Papa Francesco: cosa c’è dietro l’elezione di Jorge Mario Bergoglio
14/03/2013 di Alberto Sofia
Papa Francesco ha spiazzato tutti con la sua elezione, arrivata al quinto scrutinio. Nessuno si aspettava in Piazza San Pietro che fosse quello di Jorge Mario Bergoglio, il primo pontefice sudamericano della storia, il nome pronunciato dal protodiacono Jean-Luis Pierre Touran, come successore di Benedetto XVI. Eppure, come svelano alcuni retroscena pubblicati dai maggiori quotidiani, fin dalle prime votazioni l’ex arcivescovo di Buenos Aires era sostenuto da importanti gruppi di porporati. I consensi sul suo nome sarebbero cresciuti dopo i primi tre scrutini: poi, durante il pranzo di ieri, sarebbe avvenuta la svolta decisiva. Con gli altri cardinali favoriti che avrebbero fatto convergere i propri voti (esclusi quelli legati alla curia romana). Permettendo a Bergoglio di essere eletto, a sorpresa rispetto a chi scommetteva su Angelo Scola o sul canadese Marc Ouellet: “Quando ha raggiunto il 77esimo voto è scattato un applauso, siamo stati molto felici del risultato”, ha rivelato in diretta televisiva – un segno dei tempi, ndr – il cardinale americano Timothy Dolan, che ha messo il timbro sull’elezioni, come si spiega su Repubblica. Sulla Stampa, invece, la delusione di Scola, “tradito dagli italiani fin dalla prima votazione”. Colpa di vecchi rancori e del passato con Comunione e Liberazione. E l’avversione a Bertone.
IL NUOVO PAPA FRANCESCO: I RETROSCENA SVELATI DA DOLAN – Francesco arrivò vicino all’elezione a pontefice già nel 2005, quando fu Ratzinger ad essere nominato papa, scegliendo il nome di Benedetto XVI. In quell’occasione, in realtà, Bergoglio non avrebbe avuto una reale possibilità di ereditare il soglio di Pietro: erano stati i cardinali a temere per la candidatura di Ratzinger a puntare sull’argentino, prima che si facesse da parte, dati i numeri. Questa volta però è stato eletto quasi a sorpresa: eppure per Dolan, come si spiega su Repubblica, “sarà un’elezione che rappresenta una pietra miliare per la Chiesa». Una svolta? Secondo il primate americano sembra di si, anche per il nome scelto, un chiaro riferimento a Francesco d’Assisi: “Tutti sappiamo come il Santo si sia occupato dei poveri e degli umili. Sarà questo il suo lavoro”, si legge. Una figura di umiltà, necessaria per ripulire l’immagine del Vaticano, sconvolto dagli scandali, pedofilia tra tutti. Fatti che avrebbero pesato, con i porporati in ascesa che avrebbero fatto confluire i suoi voti sull’argentino, contro la curia romana. Lo stesso Dolan sottolinea: “Papa Francesco rappresenta una figura di unità per tutti i cattolici, ovunque essi si trovino”. Per Repubblica la stessa mossa dell’arcivescovo di New York di svelare i dettagli in tv, prima del briefing previsto con il direttore della Sala Stampa Vaticana delle 13 di questa mattina, è un segno di discontinuità: “Coglie di sorpresa perché rompe con la tradizione e anticipa i tempi tradizionali del Vaticano”.
NUOVO PAPA FRANCESCO: LE RIVELAZIONI – Dolan ha rivelato alcuni retroscena inediti, come quello dell’incontro previsto dal nuovo Papa con il suo predecessore – storico, dato che Ratzinger è il primo pontefice che si è dimesso dell’era moderna, ndr – Benedetto XVI. Venerdì mattina invece, l’incontro con i cardinali. Dolan avrebbe approfittato del buco comunicativo della Santa Sede, in un’elezione che si è svolta di sera. Ma la concorrenza è soprattutto sui contenuti: questo perché la scelta di Dolan è stata quella di non passare attraverso la mediazione vaticana. Altro segnale della volontà di diversificarsi rispetto alla curia romana:
Un piccolo sintomo del clima generale in cui è maturata l’elezione di Bergoglio, quel vento anti curiale che sembrerebbe aver spirato impetuoso nella cappella Sistina. Andranno lette anche in questo senso le parole di Dolan sul suo stato d’animo: «Dormirò bene stanotte e anche papa Francesco dormirà bene. La chiesa è in buone mani, lo sappiamo tutti». Timothy Dolan avrebbe dormito altrettanto sereno se al Soglio di Pietro fosse stato chiamato qualcun altro? Certo l’arcivescovo di New York ieri sera appariva decisamente soddisfatto. Tanto da rivelare via Twitter una battuta scherzosa fatta dal nuovo Papa ai cardinali poco dopo essere stato eletto nella Sisista: «Cari fratelli, che Dio vi perdoni»
PAPA FRANCESCO: LA SCONFITTA DI SCOLA – L’elezione di Papa Francesco ha coinciso con la sconfitta di Angelo Scola, alla vigilia del Conclave dato tra i favoriti. Ma sulla Stampa si svela come l’arcivescovo di Milano abbia pagato alcuni attriti con altri porporati e il suo passato con Comunione e Liberazione, dal quale aveva provato a distanziarsi negli ultimi tempo, invano. Già dalle prime votazioni era chiaro che per l’italiano l’elezione appariva complicata. Martedì, nella prima votazione, Bergoglio aveva ottenuto a sorpresa già il maggior numero di voti. Ma i consensi erano ancora troppo sparpagliati tra i diversi candidati e outsiders per comprendere un quadro definito. Eppure era “il primo campanello d’allarme”. Forse non compreso nemmeno dalla Cei, che ieri con una gaffe ha salutato la sua elezione a pontefice, prima di correggere l’imbarazzante errore. Ad impedire a Scola l’elezione sarebbe stata la “confluenza di due diverse cordate: quella extraeuropea (e soprattutto sudamericana) – desiderosa di far eleggere un papa fuori dalla Vecchia Europa – e quella curiale dei nemici-alleati Bertone e Sodano irriducibilmente ostili a Scola”. L’arcivescovo di Milano avrebbe così pagato a caro prezzo rivalità e antichi rancori, come si rivela in gran segreto tra le mura leonine. E sulla Stampa si rivela un particolare decisivo:
A Bertone non è mai andato giù il consiglio di Scola al Papa in un incontro a Castel Gandolfo durante la bufera per la grazia al vescovo negazionista Williamson: la sua sostituzione alla guida della Segreteria di Stato. Da parte sua, invece, Sodano si è trovato su opposte barriere rispetto a Scola in varie partite di potere per il controllo di istituzioni cattoliche. Lo stesso Ruini, pur stimando Scola, non ha dato indicazioni di voto a suo favore ai conclavisti come l’australiano Pell che hanno chiesto di potergli fare visita prima del conclave. Insomma, i 28 elettori italiani non hanno remato tutti nella stessa direzione e così hanno vanificato la possibilità di riportare un loro connazionale sul Soglio di Pietro 35 anni dopo Luciani.
In pratica, tagliato fuori da quegli stessi italiani che avrebbero dovuto portarlo al soglio di Pietro. Non potevano più bastare i consensi di numerosi elettori europei, con lo stesso Bertone che avrebbe parlato con Bergoglio, garantendogli il suo sostegno. Aprendo la strada al primo papa gesuita e sudamericano della storia.