La convivenza con i droni si annuncia problematica

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L'accesso di massa al volo senza pilota sembra esplodere prima ancora di quella degli autoveicoli a guida automatica. Ma il cielo non è la strada e con la diffusione delle macchine monta anche l'ostilità di molti

Le possibilità offerte dai moderni droni sembrano quasi infinite nonostante la tecnologia sia giunta a maturità solo di recente. Un successo che ha scatenato una specie di corsa all’oro e investimenti ovunque nel mondo, ma che come tutte le svolte tecnologiche pone nuovi problemi etici collegati alle possibilità offerte dalla novità.



SIAMO IN PIENO BOOM – La passione per i droni non conosce confini di stato o di status. Piacciono ai militari e ai governi che così possono accedere a un certo presidio del cielo con un investimento relativo rispetto a quello richiesto dagli aerei o degli elicotteri dotati di pilota, ma piacciono tantissimo anche ai civili. Dai consigli di amministrazione fino al bar all’angolo i droni e le loro performance entrano ormai nelle conversazioni di molti, l’introduzione sul mercato dei quadricotteri ha scatenato la fantasia di scienziati e hobbysti, che con un investimento relativo possono combinare in mille modi la grande disponibilità di componenti elettronici miniaturizzati con una piattaforma che offre prestazioni e una capacità di stare in aria senza eguali.



DRONOMANIA – Sono già molti i siti dedicati ai quadricotteri, anche italiani, che oltre a ricadere nella categoria di volo rappresentano l’invenzione di un sistema di volo radicalmente innovativo, che ben poco ha in comune anche con gli elicotteri e che permette a questi mezzi di spostarsi nellaria in ogni direzione e con grande precisione, al punto che si sono già viste esibizioni di droni capaci di giocare rimbalzandosi una palla a mezz’aria senza alcun intervento umano, bastano le istruzioni degli algoritmi che regolano i regimi di rotazione dei quattro rotori e i sensori che permettono ai droni di vedere e vedersi nello spazio.

L’INTERESSE DEL BUSINESS – Una tecnologia promettentissima, tanto che giganti come DHL e Amazon hanno già mostrato grande interesse all’impiego di queste macchine nella movimentazione delle loro merci, anche se al momento è più sensato pensare a un loro impiego indoor per la movimentazione nei magazzini che a sciami di droni che vagano per le città consegnando pacchi. I limiti di queste macchine sono infatti nel peso trasportabile e nell’autonomia della batteria e anche nel fatto che comunque si troveranno a invadere uno spazio finora vergine o quasi, buona parte del quale privato. I quadricotteri come i fratelli maggiori promettono infatti di moltiplicarsi in numeri impressionanti e invadere i nostri cieli, in particolare quelli delle città. Il volo però è per sua natura attività pericolosa e incerta e se in questo caso non si rischiano le vite dei piloti, c’è sempre il rischio reale che queste macchine destinate a trascorrere intere giornate in volo prima o poi si possano rompere. Caso nel quale, almeno quelli grandi e con i motori a combustione, finiscono per far cadere al suolo da un’altezza considerevole una massa simile a quella di un’autovettura, se non maggiore.



UNA PRESENZA INQUIETANTE – C’è poi che i droni fanno rumore, sia i piccoli quadricotteri che i fratelli maggiori destinati a volare a quote più alte emettono un rumore persistente e fastidioso, ancora di più se associato a un dispositivo di sorveglianza o, nel caso delle popolazioni sotto sorveglianza e bombardamento semi-automatizzati, a minacce più consistenti come quella alla sopravvivenza stessa. Non stupisce che nelle aree pattugliate con costanza dai droni la popolazione abbia sviluppato chiari segni di nevrosi, è come vivere sotto una spada di Damocle, anche perché i ragazzi che premono il grilletto dagli Stati Uniti spesso lo fanno sulla base del mero sospetto o addirittura sulla probabilità che un dato assembramento possa essere un raduno di cattivi.

SONO GIÀ PARTITI – Negli Stati Uniti come al solito sono avanti, anche se poi dal punto di vista squisitamente militare la nuova tecnologia essendo più economica andrà a beneficiare su tutti i paesi e i regimi che non si possono permettere gli aerei da combattimento veri. Il governo americano procede già verso l’apertura dei cieli domestici ai droni, l’autorità per il traffico aereo (FAA) è attesa al varo delle prime linee guida nel 2015 e già ora è stata autorizzata l’individuazione e la costituzione di aree di test nelle quali sviluppare la tecnica e osservarla in azione al fine di prendere provvedimenti sensati prima del suo sdoganamento definitivo.

UN MURO CONTRO I DRONI – L’industria aeronautica si è subito lanciata in avanti, ma ha incontrato inattese resistenze. In Texas ad esempio l’area per i test si fatica a trovare nonostante l’estensione dello stato, anche perché i test hanno senso se svolti al di sopra di un’area urbana, che offre molte più possibilità d’impiego di quelle che si possono trarre da una landa desertica. I cittadini di diverse contee del Texas però hanno già messo le mani avanti e prima ancora che arrivassero le richieste si sono affrettati a dichiarare la loro contrarietà al sorvolo del loro territorio da parte di velivoli senza pilota.

NON SI LASCIANO CONVINCERE – Nemmeno la promessa di diventare la Silicon Valley dei droni sembra eccitare particolarmente gli abitanti della parte occidentale dello stato, che invece hanno messo insieme uno stock di preoccupazioni capace di convincere ampie maggioranze di cittadini e legislatori. Un atteggiamento che non è solo texano, sono già otto gli stati americani che hanno varato leggi o siglato petizioni di principio contro il dispiegamento di droni da parte di agenzie pubbliche o aziende private. L’impressione condivisa dagli oppositori è che prima di aprire le gabbie dovrebbero essere chiarite diverse questioni di principio, su tutte quelle dell’affollamento del cielo e dell’invadenza della sorveglianza aerea, perché è chiaro che i droni non bombarderanno, ma è altrettanto chiaro che ogni drone porta a bordo un set di sensori e che la principale occupazione di queste macchine sarà la sorveglianza o comunque la raccolta di dati.

L’INCUBO DEGLI OCCHI VOLANTI – Anche i quadricotteri che potrebbero popolare le quote più basse hanno lo stesso difetto. Oltre ad essere una presenza invadente sono decisamente occhiuti ed è facile immaginare la quantità enorme d’immagini e filmati che le telecamere volanti potrebbero cogliere attraversando tutto il giorno la città, magari ad altezza di finestra, Street View è nulla al confronto. Ce n’è abbastanza per irritare il cittadino medio americano, che nell’invadenza del governo vede sempre il male e che ovviamente non può che vedere malissimo l’idea di essere spiato non solo per strada dalle ormai ubique telecamere fisse, ma persino all’interno della sua abitazione. Una preoccupazione che a differenza dell’invadenza rivelata Datagate arriva al cuore anche dei repubblicani e dei patrioti più convinti.

SPARARGLI NON SERVE – L’americano medio ha sempre l’opzione di prendere a fucilate il drone che invada la sua privacy da vicino, ma nulla può per quelli fuori tiro per il suo fucile, ma comunque capaci di registrare ogni dettaglio della sua vita privata dalla finestra di casa. L’arrivo dei droni negli spazi urbani non potrà essere evitato, ma i difensori della privacy e dei diritti dei cittadini sono già scesi sul piede di guerra e chiedono limitazioni severe al loro impiego, forti anche di un sostegno robusto che attraversa alla base la divisione tra democratici e repubblicani. Come sempre dovranno pesarsi sulla bilancia della realtà e scoprire se pesano più dei dollari dei lobbysti, che non hanno grande difficoltà a trovare fan dei droni ai piani alti della politica e dell’esercito.

SONO TRA NOI – Il problema dell’eccessiva proliferazione si porrà sicuramente a breve, già ora sono in vendita libera modelli di droni attrezzati con potenti sistemi di registrazione che s’interfacciano con i comuni smartphone e tablet. Sono in vendita ovunque e il loro uso non è regolamentato dalle autorità nazionali se non incidentalmente per analogia da norme dedicate ad altro, ma è chiaro che il volo in aree urbane di queste macchine abbia bisogno di regole e di qualche argine ai possibili abusi. Che sono numerosi come i possibili impieghi virtuosi, tanto che anche i quadricotteri sono già stati armati e l’idea che con pochi soldi sia possibile dotarsi di una macchina volante agilissima e in grado di uccidere aggirandosi per le città, dentro e fuori dagli edifici, non è un pensiero rivolto al futuro, ma una realtà con la quale presto occorrerà confrontarsi. Anche perché è abbastanza evidente che sistemi del genere possano facilmente trasformarsi in sistemi dedicati al controllo e alla repressione dell’urbanità sgradita da parte dei regimi come dei governi democratici, non solo delle presenze talebane.

ANTIAREA HACKER – Come tutti i dispositivi governati dall’elettronica e telecomandati, i droni hanno però un tallone d’Achille proprio nella gestione elettronica delle informazioni necessarie al volo. I droni si possono dirottare disponendo delle competenze e degli strumenti appositi, sia ingannando i loro strumenti che prendendone il controllo. Un problema che l’industria ha ben presente e che rappresenta una vulnerabilità pericolosa in molti casi e che per ora non è stata risolta e difficilmente lo sarà, visto che i droni impiegano per la navigazione diverse fonti di dati, alcune delle quali neppure criptate, e anche quando s’impiegassero sistemi meno facili da perturbare si tratterebbe sempre di successi parziali in attesa dell’apparizione di un hacking diverso. L’idea che «un ragazzino» smanettone possa mandare a schiantarsi un Predator o un altro dei suoi colleghi più in carne, su un’area urbana, anche solo per errore, dovrebbe essere sufficiente a convincere anche i più refrattari che la diffusione incontrollata e non regolamentata dei droni, grandi e piccoli, non è per niente auspicabile.