011. Col risultato che moltissimi, nel dubbio, non potranno fare a meno di iscriversi per la seconda volta, salvo poi rinunciare ad uno dei posti vinti se due volte vincitori. Situazione ben nota ai giovani praticanti che, dopo essersi sobbarcati due anni di pratica nello studio, non sono neanche in grado di sapere se hanno passato il concorso.