Le chiamate hot del prelato al seminarista: sangue, sesso e soldi nel nuovo libro che imbarazza il Vaticano
09/11/2017 di Gianmichele Laino
Secondo il giornalista Gianluigi Nuzzi, che questa mattina ha presentato il suo ultimo libro Peccato Originale (edito da Chiarelettere), gli indizi per capire perché le riforme volute da Papa Francesco siano tutte ferme ai blocchi di partenza sono tre: sangue, sesso e soldi. Il nuovo best-seller sul Vaticano rischia di gettare una nuova ombra di dubbio su alcuni dei casi più spinosi degli ultimi anni.
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PECCATO ORIGINALE, I CONTENUTI DEL LIBRO DI NUZZI
Gianluigi Nuzzi parte da alcuni quesiti rimasti irrisolti e ne ricostruisce la trama: Albino Luciani (papa Giovanni Paolo I) è stato ucciso? Perché le riforme riguardanti la curia vaticana sono ancora una questione rimasta in sospeso? Cosa impedisce il cambiamento? Che ruolo hanno avuto i sobillatori nella rinuncia al soglio pontificio di Benedetto XVI? Chi ha rapito Emanuela Orlandi? Chi è il principale nemico di Papa Francesco all’interno delle mura leonine?
Interrogativi stuzzicanti, che aprono la scena su nuove rivelazioni. Non esplosive, in realtà, come quelle che portarono allo scandalo Vatileaks 2, ma sufficienti per insinuare dubbi sulla buona fede di alcune persone che contano e che predicano carità e amore. Come l’alto prelato che – ai tempi della scomparsa di Emanuela Orlandi – era rettore della basilica di Sant’Apollinare: nel libro Peccato Originale, il giornalista Gianluigi Nuzzi pubblica un’intercettazione telefonica dai toni imbarazzanti. Dall’altro capo del telefono, infatti, c’è un giovane seminarista originario della Birmania, che riceve una serie di allusioni sessuali che lasciano davvero poco spazio all’immaginazione.
PECCATO ORIGINALE E QUEI SETTE MISTERI IRRISOLTI
Nel libro si parla esplicitamente di una potente lobby gay all’interno del Vaticano (Nuzzi pubblica il colloquio con l’ex capo delle Guardie Svizzere Theodor Mäder) che organizza gay party e che condiziona diverse scelte della curia. E poi, i riferimenti alla vicenda di Emanuela Orlandi e gli inviti ai gendarmi vaticani di dichiarare «di non sapere niente in merito», le tensioni che trapelavano in merito alla sepoltura in Sant’Apollinare del boss della banda della Magliana Renatino De Pedis, gli scontri tra il cardinale Paul Marcinkus e Papa Luciani, visto come una sorta di anello debole che non avrebbe mai retto alle pressioni in Vaticano: insomma, ci sono tutti gli ingredienti per tirare nuovamente fuori dal cassetto alcuni casi sepolti. Che, tuttavia, difficilmente arriveranno mai a una conclusione.