E Ciro Guarente alla madre del ragazzo che aveva ucciso disse: «Non si preoccupi, ritornerà»
02/08/2017 di Redazione
Ciro Guarente, in carcere con l’accusa di aver ucciso per gelosia e fatto a pezzi il 25enne attivista gay Vincenzo Ruggiero, aveva un complice. Non ha agito da solo quando ha provato a far sparire il corpo della vittima murandolo in un garage a Ponticelli. È la pista seguita dagli investigatori che cercano di far luce sull’omicidio avvenuto ad Aversa e sul successivo occultamento del cadavere.
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Come racconta Marilù Musto sul Mattino di Napoli, la caccia al complice riparte proprio da Aversa, dalla ricerca di tracce di sangue nell’appartamento di via Giovanni Boccaccio, nella casa della ragazza trans contesa Heven Grimaldi. Heven da diversi giorni aveva deciso di ospitare Vincenzo, scatenando le ire del compagno Ciro. Ora ci sarebbero altri indagati oltre al dipendente civile della Marina Militare in servizio a Roma. Heven, che è molto attiva su Facebook ma non rilascia interviste alla stampa, potrebbe essere convocata a breve dai carabinieri nei prossimi giorni per rendere nuove dichiarazioni, perché potrebbe non aver detto tutto. Gli inquirenti sono insospettiti da un suo messaggio inviato sul telefono di Ciro all’alba del 28 luglio, che aveva appena confessato l’omicidio. «Mi hai mentito fino alla fine», il testo scritto dalla ragazza. Potrebbe essere una prova che su di lui aveva dei dubbi.
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Una struggente testimonianza è invece quella della madre di Vincenzo. Maria Esposito, sconvolta, al tg regionale ha raccontato: «Dopo l’omicidio, Ciro si è recato a casa mia, mi ha abbracciato e si è seduto lì, sul divano accanto a Heven. Io lo conoscevo appena di vista, ma lui venne da me e fece questo gesto, piangendo. Poi mi disse: non si preoccupi signora, Vincenzo ritornerà presto, sono sicuro che sta bene. Adesso sono piena di rabbia, non vivo più, non dormo più. Penso sempre a questa scena, fissa nella mia mente. Una cattiveria inaudita». Vincenzo non c’era più.
(Foto via Facebook)