Pendolari: l’elenco delle 10 linee ferroviarie peggiori del 2015
16/12/2015 di Maghdi Abo Abia
Essere pendolari in Italia è sempre più difficile. Lo dimostra la campagna “Pendolaria” di Legambiente che ha anticipato il rapporto annuale dedicato alle linee ferroviarie italiane. Ed emerge un dato preoccupante: in Italia i treni in servizio nelle regioni sono circa 3.300 con un’età media di 18,6 anni. Il tutto in un panorama di tagli pari al 6,5 per cento negli ultimi 10 anni di media con un picco in Calabria (26 per cento) seguito da Basilicata (19 per cento), Campania (15 per cento), Sicilia (12 per cento).
PENDOLARI: AUMENTI DEI BIGLIETTI E ZERO SERVIZI AGGIUNTIVI
Nel report di Legambiente si parla anche dell’aumento medio dei prezzi dei biglietti, con una crescita monstre del 47 per cento in Piemonte, del 41 per cento in Liguria, del 25 per cento in Abruzzo e Umbria a fronte di un’assenza di miglioramenti. Gli aumenti sono dovuti sopratutto all’assenza di una regia nazionale. Inoltre rispetto al 2009 le risorse da parte dello Stato a favore del trasporto pubblico su ferro e su gomma sono diminuite del 25% con la conseguenza che le Regioni, a cui sono state trasferite nel 2001 le competenze sui treni pendolari, hanno effettuato in larga parte dei casi tagli al servizio e aumento delle tariffe.
PENDOLARI: I TRENI PIU’ VECCHI IN ABRUZZO (28,3 ANNI DI MEDIA)
L’84,7 per cento dei treni circolanti ha più di 20 anni. I convogli più vecchi si trovano in Abruzzo, con un’età media di 28,3 anni. A seguire tocca alla Basilicata con 24 anni, uno in più della Puglia e due rispetto alla Sicilia. Qui però la vetustà dei mezzi di locomozione ha fatto si che sulla tratta Siracusa-Gela i tempi di percorrenza siano aumentati rispetto a 20 anni fa. In Lombardia l’ammodernamento dei convogli ha permesso in alcuni casi di abbassare l’età media di 22 anni a “solo” 7,5 anni. Più “giovani” i treni in Calabria (21 anni), in Umbria (20 anni) e in Sardegna (19,5 anni).
PENDOLARI: LE 10 LINEE PEGGIORI D’ITALIA: PRIMO POSTO PER LA ROMA-LIDO
Legambiente ha anche stilato la lista delle 10 peggiori linee pendolari d’Italia. Al primo posto c’è la Roma-Lido, gestita da Atac che serve 100.000 pendolari al giorno. Il 2015 è stato pessimo con guasti e problemi, corse che saltano e zero spiegazioni, stazioni non presidiate e treni vecchi. Al secondo posto la “Alifana“, in Campania, di proprietà della Regione Campania e affidate all’Ente Autonomo Volturno: Ritardi, soppressioni, mezzi senz’aria condizionata, sporco sui vagoni. Al terzo posto la prima linea del nord, la S11, la Chiasso-Milano Porta Garibaldi, usata da 50.000 pendolari al giorno: un’ora e mezza per 60 chilometri e una media di quattro ritardi al giorno. Qui forse la concorrenza dei treni internazionale si sente.
PENDOLARI: I PROBLEMI IN LOMBARDIA, VENETO, SICILIA, CALABRIA, PUGLIA
Si resta al nord per il quarto posto: Verona-Rovigo. 95 chilometri percorsi a una media di 55 chilometri orari su una linea a binario unico priva di elettrificazione nei tratti Isola della Scala-Cerea e Legnago-Rovigo. Quinto posto e si torna al sud: Reggio Calabria-Taranto: un treno diretto al giorno per 7 ore e 12 minuti di viaggio a una media di 66 chilometri l’ora. La linea non è impegnata da altro anche grazie al taglio deciso da Regione Calabria di 20 milioni di euro dal contratto di servizio con Trenitalia che ha risposto facendo saltare 26 treni regionali. Sesto posto per la Messina-Catania-Siracusa: 69 chilometri di media oraria con frequenti problemi tecnici e problemi legati al tratto a binario unico tra Giampilieri e Fiumefreddo, 42 chilometri che già dovevano essere raddoppiati nel 2000. Il motivo del ritardo? Servono 2,27 miliardi di euro, ne sono stati finanziati solo 49 milioni.
PENDOLARI: NOVARA-VARALLO SENZA TRENI, GENOVA-ACQUI TERME A RISCHIO FRANE
Settimo posto per un’altra linea in partenza da Taranto, quella con direzione Potenza e Salerno: 200 chilometri con una media oraria inferiore a 50 chilometri orari. Per andare da Potenza a Salerno servono un’ora e 47 minuti per 120 chilometri. Sono invece due le ore per andare dal capoluogo lucano a Taranto, distante 150 chilometri. E nonostante ci siano solo sei treni al giorno per direzione di marcia non mancano i ritardi. Perché? Ottava piazza per una linea che non c’è, la Novara-Varallo. I convogli sono stati sospesi dal settembre 2014 e per una riapertura si pensa al 2017. Nona piazza per la Orte-Fabriano, 140 chilometri con una media di 70 all’ora e molti tratti a binario unico. Qui è l’inverno a creare problemi a linee e mezzi. Decimo e ultimo posto per la Genova-Acqui terme: 46 chilometri a binario unico e una media di 45 chilometri orari. La linea è soggetta a frane e interruzioni oltre a soppressioni di varia natura. (Photocredit ANSA/Regione Toscana)